Fermiamo il riarmo! L’aumento delle spese militari, la follia del ReArm Europe, il business dell’industria militare e le possibili strade del disarmo e della finanza etica e sostenibile.

 

Viviamo una terrificante stagione bellicista. Non solo per le oltre 50 guerre e conflitti violenti che affliggono il mondo (con centinaia di migliaia di vittime e decine di milioni di profughi), ma anche per l’isteria militarista che sta infettando gran parte dei governi, in particolare quelli occidentali. 

Spesa militare

La spesa militare è aumentata drammaticamente in questi ultimi anni in tutto il mondo, ma ora si rischia un salto nel buio. La Germania ha annunciato 200miliardi di investimenti in sistemi d’arma, Ursula von der Lyen un piano di 800 miliardi per la difesa in cinque anni nell’Unione Europea e l’Italia ha aumentato del 12% (legge di bilancio 2025) la spesa militare. Questo aumento, però, non assicura la pace, ma la mette decisamente in pericolo. Invece di mettere in campo politiche di prevenzione, di diplomazia attiva, di costruzione della pace, i governi schierano carri armati, cacciabombardieri e portaerei. Come ha ricordato Carlo Cottarelli – che non è certo un inveterato pacifista – la spesa militare europea era già nel 2024 superiore del 58% della spesa militare russa (https://osservatoriocpi.unicatt.it/ocpi-pubblicazioni-facciamo-chiarezza-nel-2024-la-spesa-militare-europea-eccedeva-quella-russa-del-58). E si tratta – a nostro giudizio – di una stima prudente. Questa frenesia della rincorsa europea al riarmo non si giustifica, dunque, per la soverchiante supremazia russa.

Extraprofitti

L’aumento delle spese militari è solamente un grande favore al business dell’industria militare. Una gran parte della produzione di armi avviene su commesse pubbliche.

“Finché c’è guerra, c’è speranza” era il titolo di un film del 1974 con protagonista Alberto Sordi, che impersonava un trafficante d’armi in Africa. Per l’industria militare la guerra è fondamentale condizione di lucrosi affari. Si tratta di soldi sottratti alla sanità, all’istruzione, all’ambiente. In questi anni le multinazionali delle armi (in Italia Leonardo e Fincantieri, e un’altra decina di imprese dedite alla produzione di armi) hanno fatto affari stratosferici grazie all’esplosione del business militare: gli indici borsistici delle società quotate sono schizzati del 70-80%. Forse – come propongono Greenpeace e Sbilanciamoci – sarebbe ora di tassare questi extra-profitti maturati grazie alle guerre e al commercio dei mercanti di morte.

Abbiamo assistito in questi anni a un progressivo processo di finanziarizzazione della produzione e del commercio di sistemi d’arma, come del resto per tutta l’economia. Questa finanziarizzazione si è concretizzata non solo nella progressiva capitalizzazione in borsa delle società interessate, ma in un ruolo sempre più pervasivo delle banche nel sostegno dei progetti di produzione e di commercio di armamenti. In Italia sono una ventina e hanno finanziato importi per quasi 4miliardi di euro. Se dovesse passare la “controriforma” della legge 185 del 1990 (che regola il commercio dei sistemi d’arma), su tutto questo calerà il silenzio.

Finanza etica

La finanza etica è una risorsa – culturale, sociale ed economica – che non può essere contaminata e sporcata – anche in modo indiretto – dagli affari delle banche complici dell’industria militare.

In un’epoca in cui l’economia reale è progressivamente condizionata dagli interessi (e non dal supporto) di una finanza senza scrupoli, la finanza etica può essere un faro importante da seguire per chi vuole costruire un’economia disarmata fondata sui diritti, l’ambiente e la pace.

