
Alla “terza guerra mondiale a pezzi” va opposta una nuova idea di umanità, che rompa le gabbie in cui i popoli sono oggi imprigionati.
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- Scritto da Mons. Giovanni Ricchiuti
- Categoria: Giugno 2025 - Diamo voce ai popoli resistenti
- Qualifica Autore: presidente Pax Christi Italia vescovo emerito di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti
“La pace sia con tutti voi! Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto…”. Papa Leone XIV ha salutato così l’intero mondo che, la sera dell’8 maggio, in piazza San Pietro attendeva, dopo la fumata bianca, di conoscere il nome del nuovo papa. A lui va il nostro affettuoso, gioioso e fraterno: BENVENUTO, PAPA LEONE!
Con papa Francesco, cui la redazione di Mosaico di Pace ha dedicato un numero speciale (maggio, “Il vocabolario della pace secondo Francesco”, ndr), abbiamo percorso un pezzo di strada insieme, nel solco della Pace, quella vera, disarmata. L’unica pace possibile del resto: senza armi di alcun tipo, disarmata e disarmante.
Papa Leone XIV, nel suo primo saluto, ha ripetuto più volte, con insistenza, la parola “pace”. Come diceva don Tonino Bello, già presidente di Pax Christi e fondatore di questa rivista, la Pace è un prodotto DOC, made in Cielo, perché Cristo è la nostra Pace. Sentiamo nostro questo saluto, che arriva al cuore: “La pace sia con voi! Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente... Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace. Grazie a Papa Francesco!”. E subito il nuovo Papa ci ha ricordato di essere “una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta ad accogliere, come questa piazza, con le braccia aperte tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, della nostra presenza, del dialogo e dell’amore”.
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- Scritto da Tonio Dell’Olio
- Categoria: Giugno 2025 - Diamo voce ai popoli resistenti
Due finestre aperte, due parole. La speranza, col volto di donna, che segna la strada. Il cammino, perché la pace richiama i viandanti, i camminatori.
La speranza assediata
Se abbandoniamo per un attimo le Sacre Scritture e le parole del magistero petrino, che pure sono luce purissima sul senso della speranza, e ci facciamo prendere per mano dallo sguardo profondo degli artisti, forse varchiamo la soglia di una speranza che raggiunge strati più profondi di comprensione e sa parlare all’anima senza parole.
Lo stile neoclassico di Antonio Canova propone la Speranza sotto le sembianze di una donna.
Quello della figura femminile è un tema pressoché ricorrente nella Storia dell’Arte a proposito della speranza e forse delinea una provocazione alla quale non possiamo sottrarci: la speranza è donna. Lo è intimamente perché la maternità, ovvero il travaglio e il parto, lo sguardo teso al domani e la demarcazione labile tra gioia e dolore, sono donna e madre in tutte le sue declinazioni possibili.
Ebbene la speranza canoviana è raffigurata in un bassorilievo conservato ed esposto a Milano, come una donna matura che si appoggia con una mano all’àncora che è figura della speranza secondo il detto paolino (Eb 6,19) e con l’altra tiene in basso, quasi pudicamente nascosta, una corona di alloro simbolo di vittoria.
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- Scritto da Alessandro Marescotti
- Categoria: Giugno 2025 - Diamo voce ai popoli resistenti
- Qualifica Autore: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
La nostra nuvola digitale libera.
Il controllo esercitato da governi e multinazionali sulle infrastrutture informatiche rappresenta un rischio concreto per le nostre libertà. Ogni volta che salviamo un documento, mandiamo un’e-mail o condividiamo un file tramite i grandi servizi online, lasciamo una traccia. Una traccia che può essere potenzialmente utilizzata, analizzata, incrociata con altre informazioni per profilarci e capire chi siamo, cosa facciamo, cosa pensiamo.
Digitale etico
Per chi crede nei valori della pace, dell’ambiente e dei diritti globali, questa forma di sorveglianza invisibile rappresenta un problema etico e politico.
