58^ Giornata Mondiale della Pace – 1 gennaio 2025

Numero speciale

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Qualifica Autore: missionario comboniano e direttore responsabile di Mosaico di pace

Papa Francesco ha indetto il Giubileo Ordinario dell'anno 2025. Il Giubileo è un'istituzione proposta dalle Scritture ebraiche e cristiane che ha nel suo DNA, una forte dimensione sociale.

L'intuizione del Giubileo biblico parte dal concetto fondamentale del Sabato (Shabbat in ebraico) che significa riposare. L'uomo non è uno schiavo o una macchina per produrre: "Ha sei giorni per faticare, ma un giorno, il settimo, per riposare," – così leggiamo nel racconto della creazione (Genesi,1). E non solo l'uomo, ma anche gli animali e la Terra hanno diritto a riposare (Genesi,1). Il codice di giustizia nel libro dell'Esodo estende il ciclo sabbatico al settimo anno.

"Nel settimo anno non sfrutterai la terra e la lascerai incolta, ne mangeranno gli indigenti del tuo popolo." (Es. 23, 10). E sempre partendo dal concetto del Sabato, contro la tendenza in Israele all'accumulo dei beni, venne lanciato il Giubileo di sette anni di sabati, che esigeva la remissione dei debiti, la libertà degli schiavi e la restituzione delle terre a chi le aveva perdute (Deut.15). Il principio fondamentale del Giubileo era "Non vi sia fra voi alcun bisognoso". (Deut.15) Più tardi i sacerdoti di Gerusalemme indissero un Giubileo ancora più radicale: ogni 50 anni. Il tutto costruito sul concetto sabbatico: sette anni di sabati per 7, cioè 49.

"Il cinquantesimo anno sarà per voi un Giubileo" (Lev.25). Un Giubileo sabbatico allo scopo di riequilibrare la società ebraica che veniva sempre più strutturandosi nella disuguaglianza.

Qualifica Autore: monaco di Bose, Ostuni

Come leggere la remissione dei debiti cui il Papa ci invita nelle nostre vite, nella Chiesa e nella Storia?

 

Il messaggio del Vescovo della Chiesa che è in Roma per la Giornata della Pace si intitola: "Rimetti a noi i nostri debiti. Concedici la pace", sovrapponendo il tema della Giornata con il Giubileo, che la Chiesa cattolica ha iniziato la prima domenica d'Avvento. Nella tradizione cattolica al Giubileo si legano la dimensione penitenziale e il perdono dei peccati. Si comprende perciò la ragione del titolo del messaggio.

Questo numero di Mosaico di pace vuol sviluppare le diverse dimensioni politiche, economiche, sociali, ecologiche, fiscali, di genere legate al debito. Da questa finestra si osserva l'ingiustizia strutturale del sistema neoliberistico in cui viviamo.

In questo articolo si assume un'altra prospettiva – spero complementare. "Rimetti a noi i nostri debiti" è una delle domande della preghiera del Padre nostro (Mt 6,12). "Debiti" indica la realtà del peccato; "nostri" non si riferisce solo ai peccati delle singole persone che costituiscono il "noi" ecclesiale. "Nostri debiti" riguarda il peccato di cui è soggetto il noi ecclesiale. Manifesta l'ingiustizia non solo nella chiesa ma della Chiesa.

Chiedere questo al Dio di Gesù, Padre e Madre che è nei cieli, significa riconoscere anzitutto le strutture di peccato nella e della Chiesa. Tale riconoscimento può attivare un processo di trasformazione non solo personale ma collettiva.

Qualifica Autore: Policy officer Focsiv e coordinatore di ricerca al Centro studi politica internazionale

Debito ecologico e debito finanziario: due facce della stessa medaglia?

 

Il debito ecologico è un debito storico che ancora si sta accumulando tra Paesi ricchi e impoveriti. Se ne sta parlando con riferimento in particolare alla questione climatica, ma esso comprende anche la biodiversità, lo scambio ineguale e la vera e propria depredazione di risorse umane e naturali, e quindi l'ambiente, le società, le economie, la finanza, la politica tra, schematicamente, il Sud e il Nord del mondo.

