
Cosa può dire la Resistenza a un giovane di oggi?
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- Scritto da Renato Sacco
- Categoria: Aprile 2025 - Resistenti oggi
Caro don Tonino,
“nell’aria c’è odore di zolfo”. Tu lo scrivevi nel lontano 1990. Oggi, a distanza di 32 anni dalla tua morte (20 aprile 1993), ti devo confessare che la situazione è molto peggiorata. La guerra non è più un tabù e si parla sempre più di riarmo. Sotto i nostri occhi ci sono bombardamenti, vittime innocenti, grida disperate di madri e padri che hanno visto uccidere i loro bambini.
Eppure, anche oggi, più di ieri, c’è chi sostiene che la guerra sia una scelta dolorosa ma inevitabile. Che “solo la corsa agli armamenti può salvare l’economia europea”. È rimasta la voce di papa Francesco a gridare che la guerra e le spese per le armi sono una pazzia. Ce lo ricorda continuamente, anche in questo tempo di malattia e sofferenza. In lui spesso ritroviamo le tue parole, il tuo coraggio nella denuncia, il non tacere davanti alle tragedie che travolgono i poveri, dai migranti alle vittime della guerra.
Quello che tu scrivevi nella lettera ad Abramo, 1990, è tragicamente attuale anche oggi.
“Il fatto che ogni guerra, sparando nel mucchio, uccida inesorabilmente dei ‘giusti’ non la rende iniqua per sempre, anche quando pretende di ristabilire una giustizia vilipesa?”.
Anche oggi, come è capitato a te più volte, chi parla di pace e vicinanza ai migranti è spesso deriso e “sbertucciato”. Ci sono ministri che hanno definito i migranti “carichi residuali”. Altri che sono orgogliosi di aver chiuso i porti per difendere i confini nazionali. Anche tu hai sentito le tue, sempre dal Ministro dell’Interno di allora che, commentando le tue proteste per l’accoglienza disumana riservata, nello stadio di Bari, a chi fuggiva dall’Albania, nel 1991, citò l’invocazione latina “A peste, fame et Bello libera nos Domine”. Ma quella frase non era stata pronunciata contro la guerra… (in latino bellum) ma contro di te, vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi.
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- Scritto da Tonio Dell'Olio
- Categoria: Aprile 2025 - Resistenti oggi
L’importante è camminare. E far posto alla speranza.
Con la mente, con l’anima, col cuore o con i piedi
Non importa come. Con la mente, con l’anima, col cuore o con i piedi. L’importante è camminare. Perché, mai come in questo senso, davvero chi si ferma è perduto. Accovacciarsi lungo la strada può anche corrispondere al riprendere fiato o al sostare, magari per incantarsi di fronte a un panorama, a un colore di tramonto, a un fiore che ha avuto la forza di bucare il catrame e il cemento. Ma molto spesso sedersi sul marciapiedi è segno di rassegnazione e di emarginazione.
Sedere lungo la via equivale a contare i passi degli altri sottraendo i propri. E allora camminare. L’importante è camminare. Con la mente, con l’anima, col cuore o con i piedi. Perché – diciamola tutta – ciascuna e ciascuno di noi ha conosciuto un paralitico dalla corsa più veloce di un centometrista. La vita ci ha fatto contemplare vite inchiodate al letto dell’infermità che avevano un respiro più alto di tante altre vite e uno sguardo lontano e profondo. Ecco, questo è camminare.
Il pellegrino del Giubileo non deve necessariamente raggiungere Roma, soprattutto se abita lontano e se non ha denaro per le suole o per il volo aereo, ma può dedicare il tempo. Sarebbe più corretto dire: può dedicarsi del tempo.
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- Scritto da Alessandro Marescotti
- Categoria: Aprile 2025 - Resistenti oggi
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Un’alternativa digitale per la pace.
Nel precedente articolo abbiamo sollevato una questione cruciale: la sicurezza e la riservatezza dei dati nel contesto dell’intelligenza artificiale e delle infrastrutture digitali globali. Abbiamo visto come le piattaforme di intelligenza artificiale DeepSeek e ChatGPT abbiano confermato la possibilità che i dati degli utenti possano essere accessibili rispettivamente ai servizi segreti cinesi e americani.