Tutto questo ha un nome: cloud. Ossia nuvola. Quando salviamo un testo lo salviamo spesso dentro una “nuvola” digitale, dentro un cloud.
È da questa consapevolezza che, come abbiamo anticipato il mese scorso, nasce Peace Cloud, una piattaforma digitale installata sui server di PeaceLink, interamente basata su software libero e aperto: Nextcloud. Un’alternativa concreta a servizi come Google Drive. Peace Cloud memorizza i dati senza cederli a piattaforme commerciali. È un progetto collaborativo di “autonomia digitale” al servizio di chi lotta per un mondo più giusto.
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- Scritto da Marco Mascia
- Categoria: Giugno 2025 - Diamo voce ai popoli resistenti
- Qualifica Autore: Presidente del Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” e Cattedra Unesco Diritti umani, democrazia e pace, Università di Padova
Quale nuovo ordine mondiale? Chi decide oggi le sorti del mondo? Quale ruolo ha il diritto internazionale?
L’architettura multilaterale del sistema politico internazionale è sempre stata attraversata da processi dinamici sia interni al suo funzionamento sia derivanti dall’ambiente esterno. Nel breve arco della sua vita, il sistema multilaterale, che quest’anno celebra il suo 80° compleanno, sperimenta variazioni di vitalità che sono indipendenti dal mandato contenuto nei trattati istitutivi delle singole organizzazioni intergovernative (OIG) che lo compongono, dalla volontà politica dei suoi membri, o dall’area tematica di pertinenza. Il multilateralismo è fatto di apparati funzionali che operano in via distinta dai singoli soggetti (gli Stati) che ne fanno parte. Le OIG hanno come base di partenza gli interessi nazionali e le esigenze di sicurezza nazionale dei singoli Stati, ma allo stesso tempo sono strumento e via – non facile – di armonizzazione di queste esigenze particolari(stiche).
Il ciclo di vita di una OIG è segnato da diversi stadi. Quello degli inizi, dove protagonisti sono gli Stati che definiscono nell’accordo istitutivo principi, obiettivi, organi e processo decisionale. Quello del consolidamento e dello sviluppo politico che ne legittima il ruolo e l’azione nel sistema delle relazioni internazionali. Quello dell’inerzia, dell’inazione, dell’immobilità di fronte a nuove, complesse sfide globali. Quello della rivitalizzazione o della morte. Storicamente, le OIG hanno sempre vissuto periodi di prosperità e di fallimento. Comprendere i meccanismi che guidano questi cambiamenti è indispensabile per capire la vitalità e il livello di resilienza del sistema multilaterale (Gray 2024).
Qual è la capacità di adattamento di una OIG di fronte alle crisi? Quali iniziative le OIG mettono in campo per legittimare la loro esistenza? Qual è il ruolo dei leader politici nel potenziare o denigrare una OIG? Fondamentale è anche prendere in considerazione il livello di consenso dell’opinione pubblica globale nei confronti di una OIG.
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- Scritto da Jacopo Giuca
- Categoria: Giugno 2025 - Diamo voce ai popoli resistenti
- Qualifica Autore: Ufficio Comunicazione Caritas di Locri-Gerace
La rete di solidarietà che cambia vite nella Locride.
L’accoglienza e l’integrazione sociale rappresentano due pilastri fondamentali per la coesione di una comunità. Una massima particolarmente vera a Roccella Jonica, dove la campagna nazionale dell’8xmille della CEI, lo scorso anno, ha acceso i riflettori sull’impegno della Caritas diocesana di Locri-Gerace e sulla collaborazione sinergica con istituzioni e associazioni locali nel sostegno ai più vulnerabili.
Sulle spiagge remote della costa ionica reggina, dove le istituzioni sono avvertite come distanti più che altrove e dove le risorse risicate spesso limitano l’incisività dell’associazionismo, il progetto “Un popolo per tutti” trova una declinazione concreta proprio nelle azioni quotidiane della Caritas, che opera come hub di assistenza per migranti e famiglie in difficoltà. In un contesto socioeconomico complesso come quello della Locride, la Chiesa e il volontariato si configurano, infatti, come attori essenziali nella costruzione di percorsi di integrazione e autonomia per le persone accolte.