I Paesi del Nord sono debitori nei confronti di quelli del Sud a causa delle crescenti emissioni di carbonio impennatesi duecento anni fa con la rivoluzione industriale. Emissioni che stanno causando il riscaldamento climatico, le cui conseguenze catastrofiche si stanno abbattendo soprattutto nei Paesi del Sud e sulle popolazioni più povere e vulnerabili. Il concetto di debito ecologico è infatti legato a quello di giustizia climatica. Essa evidenzia che chi è maggiormente responsabile del riscaldamento climatico dovrebbe sostenere di più i costi di mitigazione (riduzione delle emissioni) e adattamento (investimenti per ridurre l'impatto sul territorio e sulle popolazioni).

Qualifica Autore: teologa, Coordinamento Italiano delle Teologhe

I passi della pace, l'attesa e l'orizzonte che ci attende.

  

Mentre tutte e tutti guardiamo l'orizzonte per sapere quanto resti della notte (Is 21,11-12) e se ci raggiungerà un messaggero che annuncia pace benedicendo i piedi che la portano (Is 52,7), ci coglie la consapevolezza che quei passi possono essere i nostri: per la pubblica strada marciando, nelle pagine online e di carta scrivendo e leggendo, nelle chiese pregando, nei seggi votando. Tenacemente, rinnovando quel rito che si svolge fuori dal tempio, mentre alcuni piedi freschi si accompagnano a quelli stanchi o sostituiscono quelli ormai inabili. L'attesa della pace quest'anno è accompagnata dall'incubo delle guerre e dalla memoria del debito e sono molti i punti di vista che le accomunano. Di seguito alcuni di essi, fra i molti possibili.

Profezia infelice e resiliente

Fra i temi, emerge la speranza e non solo perché nella Chiesa cattolica accompagna il giubileo in corso. Emerge perché ne abbiamo bisogno, perché è virtù condivisibile e disarmata: più della carità, facile preda della beneficenza arrogante; più della fede, spesso tentata di travestirsi di certezza giudicante. Quello che si spera nessuno l'ha in mano e per questo si può attendere insieme a chiunque, senza avere la sicurezza del risultato desiderato. Per questo appartiene a questo nostro tempo insanguinato e a questo ecosistema violato la compagnia della profezia dolente, confidando che altri possano domani incontrare anche quella delle messi mature e delle spade trasformate.

Qualifica Autore: Rete dei Numeri Pari

Il debito ecologico e il bene comune di popoli e Paesi.

 

"Non puoi lucrare sul tempo futuro, perché quello è il tempo dei figli, della Terra e della discendenza".

Chi lucra e ipoteca il tempo futuro di coloro che verranno è uno speculatore.

Qualche mese fa durante la giornata mondiale dell'ambiente, il 5 giugno, papa Francesco ha rilanciato l'appello per la remissione dei debiti esteri dei Paesi impoveriti, facendo propria la riflessione di papa Giovanni Paolo II alla vigilia del Giubileo del 2000. Una riflessione che non si esaurisce all'aspetto puramente profetico.

Per la prima volta venticinque anni fa un Papa ha riconosciuto il "debito ecologico" dei Paesi del Nord del mondo nei confronti dei Paesi del Sud, contrapponendolo al debito estero di questi ultimi verso gli Stati ricchi. Oggi Francesco mette nuovamente al centro dell'agenda politica una questione che sembra essere sparita dalla discussione internazionale, nonostante sia più che mai attuale e necessaria. Rimettere i debiti era ed è una questione di giustizia, non di bontà. Francesco, ricordando l'appello di Giovanni Paolo II, denuncia una forma di ingiustizia ancora più grande per la quale dobbiamo impegnarci: il debito ecologico.