In generale quasi tutto il mondo digitale oggi gira attorno a dati che non risiedono sui dispositivi degli utenti ma su grandi memorie (“cloud”). Dove vanno a finire questi dati? Perdiamo il controllo?
In risposta a queste preoccupazioni, PeaceLink sta sviluppando un nuovo ecosistema digitale per mantenere il controllo sui dati: Peace Cloud.
L’alternativa etica
PeaceLink ha sempre considerato la dimensione digitale come uno strumento strategico per la mobilitazione ecopacifista e per la costruzione di una società più giusta e trasparente. Tuttavia, l’attuale dipendenza da piattaforme gestite da grandi aziende multinazionali, spesso soggette a normative governative che possono compromettere l’effettiva protezione dei dati, rappresenta una sfida seria. Peace Cloud nasce per offrire una soluzione alternativa, etica e autonoma.
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- Scritto da Ugo Villani
- Categoria: Aprile 2025 - Resistenti oggi
Chi decide oggi le sorti del mondo? Dalle Nazioni Unite alla “terza guerra mondiale a pezzi”.
Nel diritto internazionale originario la forza armata, e persino la guerra, non erano vietate, ma, in una comunità di Stati sovrani priva di qualsiasi autorità a essi superiore, erano suscettibili di contribuire a talune funzioni essenziali dell’ordinamento giuridico internazionale. Anzitutto la forza armata poteva essere impiegata per l’attuazione coercitiva dei diritti da parte del loro titolare nell’esercizio dell’autotutela; essa, inoltre, poteva servire a provocare un mutamento del diritto vigente e un suo adeguamento alle nuove esigenze della comunità internazionale; infine, uno Stato parte di una controversia poteva ricorrere alla forza per imporre una data soluzione all’altro Stato parte e costringerlo ad accettare un accordo risolutivo.
Malgrado gli evidenti rischi di abusi e di pericoli per la pace insiti in tale sistema, un divieto generale di uso della forza armata è stato posto soltanto nella Carta dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, nata il 24 ottobre 1945 dopo la tragica esperienza della Seconda guerra mondiale. A garanzia di tale divieto è istituito un meccanismo di sicurezza collettiva incentrato nel Consiglio di sicurezza, il quale, sia pure in maniera embrionale, costituisce una sorta di “gendarme”, provvisto di poteri sanzionatori e del monopolio della forza.
L’art. 2 par. 4 della Carta prescrive agli Stati membri un obbligo ampio e quasi assoluto di astenersi, nelle loro relazioni internazionali, non solo dalla guerra, ma da qualsiasi uso, o anche solo minaccia, della forza. Al fine di prevenire l’uso della forza, l’art. 2 par. 3 stabilisce che i Membri risolvano le loro controversie internazionali con mezzi pacifici, in maniera che la pace e la sicurezza internazionale, e la giustizia, non siano messe in pericolo. Entrambi gli obblighi, di astensione dalla forza e di soluzione pacifica delle controversie, nati come pattizi e, quindi, applicabili solo agli Stati membri dell’ONU, si sono ben presto trasformati nel contenuto di norme internazionali generali, vincolanti per tutti gli Stati, anche (pochissimi) estranei all’ONU, e per tutti gli altri soggetti internazionali, quali le organizzazioni internazionali (come l’Unione Europea).
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- Scritto da Enzo Sanfilippo e Maria Albanese
- Categoria: Aprile 2025 - Resistenti oggi
- Qualifica Autore: responsabili per l’Italia della Comunità dell’Arca
La tradizione nonviolenta lascia ipotizzare strade percorribili non armate.
Nel settembre 2023, dopo più di un anno di guerra in Ucraina, ci chiedevamo se la nonviolenza, con il suo patrimonio ideale, culturale e scientifico potesse essere messa in campo per interrompere quella guerra che aveva già causato più di 500.000 morti, distrutto città, danneggiato gli habitat, inquinato l’acqua, l’aria e il suolo, consolidando sentimenti di odio e disperazione tra le popolazioni. I nostri amici della Casa dell’Arca di Catania, Tito e Nella, erano già stati in Ucraina con la Carovana di Stop the War Now e avevano potuto vedere quel conflitto un po’ più dal di dentro. Al loro ritorno, con una diversa consapevolezza, quelle domande restavano senza risposta. Ci chiedevamo perché la società civile locale e internazionale, che pure si è mobilitata, non avesse prodotto – dobbiamo riconoscerlo – azioni capaci di aprire varchi concreti e visibili di soluzione del conflitto.