Il lavoro
Mons. Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace, ha più volte sottolineato il valore del progetto, volto a promuovere l’inserimento lavorativo e sociale dei migranti. Il Porto delle Grazie di Roccella Jonica, divenuto simbolo dell’accoglienza calabrese, rappresenta il primo approdo per numerosi migranti che, dopo viaggi estenuanti, necessitano di un’assistenza che vada oltre la mera risposta emergenziale.
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- Scritto da Laila Simoncelli
- Categoria: Giugno 2025 - Diamo voce ai popoli resistenti
- Qualifica Autore: responsabile del servizio Diritti umani e giustizia della Comunità Papa Giovanni XXIII
Un’alternativa alla difesa amata è possibile. In che cosa consiste?
Nel 2024 abbiamo registrato il numero più alto di conflitti dalla Seconda guerra mondiale e parallelamente la spesa globale in armamenti ha raggiunto un record assoluto con ben 2,46 trilioni di dollari. È evidente che investimenti nelle dotazioni di armamenti si sono rivelate incapaci a risolvere situazioni di crisi, anzi, nella maggior parte dei casi sono stati una delle principali concause.
Ciononostante, la deterrenza militare continua ad essere lo strumento prediletto dalla maggior parte dei governi nel predisporre strumenti per la sicurezza e la politica internazionale preferendola a soluzioni di altro tipo. È palese che qualcosa debba essere cambiato alla radice, che occorre sviluppare un’alternativa civile per una sicurezza umana fondata sulla prevenzione e la cura. Siamo convinti che è ancora possibile generare un nuovo paradigma del pensiero e delle politiche di sicurezza che optino per l’impegno civile nonviolento e non armato, ma per far questo nuove infrastrutture nazionali per la pace sono imperative. Un approccio di larga scala alla costruzione della pace impone e implica un’architettura sostenibile anche dell’ordinamento giuridico, un luogo istituzionale specifico deputato al suo perseguimento, in cui la pace come progetto di democrazia trovi, quanto meno, pari dignità rispetto alla sola fallimentare sicurezza armata.
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- Scritto da Patrizia Morgante
- Categoria: Giugno 2025 - Diamo voce ai popoli resistenti
- Qualifica Autore: comunicatrice digitale, facilitatrice, formatrice - www.patriziamorgante.com
La serie TV che apre al pianeta giovani. Ma anche alla maschilità, alle relazioni affettive, alla gestione delle emozioni.
Jamie Miller, ragazzo di 13 anni, viene arrestato durante la notte e prelevato dalla polizia dalla sua cameretta. È accusato di omicidio; a incastrarlo delle video riprese. La scena è all’inizio dei quattro episodi, di cui si compone la serie: è una scena forte, i genitori cercano di impedire l’arresto, la sorella piange, nessuno sa perché lo stanno arrestando. Lo verranno a sapere solo quando l’avvocato d’ufficio spiega loro la situazione di Jamie.
“È solo un ragazzo! Lui non ha fatto nulla!”, gridano i genitori rincorrendo i poliziotti.
Si parla molto di questa serie: nelle prime due settimane ha raggiunto 66 milioni di visualizzazioni. È una serie che parla di giovani, ma anche di genitori.
Il dialogo tra i genitori dell’ultimo episodio è paradigmatico di un disagio dell’adultità e della genitorialità nella nostra società.
“Alcune riprese sono state interrotte e ricominciate, quindi alcuni episodi hanno avuto molto più di 10 take. Ogni puntata è stata girata in un’unica ripresa. Se non vedete giunture è perché non ce ne sono. Ogni episodio è stato realmente girato in tempo reale in un’unica ripresa continua. Promesso!”. Ecco cosa dichiara Netflix in un post su Instagram, spiegando il modo in cui si sono svolte le riprese: l’uso del piano sequenza, cioè una ripresa che si svolge senza tagli o interruzioni. Per questo sarebbe meglio vederla in originale: doppiata in italiano è, praticamente, un’altra serie. Il tono di voce, il modo di gestire i dialoghi, il ritmo del parlare crea un contesto che si perde con il doppiaggio.