Qualifica Autore: direttore dell'Ufficio nazionale per i problemi sociali e del lavoro della CEI

Dall'arma del credito alla pace senza debito.

  

Si apre la porta del Giubileo per farci entrare in uno spazio di novità. Anticamente il suono del corno di ariete faceva da sveglia. È anno di grazia; tempo di perdono, di ritorno alle origini, di remissione del debito, di giustizia sociale, di clemenza, di pacificazione e di liberazione.  Apriamo una porta per incontrare un mondo che rischiamo di lasciare fuori e di trascurare. Un'apertura che permette al grido della terra e al grido dei poveri di entrare e di conquistarci.

Un tempo era il suono di uno strumento ad attirare l'attenzione, ora sono le grida che salgono dall'ambiente e dall'umanità sofferente. Lo sfruttamento della terra e l'oppressione del prossimo chiedono ascolto e presa in carico. Risuona dentro e diventa richiamo a fermarci per dedicare tempo, energie e vita. Il grido merita un cambio di passo, che può avvenire solo in una decelerazione: serve un tempo differente.

La giustizia vuole che si dedichi tempo per trasformare le cause che portano a calpestare la dignità del povero, a favorire le disuguaglianze, a sfruttare la terra e il mare… Il mondo non è in pace e non si dà pace. Il grido è un invito a prendere sul serio la sete di vita delle creature. Per questo, il tema per la Giornata mondiale della Pace del 1° gennaio 2025, è molto esplicito: «Rimetti a noi i nostri debiti: concedici la tua pace». Sembra non richiedere molte spiegazioni. Si presenta nella forma della preghiera. Gesù ci ha insegnato a pregare con il Padre nostro, che trasmettiamo come primo insegnamento ai nuovi battezzati. Con le sue parole domandiamo la remissione dei debiti. Viviamo di bersagli mancati (il peccato!) perché fatichiamo a onorare ciò che accogliamo dalle mani generose di Dio.

Come tassare le fortune miliardarie dei giganti digitali?

 

Il tema della tassazione di Big Tech ha conquistato l'agenda politica internazionale da quando l'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), nel maggio 2019, ha annunciato l'approvazione di una roadmap per risolvere le sfide fiscali della transizione all'economia digitale, in un contesto di sostanziale asimmetria fiscale di forte impatto per l'economia fra le aziende digitali, con un onere fiscale medio del 9,5%, e il business tradizionale, soggetto a una tassazione del 23,2%. La questione è tornata in auge lo scorso settembre all'Assemblea Generale dell'ONU con l'accordo sul cosiddetto Patto del Futuro. Il Patto, carico di irrealistiche aspirazioni, definisce lo schema di un Global Digital Compact che include il tema della tassazione. 

Galeotto fu COVID-19. L'urgenza di tassare Big Tech si è imposta all'indomani della travolgente ondata di profitti che le multinazionali tecnologiche hanno registrato durante la pandemia, mentre gli Stati dovevano fare i conti con i contraccolpi della crisi economica scatenata dal virus, con l'urgenza di recuperare nuove risorse finanziarie, e con il peggioramento delle loro situazioni debitorie.  In piena pandemia, nel giugno 2021, il G7 riuscì a trovare l'unanimità sulla proposta di imporre una tassa globale di almeno il 15% per tutte le multinazionali, incluse quelle digitali, indipendentemente dalla loro ubicazione amministrativa. L'accordo, senza precedenti pur nella modesta percentuale fiscale (il livello medio internazionale di tassazione delle imprese si aggira al 25%), fu poi confermato dal G20 a presidenza italiana.

Cronistoria del debito: crisi globale che impedisce la pace.

 

Il messaggio di Papa Francesco per la 58^ Giornata mondiale per la Pace si inquadra nell'anno del Giubileo, tempo di condono dei debiti o quanto meno di loro ristrutturazione in funzione del bene comune.