De la Bombe
Il rischio incombente di una svolta nucleare, che non si è mai spento in questi anni, ci ha fatto ritornare a un testo del fondatore dell’Arca, Lanza del Vasto, che già negli anni Sessanta, parlava, in un piccolo libro, De la Bombe, (trad. it. Le due Potenze, La Meridiana, 2022), della doppia eredità del secolo scorso, allorché alla tragica potenza della bomba atomica si sostituiva la grande speranza della nonviolenza gandhiana che riuscì a fronteggiare con successo il più grande impero coloniale di inizio secolo. In tutti questi anni si è invocata la via della diplomazia. È bene che questa via sia perseguita, ma, come disse poco prima di morire il pastore valdese Paolo Ricca, auspicando la nascita di palestre di nonviolenza, “la diplomazia è importante, ma non è riuscita a impedire le guerre”, aggiungendo che ciò può essere ottenuto solo da un corpo di pace che è qualcos’altro che un corpo diplomatico.
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- Scritto da Mario Agostinelli
- Categoria: Aprile 2025 - Resistenti oggi
- Qualifica Autore: presidente dell’Associazione Laudato Si’
Il mito della crescita e intelligenza artificiale: verso dove siamo diretti?
L’elezione di Trump, la sua repentina sussunzione del potere in chiave personalistica, assieme all’affidamento a Musk di un ruolo incontrastato nell’amministrazione del potere negli Stati Uniti, costituisce una svolta inedita con cui dobbiamo fare i conti. Un segnale inquietante della politica di oscurantismo, cancellazione e negazione della questione climatica da parte del Presidente USA, viene dall’incursione dei funzionari del Doge di Elon Musk all’interno del sito della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOA). Il monitoraggio dei valori di C02 globali è risultato improvvisamente offline, inaccessibile per oltre 24 ore. Lo staff ha lanciato una corsa contro il tempo per salvare miliardi di dati su clima e ambiente, temendo che possano da qui in avanti essere cancellati o “privatizzati”. Il proposito inquietante del Tycoon è quello di smantellare le agenzie scientifiche, accompagnato da una campagna pro-combustibili fossili fatta di negazioni e omissioni delle informazioni. In pochi giorni Trump ha annunciato l’uscita dall’Accordo di Parigi sul clima, ha revocato le concessioni agli impianti eolici offshore, ha tagliato i fondi per l’ambiente e annullato 4 miliardi di dollari di contributi al Green Climate Fund per i Paesi più indigenti.
Una deriva così spiazzante per il movimento ambientalista mondiale e una sinistra attonita e afona, proiettano solo sullo sfondo le emergenze da affrontare e costringono a un conflitto difensivo, invece che a una reazione al nuovo ciclo capitalistico che sta prendendo corpo, ancorandosi a un incontrastato modello di crescita. Uno schema che umilia il senso del limite e non prende cura della natura e dell’intero vivente, cui bisogna reagire con creatività e senza rassegnazione. Un disegno in palese avversione all’ecologia integrale e al criterio di sufficienza che papa Bergoglio e Wolfgang Sachs hanno eletto in questo tempo a bussola delle donne e degli uomini di buona volontà.
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- Scritto da Anna Mastropasqua
- Categoria: Aprile 2025 - Resistenti oggi
- Qualifica Autore: Punto Pace Pax Christi Catania
L’educazione al conflitto presentata con il Metodo Rondine.
Franco Vaccari, psicologo e formatore, docente presso la Pontificia Università Lateranense di Roma, autore di numerosi articoli e saggi sull’approccio relazionale al conflitto, ha recentemente pubblicato il libro “Ecologia del conflitto. L’approccio alla relazione secondo il Metodo Rondine” (Il Mulino, Bologna 2024).