La “finanza sostenibile” è un mare magnum (sporco ed inquinato) in cui c’è tutto (qualche buona azione) e – soprattutto – il contrario di tutto (la finanza dei pescecani).  Sostenibilità è ormai una parola vuota, una parola “ameba”, come amava dire Ivan Illich per quelle parole ambigue e vuote che ormai non significano più nulla. Le parole sono stanche, dice don Luigi Ciotti. Recentemente il governo ha varato una legge delega per il “nucleare sostenibile” e anche la principale multinazionale italiana nel campo delle armi – Leonardo, che vende armi alle dittature e ai Paesi che violano i diritti umani – fa il “bilancio di sostenibilità”.

Non finanziare l’industria è fondamentale, ma anche ogni rapporto con le banche armate va eliminato. Alessandro Messina – che è stato presidente dell’associazione Finanza Etica ed è attivista di Sbilanciamoci – ha scritto: “Bisogna rompere ogni cordone ombelicale con le banche che finanziano l’industria militare, bisogna essere determinati e andare in quella direzione in tempi certi, dicendo basta ad ogni rapporto diretto e indiretto, come nel caso della ripartizione di vantaggi economici nel mercato finanziario”.

Si tratta di scelte fondamentali, che devono ispirare associazioni, terzo settore, finanza etica, imprese sociali, comunità locali.

Ferma il riarmo

Non è più tempo di tergiversare di fronte a un mondo della finanza che tiene sotto scacco la politica, le istituzioni, l’economia locale. Negli ultimi anni l’economia reale è stata embedded nel mondo della finanza: un mondo a testa in giù, che va riportato a camminare sulle gambe, quelle di un’economia disarmata al servizio dei diritti, della pace, dell’ambiente. Non c’è più tempo da perdere. Rete pace e disarmo, Sbilanciamoci, Greenpeace e la Fondazione Perugia Assisi hanno lanciato la Campagna “Ferma il riarmo”. Auspichiamo che tutti i lettori di Mosaico di pace la possano sostenere (www.riarmo.it).

Anche nel nostro mondo ci sono ipocrisie e ambiguità, purtroppo. Bisogna scuotere le coscienze degli altri e non solo stare a posto con la propria, facendo finta che tutto va bene.

Per dirla con don Tonino Bello, non bisogna solo “consolare gli afflitti, ma affliggere i consolati”, cioè i rinunciatari, i conformisti, i “tengo famiglia”. Soprattutto di fronte alle guerre fatte sulla pelle della povera gente e ai tanti mercanti di morte che si sfregano le mani di fronte a questa nuova isteria bellicista. Bisogna riprendere il cammino della nonviolenza, della cultura e delle parole della pace, del lavoro quotidiano e capillare per sradicare la cultura della violenza e costruire un orizzonte nuovo, quello di una pace positiva che non è semplicemente assenza di guerra, ma affermazione della vita, della dignità, dei valori di tutti e di tutte.

 

 

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FERMA IL RIARMO!

Una nuova mobilitazione contro le spese militari e per lo spostamento di risorse a favore di salute, istruzione, ambiente, solidarietà e pace.

“Come facciamo a difendere il nostro diritto alla salute, a salvare il nostro sistema sanitario, ad affrontare le emergenze climatiche e i disastri ambientali, a investire sui giovani, sulla scuola e sul diritto ad un lavoro dignitoso, a contrastare la povertà e le disuguaglianze sociali che stanno esplodendo, a sviluppare la solidarietà e la cooperazione internazionale se non riduciamo le spese militari?”

Informati, attivati! Partecipa anche tu alla Campagna Ferma il riarmo!

Info: https://fermailriarmo.it/ 

 

 

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L'autore

Deputato indipendente

per Sinistra ecologia e libertà,

è stato tra gli ideatori

e fondatori della campagna

Sbilanciamoci! ha scritto

“Le ambiguità degli aiuti

umanitari” (Feltrinelli 2002) e,

con Mario Pianta, “Sbilanciamo

l’economia. Una via d’uscita

dalla crisi” in corso di pubblicazione

(Laterza 2013), “Dopo il Kosovo.

Le guerre nei Balcani

e la costruzione della pace”

(Asterios, 2000), “Se la classe

inferiore sapesse. Ricchi e ricchezza

in Italia” (People, 2023)

 

 


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