La violenza dei minori su altri/e minori è un tema che occupa spesso le cronache: si parla di baby gang, di giovani che in tasca insieme al cellulare portano il coltello. Eppure, se si guardano le statistiche del Ministero, non viviamo un’emergenza in tal senso.
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- Scritto da Associazione Articolo 21
- Categoria: Giugno 2025 - Diamo voce ai popoli resistenti
“Campi rom” in Italia. Una fotografia.
“Slum”, “bidonville”, “favelas”, “baraccopoli” sono questi i termini più comuni con i quali vengono indicati luoghi di marginalizzazione urbana, simboli di degrado e di miseria estrema, agglomerati, sorti quasi sempre spontaneamente, nelle periferie delle grandi metropoli. Si tratta di “non luoghi”, spazi non riconosciuti e non considerati come parte integrante della città, privi di accesso adeguato all’acqua potabile, ai servizi igienico-sanitari, alla corrente elettrica, insediamenti sovraffollati dove i diritti delle persone non sono riconosciuti o garantiti.
Il fenomeno delle baraccopoli è globale, ma assume caratteristiche differenti a seconda del contesto e del Paese di riferimento. In Italia, gli insediamenti informali sono presenti su tutto il territorio, da nord a sud. Da Brescia a Foggia, da Lamezia Terme a Messina, si stima che almeno 53 mila persone (dati Istat) vivano in abitazioni di fortuna, alloggi “di altro tipo”, cantine, roulotte, automobili, baracche. Si tratta di donne, uomini, bambini, anziani, che vivono in condizioni di forte marginalità, tra calcinacci, immondizia, fogne a cielo aperto.
In alcune sacche del Mezzogiorno, si pensi a Messina e Foggia, si registrano baraccamenti storici, incuneati nel cuore della città ma vittime di un processo di abbandono istituzionale.
Altro fronte è poi quello degli insediamenti per persone identificate dalle istituzioni come rom o sinti e denominati con i termini più diversi: “campi rom”, “campi nomadi”, “campi sosta”, “aree sosta”, “villaggi attrezzati”, “campi tollerati”, “villaggi della solidarietà” ... Si tratta di dispositivi architettonici nei quali ha preso forma, con sfumature diverse, un razzismo istituzionale unico nel panorama europeo.
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- Scritto da Fabrizio Truini
- Categoria: Giugno 2025 - Diamo voce ai popoli resistenti
- Qualifica Autore: Punto Pace Pax Christi Roma
Un progetto, un libro e un itinerario proposto da Pax Christi International.
“Ma voi chi dite che io sia?”. La domanda di Gesù ai suoi discepoli nel tempo della sua vita terrena è stata riproposta in ogni epoca successiva e se i fedeli – seguendo Pietro – lo riconoscono come “Cristo, il Figlio del Dio vivente”; tuttavia, non smettono di chiedersi come pensasse e agisse concretamente nella Storia. E di domandarsi se il suo vissuto da Nazareth a Gerusalemme abbia ancora qualcosa da insegnare all’odierna umanità.
Le risposte sono state innumerevoli, come dimostra la ricerca esegetica storico-critica che si è dipanata lungo i secoli, e che ora ha aggiunto un altro tassello alla comprensione del profeta della Galilea. Lo testimonia in modo sintetico, ma molto efficace, una vera e propria perla dell’editoria, che in un centinaio di preziose paginette fa scoprire la dimensione politica della personalità nonviolenta di Gesù.
Il saggio è il frutto del lavoro seminariale coordinato da Pax Christi International, che non a caso inizia con la citazione di papa Francesco scritta nel messaggio della pace del 2017: “Gesù visse in tempi di violenza… Gesù tracciò la via della nonviolenza”.