Vaccari è fondatore e presidente dal 1997 del progetto “Rondine Cittadella della pace”, divenuto un metodo apprezzato e consolidato perché indica una strada per evitare che il conflitto degeneri in guerra. Il conflitto tra persone, gruppi, Stati, non va rimosso o evitato, ma va “abitato” senza paura, con fiducia, va posto al centro dell’umano, perché solo così può generare energie positive e per così dire “rigenerative”, in quanto può far rinascere le relazioni umane dopo un fallimento. Dunque, conflitto e guerra non si devono più considerare sinonimi; infatti, il conflitto si caratterizza per l’energia propulsiva, che, attraverso il rispetto delle differenze concrete, genera sentimenti e pensieri costruttivi. Esso può essere definito ecologico, perché produce energia senza inquinare.
In un mondo attraversato da pericoli incombenti, l’autore, consapevole della necessità di un profondo cambio di mentalità, propone un obiettivo apparentemente semplice, ma al tempo stesso complesso da vivere: si tratta di vivere le relazioni, guardando in faccia le differenze, andando oltre i preconcetti ideologici e i pregiudizi sociali, tracciando una strada, denominata “approccio ecologico al conflitto”, che richiede una lunga transizione culturale, ma è certamente l’unica via transitabile. Nel borgo di Rondine si trova la World House, dove sono accolti per due anni leader che provengono a coppie da gruppi nemici operanti nei luoghi di guerra o nelle società postbelliche (israeliani e palestinesi, serbi e Kosovari, ecc.).
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- Scritto da Giulio Marcon
- Categoria: Aprile 2025 - Resistenti oggi
Fermiamo il riarmo! L’aumento delle spese militari, la follia del ReArm Europe, il business dell’industria militare e le possibili strade del disarmo e della finanza etica e sostenibile.
Viviamo una terrificante stagione bellicista. Non solo per le oltre 50 guerre e conflitti violenti che affliggono il mondo (con centinaia di migliaia di vittime e decine di milioni di profughi), ma anche per l’isteria militarista che sta infettando gran parte dei governi, in particolare quelli occidentali.
Spesa militare
La spesa militare è aumentata drammaticamente in questi ultimi anni in tutto il mondo, ma ora si rischia un salto nel buio. La Germania ha annunciato 200miliardi di investimenti in sistemi d’arma, Ursula von der Lyen un piano di 800 miliardi per la difesa in cinque anni nell’Unione Europea e l’Italia ha aumentato del 12% (legge di bilancio 2025) la spesa militare. Questo aumento, però, non assicura la pace, ma la mette decisamente in pericolo. Invece di mettere in campo politiche di prevenzione, di diplomazia attiva, di costruzione della pace, i governi schierano carri armati, cacciabombardieri e portaerei. Come ha ricordato Carlo Cottarelli – che non è certo un inveterato pacifista – la spesa militare europea era già nel 2024 superiore del 58% della spesa militare russa (https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-facciamo-chiarezza-nel-2024-la-spesa-militare-europea-eccedeva-quella-russa-del-58). E si tratta – a nostro giudizio – di una stima prudente. Questa frenesia della rincorsa europea al riarmo non si giustifica, dunque, per la soverchiante supremazia russa.
Extraprofitti
L’aumento delle spese militari è solamente un grande favore al business dell’industria militare. Una gran parte della produzione di armi avviene su commesse pubbliche.
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- Scritto da Maria Licciardi
- Categoria: Aprile 2025 - Resistenti oggi
- Qualifica Autore: referente Pax Christi-Punto Pace Potenza
La crisi idrica in Basilicata.
Sul finire dell’estate gli abitanti di Potenza e di altri 28 Comuni, che per l’acqua potabile si erano approvvigionati alla diga del torrente Camastra, scoprono che, a causa dei cambiamenti climatici, sono e saranno sottoposti a razionamento idrico. Inizialmente tutti pensano che, con l’arrivo della pioggia, tutto ritornerà alla normalità.
Così non è, il razionamento si fa sempre più severo. Sulla Regione piove, ma sul bacino idrico del Camastra no! E quel che è peggio, le previsioni non sono confortanti. Il malcontento cresce e, a fine ottobre, nasce il Comitato Acqua Pubblica Basento-Camastra che fa propri i malumori e le istanze dei cittadini di Potenza e degli altri 28 Comuni. Al comitato aderiscono partiti, sigle sindacali e associazioni e tra queste Pax Christi - Punto Pace di Potenza e il Laboratorio di Educazione alla Pace.