Il pontefice, consapevole della complessità della questione debitoria, ha invitato a elaborare "una nuova architettura finanziaria internazionale che sia audace e creativa […] un meccanismo multinazionale basato sulla solidarietà e l'armonia tra i popoli, che tenga conto del significato globale del problema e delle sue implicazioni economiche, finanziarie e sociali" (Debt Crisis in the Global South promosso dalla Pontificia Accademia delle Scienze, 5 giugno 2024).

È consuetudine far cominciare la storia del debito dei Paesi in via di sviluppo nel 1973, quando i produttori di petrolio, riuniti come cartello economico nell'OPEC (Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio), deliberarono di bloccare l'esportazione del petrolio e di farne salire il prezzo alle stelle – un rialzo di quattro volte rispetto al prezzo precedente.

La decisione comportò effetti dirompenti in tutti i Paesi consumatori di petrolio, e sulle loro economie, costrette a un repentino regime di risparmio energetico e riduzioni dei consumi.

Malgrado ciò, i Paesi produttori incassarono una quantità enorme di valuta, dando origine al cosiddetto fenomeno dei petrodollari, poiché il petrolio era valutato con la moneta internazionale, il dollaro appunto.

Diritti e colonizzazione: il prezzo che pagano le comunità indigene.

 

  

L'Indonesia è stata la prima tappa del viaggio di papa Francesco in Asia e Oceania lo scorso settembre, dove si è recato per affrontare temi quali il dialogo interreligioso e la crisi climatica. Oltre all'Indonesia, Francesco ha visitato anche Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore. A Giacarta il Papa ha incontrato le istituzioni e un gruppo di rifugiati e orfani ai quali ha espresso la sua vicinanza. Difficile sperare che abbia potuto affrontare la questione dei popoli indigeni del West Papua (Papua occidentale), che per molte realtà sociali ed esponenti della comunità accademica è considerato tra gli scenari contemporanei più emblematici di repressione, dove si gioca tra l'altro la partita del cambiamento climatico. West Papua, una delle cinque province dell'Indonesia, vanta una ricca biodiversità. La foresta pluviale della Nuova Guinea, che si estende nella parte indonesiana e in quella della Papua Nuova Guinea, è la più grande della regione Asia-Pacifico ed è la terza al mondo per estensione dopo quella dell'Amazzonia e del Congo.

Qualifica Autore: direttore dell’Ufficio Asia e Oceania di Caritas Italiana

Debito e Giubileo: quali azioni e percorsi si sono attivati nella Chiesa e nella società civile?

 

Il Giubileo è, per un'antica tradizione del popolo ebraico, il tempo giusto per ripartire. E c'è davvero bisogno di ripartire, in un mondo che sembra aver smarrito speranza e punti di riferimento. L'invito di questo Giubileo è proprio quello di una ‘speranza che non delude', in ragione della quale siamo chiamati ad adoperarci concretamente per un mondo più giusto.

Il debito estero dei Paesi del Sud globale rappresenta oggi un fardello insostenibile, così come lo era sul finire degli anni Novanta del secolo scorso. Molti si ricorderanno della poderosa mobilitazione ecclesiale e civile che in occasione del grande Giubileo del 2000 scosse le coscienze e anche le istituzioni fino a generare risultati considerati fino a pochi anni prima del tutto impensabili. La legge 209 del 2000 venne approvata all'unanimità dal Parlamento, e consentì all'Italia di svolgere un ruolo coraggioso e innovativo nella strategia globale di cancellazione del debito dei Paesi più poveri del pianeta. Poveri – lo sappiamo – solo in termini strettamente finanziari, e che dovremmo chiamare piuttosto ‘impoveriti' da un sistema mondiale che estrae dai loro territori quanto serve per garantire il tenore di vita dei Paesi del Nord globale. Paesi impoveriti, dunque, e indebitati sul piano finanziario, anche se creditori in termini di risorse naturali: è il "debito ecologico" spesso richiamato da Papa Francesco come uno dei segni più importanti delle contraddizioni che attraversano la famiglia umana.

