Il vocabolario della pace

Numero speciale

Clicca qui per acquistare questo numero in formato PDF

Qualifica Autore: missionario comboniano e direttore responsabile di Mosaico di pace

È un segno forte che Papa Francesco sia morto nel giorno di Pasqua di Resurrezione. Infatti, il suo pontificato potrebbe essere proprio riassunto in questa parola: Pasqua di vita e di resurrezione, la possibilità di un mondo altro rispetto a quello attuale.

Bergoglio è stato un Profeta più che un Papa.

Pochi come lui sono stati capaci di leggere il momento grave che stiamo attraversando e di offrire delle alternative per uscirne. La prima grande profezia di Papa Francesco è stata quella di aver ricordato alla Chiesa il primato degli impoveriti, degli emarginati, dei carcerati, dei migranti, degli “scarti” … E lo ha poi espresso, appena eletto Papa: “Come desidero una Chiesa povera che cammina con i poveri!”. E poi con la sua prima Esortazione apostolica Evangelii Gaudium. “Per la Chiesa – scrive Papa Francesco – l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale…”.

Il pontificato di Francesco è stato un’opzione per i poveri. Iniziando dal primo viaggio a Lampedusa, a difesa dei migranti, finendo nei suoi ultimi giorni, già gravemente malato, con la visita ai carcerati di Regina Coeli (Roma). Papa Francesco ha continuato a martellare contro le politiche razziste della UE e del governo italiano. “Dio è con i migranti, respingerli è un peccato grave”. E aggiunge: “Il Signore è con i migranti, non con quelli che li respingono”. Il Gesù storico è vissuto povero, camminando con gli impoveriti e gli emarginati. Ed è così che la Chiesa è chiamata a vivere.

Qualifica Autore: docente di Teologia sistematica, socia fondatrice del Coordinamento Teologhe Italiane

Il volto latinoamericano della Chiesa, sinodale, in cammino, in risposta alla crisi ecologica e climatica e alla strutturale ingiustizia economica.

 

La sinodalità costituisce, indubbiamente, uno degli elementi chiave dell’eredità che Papa Francesco lascia alla Chiesa cattolica: è “ciò che Dio chiede alla Chiesa del terzo millennio”. Uno sforzo costante di promozione di una Chiesa sinodale ha accompagnato tutta la seconda parte del pontificato di Francesco. In questo progetto di riforma missionaria sinodale, il Sinodo speciale sull’Amazzonia, celebrato a Roma dal 6 al 27 ottobre 2019, rappresenta un passaggio fondamentale: per il metodo utilizzato, per i temi dibattuti, per lo stile partecipativo ha rappresentato un evento innovativo e ha preparato il Sinodo 2021-24. Un’esperienza “nel piccolo” di una specifica regione anticipatrice di un evento che ha coinvolto tutte le Chiese locali del mondo.

Per promuovere una rinnovata coscienza di Chiesa sinodale e un effettivo rinnovamento in questa direzione, l’unica capace di coniugare unità e pluralità e di favorire l’auspicata decentralizzazione (Evangelii gaudium, n.32), Papa Francesco si è mosso intrecciando prassi (un nuovo modo di celebrare il Sinodo dei vescovi, una istituzione creata da Paolo VI al tempo del Vaticano II) con la riflessione teologica e i documenti magisteriali. Il documento della Commissione teologica internazionale La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa è del 2018, ma già nel 2015, a 50 anni dalla istituzione del Sinodo dei vescovi, Papa Francesco aveva pronunciato un importante discorso sul tema e dopo – mentre si sta preparando il Sinodo amazzonico – promulgherà la Costituzione apostolica Episcopalis Communio con cui definisce il modo nuovo per l’attuazione del processo sinodale (15 settembre 2018).

Qualifica Autore: attivista, docente e politico argentino

La storia de La Alameda e l’incontro con Jorge Bergoglio.

  

Eravamo un gruppo di amici impegnati nella lotta contro la schiavitù, la fame e l’esclusione. Lo facevamo con il cuore, rischiando spesso la vita. All’inizio del 2008 avevo perso fiducia nella Chiesa di Pietro. Troppa distanza tra la Parola e le opere. Poi, durante la Settimana Santa, lessi che un certo padre Jorge Bergoglio denunciava la cultura dello scarto, la schiavitù moderna e invitava a riscoprire la compassione per il prossimo. Quelle parole mi toccarono nel profondo, risvegliando la fede della mia infanzia, quando da boyscout avevo imparato a lasciare il mondo migliore di come lo avevo trovato.