La diga
Si iniziano a reperire informazioni e si scopre che la diga del Camastra ultimata nel 1968, non è stata mai collaudata e non è stata mai fatta oggetto di manutenzione dall’EPLI (Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania, Irpinia). I sedimenti trasportati dal fiume Camastra si sono accumulati sul fondo e non sono stati dragati e, nonostante tutto, la diga ha svolto egregiamente il suo lavoro di accumulo di acqua.
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- Scritto da sr. Carol Cooke
- Categoria: Aprile 2025 - Resistenti oggi
- Qualifica Autore: monaca della Comunità al-Khalil di Deir Mar Musa (Siria)
In ricordo di padre Paolo Dall’Oglio, raccontiamo la comunità monastica al-Khalil di Deir Mar Musa.
La nostra Comunità monastica dedicata alla costruzione dell’armonia islamo-cristiana porta il nome di Abramo, al-Khalil, l’amico intimo di Dio. È stata fondata nel 1991 da p. Paolo Dall’Oglio sj (Compagnia di Gesù) insieme a Jacques Mourad, allora giovane seminarista della Chiesa siro-cattolica, in pieno deserto siriano nel monastero abbandonato di San Mosè l’Abissino, Deir Mar Musa al-Habasci.
Durante i suoi esercizi spirituali a Roma nel 1975 come novizio della Compagnia di Gesù, Paolo vede la parola “Islam” apparire nel suo orizzonte spirituale e riceve la chiamata a dedicare la sua vita ad amare i musulmani e l’Islam in persona Christi. A sua mamma che gli chiede se viene mandato in Medio Oriente per imparare l’arabo, risponde: “Ci vado per diventare arabo”.
Nel 1982, padre Paolo fa i suoi esercizi spirituali tra le rovine di Deir Mar Musa e rimane incantato dagli affreschi della chiesa. Nei suoi incontri con cacciatori musulmani, con cui cena e legge il Corano, e con i cristiani locali che vengono al monastero per la festa di San Mosè, capisce gradualmente che quel sito abbandonato può diventare un luogo privilegiato di incontro e dialogo tra Cristianesimo e Islam.
Dal 1983 al 1990, torna principalmente in estate con gruppi di volontari siriani e italiani per restaurare Deir Mar Musa. Nel 1991, nonostante i gesuiti e il vescovo locale rimangano scettici, p. Paolo e il diacono Jacques danno un nuovo inizio alla vita monastica. Nel 1993 arriva Elena, una giovane italiana, con una lettera di raccomandazione del cardinale Martini, chiedendo di unirsi alla comunità. P. Paolo e Jacques vedono in ciò un invito di Dio ad aprirsi a una nuova dimensione della vita comunitaria, che in seguito si rivelerà profetica rispetto alla nostra vocazione: grazie alla presenza di monache nel monastero, i musulmani possono venire in visita insieme alle mogli e i figli, e le donne musulmane venire anche da sole.
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- Scritto da Enrico Impalà
- Categoria: Aprile 2025 - Resistenti oggi
- Qualifica Autore: teologo, formatore in Comunicazione scritta e Scrittura creativa
Dalla Storia arriva l’anelito e l’invito a costruire un mondo ove vi sia posto per tutti.
Pavia è impegnata in questi mesi a rievocare un evento storico importante. Nel 1525 Francesco I fu sconfitto nella battaglia di Pavia: preso prigioniero, fu condotto da Carlo V a Madrid. Qui il re fu obbligato a firmare un gravoso trattato di pace col quale la Francia, tra l’altro, perdeva il ducato di Milano. A 500 anni dalla Battaglia di Pavia, nel mondo vi sono purtroppo ancora forti interessi bellici!
Nel Discorso della Montagna, troviamo otto beatitudini di cui la settima recita: “Beati gli operatori di pace” (Mt 5,9). Don Tonino Bello, nel famoso intervento del 1989 a Verona, lanciò l’appello: “In piedi, costruttori di pace”.
Nel pomeriggio del 24 gennaio 2025, presso il Liceo Copernico di Pavia, si è svolto un incontro organizzato da ACLI, Azione Cattolica Pavia, Ut Unum Sint, diocesi di Pavia e patrocinato dal Comune, come il sostegno di una ventina di associazioni locali e di Istituti scolastici.