Qualifica Autore: coordinatrice del meccanismo della società civile Financing for Development

Una Convenzione all'ONU per riformare il sistema fiscale internazionale.

 

Nel novembre 2023, il testo di risoluzione presentato all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite dal Gruppo Africa per avviare un negoziato volto alla adozione di una Convenzione Quadro sulla Cooperazione Fiscale Internazionale (UN Tax Convention) è stato accolto con grande favore dalla maggioranza degli Stati membri e dalla società civile impegnata da anni nel campo della giustizia finanziaria.

Questo primo risultato, un'autentica pietra miliare dopo decenni di lotte dei Paesi del Sud del mondo per democratizzare la governance fiscale globale, ha reso possibile l'inizio di un nuovo percorso diplomatico per cui tutti i governi sono – nel momento in cui scriviamo questo articolo – impegnati a New York per discutere la riforma dell'agenda fiscale internazionale su un piano di parità, come solo alle Nazioni Unite può avvenire. Si tratta di una premiere storica: malgrado, infatti, il tema della cooperazione economica internazionale ricada nell'ambito delle responsabilità normative dell'ONU, la questione delle politiche fiscali è stata finora appannaggio esclusivo di altre sedi internazionali come Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, OCSE, Club di Parigi, G7 e poi G20. Istanze autorevoli certamente, ma assai carenti sotto il profilo della rappresentanza democratica, e ancora più sguarnite dal punto di vista della capacità giurisdizionale, nel senso che queste sedi non hanno uno status istituzionale vero e proprio – questo è il caso dell'OCSE, del Club di Parigi e del G20, ad esempio – e neppure un mandato normativo, salvo quello "consuetudinario" di promuovere gli interessi e le soluzioni indotte dai Paesi più ricchi e diplomaticamente più influenti.

Qualifica Autore: già professore di Sociologia economica presso l'Università degli Studi di Messina

Guardare il mondo dai margini. Povertà, impoverimento e debito.

  

Come è noto nel 2021 l'Italia ha ospitato il G20, l'incontro tra i Paesi più Grandi, vale a dire i più ricchi, e pertanto i potenti del mondo. Nel luglio dello stesso anno si è tenuto a Reggio Calabria, all'interno del Parco Ecolandia, il primo incontro degli L20 (Last20), ovvero degli Ultimi 20 Paesi in base agli indicatori socio-economici. Abbiamo scelto gli L20 utilizzando un mix di graduatorie internazionali a partire dall'Indice Sviluppo Umano dell'ONU.

A questo primo incontro – a cui hanno partecipato rappresentanti della società civile di questi Paesi, rappresentanti della diaspora africana, (ma anche afghani, yemeniti, ecc.) ONG, direttori di riviste, giornalisti, esperti, sindaci di due importanti reti nazionali (Recosol, Welcome), ecc. – ne son seguiti altri quattro: a Roma, Aquila-Sulmona, Milano, Santa Maria di Leuca. Nei diversi incontri a livello nazionale sono stati affrontati i temi relativi a emigrazione/immigrazione (accoglienza), fattori determinanti della fame e dell'impoverimento, l'impatto del mutamento climatico sugli L20, il ruolo delle associazioni femminili, e infine il problema dei problemi: la ricerca della pace in questi Paesi tormentati da guerre e conflitti di lunga durata.

La cancellazione del debito per il diritto alla salute.

  

Nella fase iniziale di Covid-19, quando fu subito chiaro che il nuovo contagio avrebbe prodotto effetti gravi su milioni di persone non solo in Cina ma anche nel cuore dell'Europa a causa della crisi sanitaria, sociale ed economica che i Paesi industrializzati si trovavano incredibilmente ad affrontare, oltre 200 reti e organizzazioni della società civile internazionale hanno lanciato un vigoroso appello per l'annullamento permanente di tutti i pagamenti del debito estero previsti per il 2020 da parte dei Paesi del Sud del mondo, e per l'erogazione di finanziamenti aggiuntivi di emergenza non in forma di prestito, così da non creare nuovo debito a causa dell'inattesa pandemia. "Cancellare i pagamenti del debito", si leggeva nell'appello, 'è il modo più rapido per assicurare il denaro ai Paesi e liberare risorse necessarie ad affrontare le urgenti crisi sanitarie, sociali ed economiche derivanti dalla pandemia di Covid-19 [...] I governi che prendono denaro a prestito hanno il potere di interrompere il pagamento del debito, ma non dovrebbero subire alcuna sanzione per questo'.