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- Scritto da Renata Allio
- Categoria: Giugno 2025 - Diamo voce ai popoli resistenti
- Qualifica Autore: Docente di Storia economica, Università di Torino
I vantaggi economici della guerra per produttori e Stati: chi ne paga il prezzo più alto?
Fra gli studiosi che si sono interessati agli effetti economici della guerra, un certo numero ha sostenuto che le operazioni belliche non provocano solo morte e devastazione, ma recano anche benefici economici, e non solo ai produttori di armi. I vantaggi più frequentemente sottolineati sono la riduzione della disoccupazione, l’aumento della domanda globale (consumi privati + investimenti + spesa pubblica), la distruzione dell’eccedenza della produzione, che altrimenti causerebbe crisi.
Alla vigilia della Seconda guerra mondiale, quando ancora erano presenti molti effetti della crisi del 1929, tra cui una disoccupazione preoccupante, Stefan Possony, economista e stratega militare americano, era ottimista sugli effetti della guerra. Vedeva nella conversione degli impianti industriali, dalla produzione civile alle esigenze belliche, importanti occasioni di occupazione. I giovani che restavano ancora privi di impiego e i poveri venivano inviati al fronte. Diminuiva così la miseria sociale e di conseguenza diminuiva pure la spesa pubblica per l’assistenza sociale. Non tenendo conto dei pesanti costi dell’esercito e degli armamenti, la guerra gli appariva in grado di migliorare l’economia in generale (Possony 1939, pp. 213-214).
Conflitti recenti
Le guerre più recenti, con il potere distruttivo dei bombardamenti a tappeto, producono una forte domanda, successiva al conflitto, dovuta alle esigenze della ricostruzione. Questa fase è molto redditizia per l’edilizia e i settori industriali ad essa collegati, che non ricavano profitti dalla preparazione della guerra, ma dal ripristino di quanto la guerra ha distrutto.
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- Scritto da Ilaria Dell’Olio
- Categoria: Giugno 2025 - Diamo voce ai popoli resistenti
Intervista a Bruno Salvatore Latella: musica e arte al servizio della lotta alle violenze sulle donne.
Ai microfoni di Mosaico di pace è intervenuto LBS, alias Bruno Salvatore Latella, musicista e artista visivo, autore dell’opera di street art “La colpa dell’innocente”, comparsa sui muri di Reggio Calabria, che racconta la vicenda dell’attivista iraniana Maysoon Majidi, arrestata ingiustamente in Calabria con l’accusa di scafismo.
“La colpa dell’innocente”. Cosa vuole evocare questa rappresentazione? Quale il suo valore simbolico?
“La colpa dell’innocente” racconta sì la vicenda di Maysoon Majidi, ma diventa anche simbolo di un sistema che colpevolizza chi è vittima di ingiustizia, come nel caso di Marjan Jamali e di tante altre persone che, senza colpa, si trovano nel mirino di accuse infondate. L’opera vuole denunciare l’arbitrarietà delle accuse e la vulnerabilità di chi si ritrova ingiustamente accusato, soprattutto in un contesto in cui la criminalizzazione delle persone migranti e dei difensori dei diritti umani è in continuo aumento.
Il valore simbolico dell’opera risiede nell’esplicitare il legame tra queste storie individuali di ingiustizia e un sistema più ampio che, anziché tutelare, colpevolizza e opprime. Le vicende di Maysoon Majidi, Marjan Jamali e di tutte le persone che vengono accusate ingiustamente, raccontano una realtà in cui chi cerca di salvare la propria vita e chi si adopera in loro difesa vengono trattati come un nemico da combattere.
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- Scritto da Alessja Trama
- Categoria: Giugno 2025 - Diamo voce ai popoli resistenti
- Qualifica Autore: coordinatrice delle politiche e della ricerca della Campagna “Senzatomica”
Il nostro impegno per un mondo “Senzatomica”.