L’incontro con Bergoglio riaccese in me la gioia del Vangelo. Durante gli anni oscuri della dittatura, avevo perso fiducia nella Chiesa, scorgendo incoerenze intollerabili. Eppure, ascoltando quel sacerdote, scoprivo una perfetta armonia tra ciò che diceva e ciò che faceva.

Molti non credevano al nostro processo di riconversione: ci chiamavano con sarcasmo i “trotskisti di Dio”. Ma proprio quella fede riscoperta ci spingeva a lottare, come organizzazione La Alameda, un’organizzazione non governativa argentina che opera contro la tratta di esseri umani, il lavoro schiavizzato, la prostituzione coatta.

Bergoglio fu da subito al nostro fianco.

Organizzò sette celebrazioni eucaristiche per le vittime della tratta, cinque delle quali nella Plaza Constitución, simbolo delle ferite sociali di Buenos Aires: laboratori clandestini, prostituzione, narcotraffico. Le altre due furono davanti a un laboratorio bruciato, dove morirono cinque bambini e una donna, e nella Parrocchia dei Migranti. In quelle celebrazioni denunciava la corruzione politica, giudiziaria e delle forze dell’ordine.

Qualifica Autore: già vicepresidente di Pax Christi Italia

Camminando con Papa Francesco e Tonino Bello.

 

Non diventate spettatori della guerra cosiddetta ‘inevitabile’. Come diceva il vescovo Tonino Bello: In piedi tutti, costruttori di pace! Tutti insieme”. Così Papa Francesco il 18 maggio 2024 conclude i suoi interventi nell’Arena di Verona ricordando don Tonino, uno dei suoi maestri e ispiratori, che era intervenuto al terzo incontro areniano (30 aprile 1989). Quale filo, anzi quali fili multicolori uniscono don Tonino e Papa Francesco? Quali legami è possibile tessere lungo le nove Arene di pace dal 1986 al 2024, momento di sintesi e di rilancio per associazioni e movimenti attivi negli ultimi quarant’anni con le lotte per le obiezioni di coscienza, il rifiuto degli euromissili, il disarmo, il contrasto al razzismo, il superamento dei blocchi militari, i diritti dei popoli, la centralità del Sud del mondo e l’educazione alla pace?

Don Tonino e Papa Francesco

È mio parere che tra don Tonino e Papa Francesco ci sia un profondo sentire, un’intima sim-patia (penso che Francesco sia l’erede di don Tonino o che Francesco sia, per così dire, don Tonino diventato papa). Lo confermano le convergenze tematiche e le assonanze affettive (anche lessicali) sulle varie dimensioni della pace, parola tutta intera (alla Bonhoeffer, martire del nazismo che Francesco e don Tonino ricordano spesso). Una parola mosaico-dizionario: pace come cammino in salita, inquietudine creativa, gestione dei conflitti, convivialità delle differenze, capacità di sognare, beatitudine evangelica, sostanza del Vangelo, azione trinitaria, dono e impegno per la Chiesa, profezia e politica, cuore di un nuovo umanesimo, pratica di riconciliazione, geopolitica della misericordia, politiche di disarmo, lotta per la giustizia, cura del creato o della casa comune. Insomma, nonviolenza attiva e creativa (cfr. il mio libro Amare il mondo. Creare la pace. Papa Francesco e Tonino Bello, la meridiana 2015).

Qualifica Autore: capomissione Mediterranea Saving Humans

Un modo scandaloso di essere cristiani.

  

In una intervista inedita realizzata nel 2021 per il canale televisivo messicano “EsneTv”, Papa Francesco risponde a una domanda del giornalista, che lo invita a riflettere attorno a che cosa significhi essere il successore di Pietro. “Tante cose. Innanzitutto, Gesù chiama Pietro dal popolo, e  non vuole separarlo dal popolo”. Francesco continua: “Non gli ha detto ‘adesso tu costruirai una grande azienda, sarai il capo e formerai un’elite. Gli ha detto ‘sarai un pastore’. I pastori devono stare con le loro pecore, devono preoccuparsi di questo non delle banche e degli affari”.