Diversi Paesi in via di sviluppo si trovavano già in seria crisi debitoria ben prima della pandemia. Secondo quanto affermato dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), il decennio precedente all'arrivo del nuovo Coronavirus aveva registrato "il più grande, il più rapido e il più ampio aumento del debito in queste economie degli ultimi 50 anni. A partire dal 2010, il loro debito totale è aumentato del 60% del PIL, raggiungendo un picco storico di oltre il 170% del PIL nel 2019". L'agente patogeno ha colpito dunque in una congiuntura finanziaria già molto negativa. Naturalmente, quasi tutti gli Stati sono usciti dalla pandemia con debiti più alti e ancora più insostenibili.

Qualifica Autore: Centro Studi economico-sociali per la pace di Pax Christi Italia, Attac Italia

Meccanismi che causano il debito, impatto, tassi di interesse e gestione della cosa pubblica.

 

Alcune delle cause che determinano la formazione distorta del debito pubblico sono da attribuire a:

• meccanismi fiscali (mancata progressività, evasione, elusione, paradisi fiscali);

• l'impatto del sistema finanziario;

• tassi di interesse sul debito;

• spesa militare;

• malaccorta gestione del sistema amministrativo pubblico;

• soggetti economici che tendono a perseguire una prassi di socializzazione delle perdite.

Qualifica Autore: difensore dei diritti umani in Colombia

Il grido dalle baraccopoli latinoamericane, le responsabilità italiane nel commercio delle armi e le strade di giustizia possibile.

 

È una questione di "giustizia", non di "generosità": i Paesi ricchi, memori di tante gravi decisioni del passato, si impegnino "a condonare i debiti dei Paesi che non saranno mai in grado di ripagarli", ricordando che tra Nord e Sud del mondo c'è un vero e proprio "debito ecologico" connesso a "squilibri commerciali con effetti sull'ambiente" e all'"uso sproporzionato delle risorse naturali" per lunghi periodi di tempo. Agli oltre 50 mila partecipanti alla Cop29 di Baku, in Azerbaigian, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin riporta l'appello di papa Francesco. Lo stesso lanciato nella Bolla del Giubileo Spes non confundit, questa volta accompagnato dal duplice invito a porre in essere "una nuova architettura finanziaria internazionale", audace e creativa, e a dimostrare, attraverso il Summit sul clima, che "esiste una comunità internazionale pronta a guardare oltre i particolarismi e porre al centro il bene dell'umanità e la nostra Casa comune, che Dio ha affidato alla nostra cura e responsabilità".

In America Latina i governi si sono subito messi all'opera per tradurre in impegni concreti il messaggio di papa Francesco.

Qualifica Autore: docente di Storia contemporanea all'Università di Pisa

Privatizzazioni, finanziarizzazione e grandi fondi.

 

Esiste un legame evidente fra l'idea che serva una continua riduzione del gettito fiscale, per consentire ai mercati di scatenare le proprie doti salvifiche, e la brusca contrazione della spesa pubblica. Senza entrate infatti è difficile mantenere lo stato sociale a meno di non supplire al minor gettito con il ricorso all'indebitamento pubblico che, tuttavia, sta diventando sempre più costoso e, nel caso italiano, difficilmente sostenibile alle attuali condizioni.