Ad aprire l’incontro don Michele Mosa, incaricato in Lombardia per l’Ecumenismo e il dialogo, che ha ribadito come la parola “pace” ancora oggi sia una parola difficile da pronunciare, desta ancora scandalo. Il suo invito è stato quello di far sentire la voce del popolo della pace e riscoprire la propria vocazione cittadina. Non a caso Pavia è gemellata con Betlemme. Lo storico Emilio Giovannetti ha dedicato alla Battaglia di Pavia del 1525 un excursus interessantissimo su come la guerra fa male in ogni momento, non solo sul campo di battaglia: miserie, disgregazione sociale e morale, fame e malattie. Le lotte dei “grandi” cadono sulle spalle dei “piccoli” e li schiacciano.
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- Scritto da Svetlana Bounegru
- Categoria: Aprile 2025 - Resistenti oggi
- Qualifica Autore: coordinatrice del progetto Erasmus Azione Jean Monnet Citizens in Action (Liceo Colonna di Roma)
Progetto Erasmus al Liceo Vittoria Colonna di Roma: giovani consapevoli dell’importanza dell’Europa.
Il Progetto Erasmus Azione Jean Monnet “Citizens in Action”, dalla durata triennale, ha visto il coinvolgimento di cento studentesse e studenti provenienti da cinque scuole europee: tra queste anche il nostro Liceo, una delle più antiche istituzioni scolastiche di Roma e d’Italia che da poco ha festeggiato i 150 anni della sua fondazione, avvenuta nel 1872.
Venti nostri studenti hanno partecipato al suddetto progetto. Il percorso era suddiviso in due fasi principali: una prima parte teorica, che ha permesso di approfondire temi cruciali come l’uguaglianza di genere, le istituzioni dell’Unione Europea e il paesaggio, e una seconda parte pratica che ha visto gli studenti protagonisti di un viaggio di cinque giorni a Bruxelles, durante il quale hanno potuto, all’interno della sede del Parlamento Europeo e del Comitato delle Regioni, confrontarsi sulle tematiche in questione con rappresentanti politici e tecnici, insieme agli altri ottanta studenti. Sebbene si sia trattato di poco tempo, questi giorni sono stati fondamentali per comprendere i vari aspetti della cittadinanza europea. Il viaggio ha segnato un momento importante anche dal punto di vista umano. Gli studenti delle cinque scuole si sono incontrati per la prima volta a Bruxelles, unendo le loro esperienze e competenze in un contesto internazionale. L’esperienza nelle sedi istituzionali è stata arricchita dal tempo condiviso in albergo, dove i ragazzi hanno avuto modo di conoscersi, approcciarsi a culture diverse e stringere amicizie.
Questa dimensione interculturale è stata importantissima, poiché ha permesso ai partecipanti di ampliare i propri orizzonti e di capire come, pur provenendo da contesti diversi, si possa lavorare insieme per obiettivi comuni. I momenti di socializzazione sono stati significativi quanto le visite istituzionali, creando legami che dureranno nel tempo.
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- Scritto da Alida Airaghi
- Categoria: Aprile 2025 - Resistenti oggi
Della fede, della speranza e delle diverse possibilità del vivere, in un libro di Dominique Collin.
Il testo di Dominique Collin pubblicato nella collana Sentieri di senso delle edizioni Qiqajon è apparso con il titolo originale La foi est-elle encore possible? nella rivista Études 4 del 2020.
Collin (1975), teologo domenicano, insegna alla Facoltà di teologia del Centre Sèvres di Parigi, ed è autore di numerosi volumi, alcuni dei quali tradotti anche in italiano (Il cristianesimo non esiste ancora, Credere nel mondo a venire, Il Vangelo inaudito).
Nelle venticinque pagine che compongono il libro riflette sull’insignificanza del discorso cristiano nella realtà contemporanea, chiedendosi cosa sia credere, oggi, quando l’indifferenza verso ogni fede rivelata viene esibita platealmente sui media internazionali e nei social da artisti, scienziati, filosofi e persone comuni.