Il 7 luglio del 2017 la società civile internazionale e la maggioranza degli Stati del mondo, fortemente determinate a superare la grande illusione della deterrenza nucleare, hanno fatto la storia alle Nazioni Unite con l’adozione del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW). È stato il risultato tanto atteso di una spinta decennale a livello mondiale per vietare finalmente e categoricamente le armi nucleari nel diritto internazionale ed è stato l’inizio di una nuova fase di lavoro per eliminare le armi nucleari. Da quel giorno sono successe molte cose: il Trattato è entrato in vigore nel 2021 e ha continuato a crescere in termini di Stati membri, il lavoro per metterlo in pratica è iniziato concretamente con tre Conferenze degli Stati parti di successo e un solido processo di implementazione tra una riunione e l’altra.
Il TPNW adesso conta il sostegno di metà degli Stati del mondo, che rappresentano oltre 2,5 miliardi di persone. Senzatomica, Campagna dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai guidata dai giovani, è sempre stata presente durante gli appuntamenti internazionali del TPNW, fin dai negoziati per la sua stesura, per la sua adozione e per tutte e tre le Conferenze degli Stati parti. Dal 3 al 7 marzo a New York si è tenuta l’ultima riunione che ha preparato il terreno per la prima Conferenza di Revisione, prevista per novembre 2026. A 80 anni dalla prima esplosione atomica, la Conferenza ha reso omaggio a chi ha vissuto sulla propria pelle gli effetti di queste armi. Dagli hibakusha di Hiroshima ai sopravvissuti dei test nel Pacifico e in Kazakistan, le voci delle vittime hanno attraversato le sale dell’ONU, chiedendo giustizia e memoria.
Deterrenza nucleare
Il messaggio emerso dalla Conferenza è stato netto: la deterrenza non garantisce la pace, ma alimenta la minaccia. La Dichiarazione finale – la più forte condanna della deterrenza mai espressa in un forum multilaterale – afferma che “la deterrenza nucleare si fonda sull’esistenza stessa del rischio nucleare, che minaccia la sopravvivenza di tutti”. Melissa Parke, Direttrice esecutiva di ICAN, ha ricordato che “siamo di fronte a una scelta netta: un’ulteriore proliferazione che mette in pericolo il mondo intero o l’eliminazione delle armi nucleari attraverso il TPNW”.
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- Scritto da Rosa Siciliano
- Categoria: Giugno 2025 - Diamo voce ai popoli resistenti
Intervista ad Andrea Vitello, autore di un libro sul bullismo nella società.
Per parlare di un fenomeno spesso sommerso e sottovalutato come il bullismo, abbiamo intervistato lo storico e scrittore, classe 1992, Andrea Vitello, vittima di bullismo, e autore per Multimage APS del libro Il bullismo nella società. Storie di razzismo, omofobia, abilismo, sessismo, mobbing, bullismo giovanile e adulto Come prevenire e contrastare il bullismo attraverso la didattica della Shoah, nuova edizione aggiornata edita nel 2024, con prefazione di Emanuele Fiano, introduzione Riccardo Noury e patrocinio di Pressenza e Amnesty International Italia, postfazione di Devis Dori e copertina di Mauro Biani.
Come possiamo definire il bullismo e quali forme riveste?
Il bullismo, sia nella sua forma tradizionale che in quella tecnologica-online, rappresenta una grave violazione dei diritti umani, come sancito dagli articoli 2 e 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. La prima definizione di questo fenomeno venne coniata, nel 1993, dallo psicologo svedese Dan Olweus. La definizione data da Olweus al bullismo è la seguente: “uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni”.
Il bullismo si differenzia da altri fenomeni di violenza/aggressività per tre caratteristiche fondamentali, che sono: l’intenzionalità, ovvero il fatto che il bullo mette in atto premeditatamente e intenzionalmente, delle azioni offensive nei confronti della vittima con il preciso scopo di arrecarle danno fisico o psicologico; la persistenza, quindi la sistematicità delle azioni di violenza nel tempo (infatti, non vengono presi in considerazione singoli episodi di violenza anche se molto gravi); l’asimmetria, perché si tratta di comportamenti violenti caratterizzati da uno squilibrio di potere o di forza fra il bullo e la vittima.