Dunque, si determina una transizione molto rapida, già avvenuta in diverse realtà del mondo, dai modelli sociali del welfare a forme di privatizzazione dei servizi essenziali, a cominciare dalla sanità, che implica la trasformazione della cittadinanza in fruitrice dei prodotti della finanza globale. In altre parole, la scomparsa della dimensione pubblica conduce all'affermazione di strutture privatizzate che sono finanziate dai risparmi dei singoli, indirizzati verso fondi sempre più grandi che tendono a sostituirsi agli Stati.

I cittadini, così, attraverso il risparmio diventano soggetti finanziari che affidano le loro sorti a gestori in grado di monopolizzare la liquidità disponibile. La sanità e la previdenza "complementari" assumono una rapida e crescente centralità in un simile panorama e modificano la natura dei loro destinatari che devono consegnarsi alle "strategie" dei gestori dei fondi per provvedere alla propria salute e alla propria pensione.

L'accesso a un'alimentazione sana è un diritto per tutti, minacciato dalle politiche liberiste di privatizzazione, agricoltura intensiva e debito. Intervista a Sofia Monsalve.

 

Il diritto all'alimentazione è previsto nel Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali adottato dall'Assemblea generale dell'ONU nel 1966 ed entrato in vigore nel 1976. Ad oggi, lo hanno ratificato 156 Paesi. Un diritto, quello a un'alimentazione sana, spesso violato, in nome di interessi "altri", di visioni del mondo distorte e fondate su inaccettabili disuguaglianze.

Ne parliamo con Sofia Monsalve, membro del panel IPES-Food (International Panel of Experts on Sustainable Food Systems, associazione internazionale senza scopo di lucro, il cui obiettivo è promuovere la transizione verso sistemi alimentari sostenibili in tutto il mondo) e segretaria generale di FIAN International, organizzazione internazionale per i diritti umani che si occupa del diritto al cibo e alla nutrizione.

Il diritto all'alimentazione e a una dieta sana, rispettosa della salute delle persone e del pianeta vive un tempo di pericolo: perché?

I pericoli per il diritto al cibo sono tanti. È sotto gli occhi di tutti come l'alimentazione sia usata troppo spesso come arma di guerra: il caso di Gaza sicuramente è estremo, ma emblematico perché la carestia è strumentale nei conflitti armati.

Il fenomeno sommerso del sovraindebitamento e lo spettro degli usurai. A colloquio con Michela Di Trani.

 

Michela di Trani è portavoce della Consulta nazionale antiusura "San Giovanni Paolo II" ed è autrice di "Liberi dal debito. Cause e rimedi di un fenomeno sommerso" (con Maurizio Fiasco, Città Nuova, 2024).

Cosa è l'usura e quanto è esteso il fenomeno?

L'usura è il prestito di denaro a un tasso di interesse alto. Fa leva sullo stato di bisogno delle persone e sulla loro impossibilità di accesso al credito. L'usuraio ha diversi volti, però: non immaginiamo necessariamente persone in ambito malavitoso. È sempre più frequente l'usura "della porta accanto": il professionista, il commerciante che hanno denaro a disposizione e lo prestano a persone in difficoltà. È un fenomeno non facilmente "misurabile", sommerso, perché le denunce sono poche. La gente ha paura di possibili ritorsioni.

Quanta consapevolezza c'è, nelle vittime, della pericolosità della "pratica" usuraia e della sua illegalità?

Non sempre c'è piena consapevolezza. Tutti sappiamo cosa è l'usura ma spesso non si è coscienti di dove possa condurre. Abbiamo avuto casi di commercialisti che hanno chiesto in prestito piccole somme di denaro per motivi futili. Persone, cioè, con una certa dimestichezza con i conti, "intrappolate" in questi circuiti magari perché per piccole somme si rivolgono ad amici di amici…. Per 2000 euro, per una partita in trasferta, per una festa di famiglia, una collezione di orologi e così via.

Governance: l'insieme di principi, regole e procedure che riguardano la gestione e il governo di una società, di un'istituzione, di un fenomeno collettivo.