Sembra, infatti, che attualmente il credere in qualcosa abbia perso significanza, anche riferito alla vita individuale di ciascuno. Secondo Gilles Deleuze “noi non crediamo più in questo mondo. Non crediamo neppure agli avvenimenti che ci accadono, l’amore, la morte, come se ci riguardassero solo a metà”. In questo stato generalizzato di scetticismo e indifferenza, quale ascolto può pretendere il richiamo alla fede religiosa?
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- Scritto da Mons. Francesco Neri
- Categoria: Aprile 2025 - Resistenti oggi
- Qualifica Autore: Arcivescovo di Otranto
La via pulchritudinis di don Tonino.
Tra gli attributi di Dio, quello meno predicato è stato certamente la bellezza. Francesco d’Assisi manifesta una sensibilità speciale a questo aspetto del volto divino. Nel Cantico di frate Sole, il Creatore viene lodato quattro volte per la bellezza del sole, della luna, delle stelle, del fuoco.
Oltre che per le creature, il santo umbro mostra sensibilità anche per la bellezza che è prodotta dall’arte, in particolare dalla musica. Egli stesso è anzitutto il compositore del Cantico di frate Sole e delle Parole con melodia per le Signore Povere di san Damiano, che sono appunto preghiere in forma poetica, destinate ad essere cantate.
Non minore è la sensibilità di don Tonino verso la bellezza. Egli pure è personalmente un musicista, e volentieri imbraccia la fisarmonica, trasformandosi in affascinante animatore. Talora attinge al repertorio della canzone popolare per comunicare il Vangelo, ed ecco che tra i suoi testi ci sorprendono i titoli di pezzi celebri: Il cielo in una stanza, Parlami d’amore Mariù, Danzar con los muertos, Freedom…
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- Scritto da Nichi Vendola
- Categoria: Aprile 2025 - Resistenti oggi
- Qualifica Autore: politico, poeta
Cos’è l’Europa oggi? Come si è giunti dal Manifesto di Ventotene alla “teologia” della guerra?
Ma che cos’è oggi l’Europa? Di quale sostanza è plasmato il suo corpo, di che spirito si nutrono i suoi ordinamenti, di quale visione politica e morale essa è l’incarnazione? Se liberiamo questo nome, Europa, dall’involucro multicolore e luccicante con cui viene impacchettata, se ammainiamo la bandiera azzurra con la corona delle dodici stelle dorate, se spegniamo l’emozione dell’Inno alla gioia, ci troviamo sotto gli occhi un prodotto assai mediocre, un surrogato di pessima qualità, una caricatura burocratica di ciò che fu il “sogno a occhi aperti” degli Stati Uniti d’Europa. Semplicemente, dolorosamente, l’Europa non esiste.
Certo non esiste quella immaginata nel “manifesto di Ventotene” da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni: quella che sulle macerie di due conflitti mondiali e di decine di milioni di cadaveri giura di ripudiare, insieme alla guerra, il nazionalismo e i suoi complici (l’imperialismo, il colonialismo, il razzismo); quella capace di sottrarre sovranità agli Stati nazionali per proiettarsi, come soggetto politico unitario, sulla scena del mondo come “potenza di pace”. La verità è che siamo al cospetto di un progetto fallito. Il processo di unificazione è stato la classica montagna che ha partorito il topolino della moneta unica, Bruxelles è vieppiù divenuta la capitale di tutti i lobbisti al servizio dei grandi players dell’economia di mercato, la politica europea è stata sospinta verso la deriva della costituzionalizzazione degli “arcana imperii” del dominio neo-liberale.
Dossier - Aprile 2025 - Resistenza tra passato e futuro

A cura delle classi III e IV Liceo linguistico Marcelline di Bolzano
Sono passati ottant’anni da quel difficile e fecondo capitolo di Storia chiamato Resistenza, che ci ha liberati dal nazifascismo e dalla guerra e che ci ha condotti sul sentiero della Costituzione.
Che cosa può dire a un giovane d’oggi la Resistenza di ieri? Come può la generazione Zeta configurarsela nella sua mente?
Tra le inquietanti distopie del nostro tempo e il culto sovrano dei soldi, quale valore i giovani attribuiscono alle lotte di ieri?
In questo dossier, giovani studenti ci raccontano e ci disegnano la Resistenza di ieri e quella di oggi.
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