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- Scritto da Mons. Francesco Neri
- Categoria: Giugno 2025 - Diamo voce ai popoli resistenti
- Qualifica Autore: arcivescovo di Otranto
Una fraternità fatta di nomi e di volti.
Nel Cantico, san Francesco chiama per nome le creature del cosmo: il Sole, la Luna, le Stelle, il Fuoco, il Vento, l’Acqua, la Terra. Ciò avviene perché egli ha prima di tutto un senso profondo dell’unicità della persona.
A chi gli chiede una definizione del frate perfetto, Francesco risponde che tale sarebbe colui che fosse capace di riunire in sé «la fede di Bernardo, che la ebbe perfetta insieme all’amore della povertà; la semplicità e la purità di frate Leone; la cortesia di Angelo; l’aspetto attraente e il buon senso di Masseo; la mente elevata nella contemplazione che ebbe Egidio; la virtuosa incessante orazione di Rufino; la pazienza di Ginepro; la robustezza fisica e spirituale di Giovanni delle Lodi; la carità di Ruggero; la santa inquietudine di Lucido» (Specchio di perfezione, 85: FF 1782).
Questa fraternità, che abbraccia il cosmo, ha al centro Cristo, l’unico a rivelarla e renderla possibile. Anzi, Gesù Cristo è paradigma del rapporto col fratello. Don Tonino lo sa e, parlando ai giovani radunati nella basilica di Assisi, facendo riferimento alla Lettera a tutto l’Ordine, domanda loro: «Ragazzi, ditemi se non vi entusiasma la visione cosmica che Francesco ha di Gesù: tutto è stato riconciliato in lui, tutto si è raccolto in lui!» (Laudate e benedicete, 20).
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- Scritto da Tonio Dell’Olio
- Categoria: Giugno 2025 - Diamo voce ai popoli resistenti
Ricordo del presidente dell’Uruguay Pepe Mujica: dal carcere ai movimenti popolari, dall’idea di politica alla lotta al capitalismo.
Se ancora esistessero delle serie scuole di partito o dei percorsi di formazione politica, lo studio del Presidente dell’Uruguay, Josè Alberto Mujica Cordano, meglio noto semplicemente come Pepe Mujica che ci ha lasciati lo scorso 13 maggio, dovrebbe costituire materia curriculare obbligatoria.
Radicale, profondo, profetico, testimone autentico, determinato, anzi ostinato, Pepe Mujca ha incarnato la politica come dev’essere: coerente e attenta ai bisogni della gente, concreta e sognatrice, affascinante e capace di generare pensiero, pronta a chinarsi sul selciato e sui sentieri entro i propri confini senza tradire la mondialità di cui è parte e di cui deve farsi carico. La politica è questo.
A partire da una critica al sistema capitalistico che non prende di mira tanto il consumo compulsivo delle cose quanto quello del tempo: “Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché, quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli.
E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà. E se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. L’alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui che però ti tolgono il tempo per vivere...
Lo spreco è, invece, funzionale all’accumulazione capitalista che implica che si compri di continuo magari indebitandosi sino alla morte”.
Dossier - Giugno 2025 - Resistenze in Medio Oriente

A cura di Alfio Nicotra, Un Ponte per
Il Medioriente, o meglio l’Asia Sud Occidentale, è coacervo di conflitti e violenze, ma anche di resistenze e di movimenti attivi della società civile. Ne parliamo in questo dossier, partendo dalla storia di questa Regione e liberando il nome da un lessico coloniale. Dalla Siria all’Iraq, dai curdi ai palestinesi: ascoltiamo i popoli e diamo loro voce. Perché la libertà e l’uguaglianza, il diritto a vivere nella propria terra e a costruire un futuro, i diritti e la dignità, hanno un valore inestimabile. In in ogni altra parte del mondo.
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