Rating: valutazione (prodotta usualmente da agenzie specializzate) del grado di affidabilità e solidità finanziaria di una società o di uno Stato sovrano.

Default: l'incapacità di rispettare le clausole contrattuali e le scadenze di pagamento di un debito.

Trading finanziario: compravendita di strumenti finanziari.

Insolvenza: incapacità patrimoniale di un debitore di soddisfare le proprie obbligazioni; incapacità di uno Stato di rispettare le clausole contrattuali previste dal regolamento del finanziamento.

Offshoring: la delocalizzazione del processo produttivo da parte di un'azienda con trasferimento di tutti o parte degli stabilimenti in un Paese diverso da quello della sede principale.

Paradiso fiscale: indica un Paese che offre un trattamento fiscale privilegiato, rispetto alla generalità degli altri Stati.

Fondi di investimento: sono prodotti finanziari che consentono di investire il proprio denaro tramite la sottoscrizione di quote di partecipazione al patrimonio collettivo, che viene gestito da Società di Gestione al Risparmio (SGR) o da Società di investimento a capitale variabile (SICAV) o a capitale fisso (SICAF).

Standard & Poor's: società di rating e di servizi finanziari che effettua una classificazione dei titoli di società internazionali, delle quali valuta la stabilità.

Grandi Player: sono imprese internazionali che si dedicano al commercio estero, importando o esportando merci, scorte, ecc. in valuta estera e che, quindi, hanno bisogno di coprirsi dal rischio di cambio.

CEO: (Chief Executive Officer) il massimo dirigente di un'impresa.

Big Tech: aziende giganti della tecnologia.

Land Grabbing: (lett. accaparramento di terre) le aziende, soprattutto le multinazionali occidentali, puntano ad acquisire enormi estensioni di terreno da utilizzare per la coltivazione intensiva di prodotti da esportare.

Cop29: Conferenze delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, si è svolta in Arzerbaigian dall'11 al 22 novembre 2024.

Club di Parigi: è un gruppo informale di organizzazioni finanziarie. I 22 Paesi più ricchi del mondo procedono a un'accurata ricognizione del debito pubblico bilaterale dei Paesi del Sud del mondo.

Swap: è un contratto con il quale due parti si impegnano a scambiarsi futuri pagamenti. Nella finanza indica strumenti derivati che permettono lo scambio di flussi di cassa tra due controparti.

Global Digital Compact: (Accordo Digitale Globale) iniziativa proposta dall'Agenda Pubblica del Segretario generale dell'ONU Gutierrez, con l'obiettivo di realizzare un futuro digitale inclusivo, aperto, sicuro per tutti e tutte.

GAFAM: Google/Alphabet, Apple, Fabcebook/Meta, Amazon e Microsoft

Asset finanziari: insieme di beni e diritti di un'azienda che possono essere utilizzati per generare entrate e profitti.

Join Venture: è un accordo commerciale tra due o più aziende giuridicamente e finanziariamente indipendenti, della stessa nazionalità o di nazioni differenti, che andranno a condividere rischi e ricavi al raggiungimento di uno scopo comune.

Tapol: è un'organizzazione non governativa britannica che monitora le questioni relative ai diritti umani in Indonesia. Ha sede a Londra.

Human Rights Monitor: è un progetto indipendente internazionale senza scopo di lucro che promuove i diritti umani, attivo dal 2022.

Allocazione dei diritti fiscali: trasferimento di profitti verso paradisi fiscali societari con considerevoli ammanchi erariali conseguenti.

Evasione fiscale: violazione diretta di norme fiscali per occultare e contrastare il prelievo fiscale.

Elusione: comportamenti e azioni da parte dei contribuenti per aggirare le norme senza violarle direttamente.

FMI: Fondo Monetario Internazionale

OCSE: Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico

OPEC: Organization of the Petroleum Exporting Countries – Organizzazione dei Paesi Esportatori del Petrolio, fondata il 14 settembre 1960

 

 

 

 


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