Lo scandalo del Vangelo

Con la semplicità radicale che lo ha sempre accompagnato, Francesco ancora una volta mette al centro “lo scandalo” del Vangelo. È uno “scandalo” che va avanti da duemila anni. È uno scandalo che in ogni tempo e in ogni modo si è tentato di neutralizzare, banalizzare, deridere, negare, manipolare. Ma un Papa venuto quasi dalla fine del mondo, lo ha di nuovo messo al centro.

Quale può essere stato l’impatto, sociale e politico, nel mondo degli uomini, di un tale scandalo al tempo di Pietro e dei discepoli? La schiavitù era condizione corrente, come la sudditanza a un imperatore che disponeva della vita e della morte di chiunque. Il Vangelo, e questo è il segno del cuore, umano e divino allo stesso tempo, di Gesù, indica una forma di vita, non dei precetti. Una forma, materialisticamente parlando, del tutto scandalosa e sovversiva per il suo tempo. Ma a ben pensarci, sovversiva e rivoluzionaria ancor di più nel nostro.

Qualifica Autore: consigliere nazionale Pax Christi Italia

La denuncia delle armi e degli interessi delle industrie armiere e l’appassionato anelito al disarmo di Francesco.  

 

“Sta a noi esortare con forza i responsabili delle nazioni perché la crescente proliferazione delle armi ceda il passo alla distribuzione di cibo per tutti”. Sono parole di Papa Francesco durante l’incontro interreligioso a Ur dei Caldei, nel suo viaggio in Iraq il 6 marzo 2021.

È solo uno dei numerosissimi e appassionati interventi di Papa Francesco contro le armi. Ma è importante questo di Ur, perché pronunciato in un contesto religioso, anzi interreligioso. A conferma che la condanna della guerra e delle armi non era un suo “pallino”, ma un pilastro fondamentale per raggiungere la pace. Come ha detto, nel suo ultimo discorso, messaggio Urbi et Orbi, a Pasqua 2025: “Noi siamo chiamati a partecipare alla vita che non conosce tramonto, in cui non si udranno più fragori di armi ed echi di morte” e poco prima aveva detto: “Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo”.

Numeri

Va ricordato che nel 2024, secondo i dati del SIPRI – Stockholm International Peace Research Institute (www.sipri.org), la spesa militare mondiale è stata di 2.718 miliardi di dollari, pari al 2,5% del PIL.

Innumerevoli gli interventi di Francesco contro le armi e i mercanti di morte. Era l’11 giugno 2014, udienza in piazza San Pietro: “Voi pensate che i corrotti, quanti fanno la tratta delle persone umane o i fabbricanti di armi siano davvero felici? Non lo sono…nell’aldilà dovranno rendere conto a Dio del male compiuto. E dall’altra parte non porteranno con sé né soldi, né potere, né orgoglio”.

Qualifica Autore: presidente del Movimento Nonviolento

Papa Francesco, dieci tracce di nonviolenza.

 

Sarà la Storia a dare il giudizio sul pontificato di Francesco, ma per me lui è già tra i grandi Maestri universali della nonviolenza, con Gandhi e Martin Luther King e in compagnia di Nelson Mandela, Maria Montessori, Etty Hillesum, Sophie Sholl, Aldo Capitini, Lanza del Vasto, don Tonino Bello, Alexander Langer, e tante altre e altri.

Papa Francesco ha dato un segno inequivocabile al proprio pontificato: pregare per la pace e lavorare contro la guerra.

Dall’inizio della guerra in Ucraina la sua è stata l’unica voce che a livello internazionale si è spesa incessantemente per chiedere il “Cessate il fuoco!”, far tacere le armi.

Di fatto è diventato il leader del movimento pacifista mondiale: ha invitato i giovani all’obiezione di coscienza, ha incoraggiato i lavoratori portuali a boicottare il trasporto di armi, ha condannato l’industria bellica. Ha tracciato la strada della nonviolenza attiva, con passi decisi. Qui 10 tracce.

Prima traccia

La scelta del nome Francesco. Quando è stato eletto dal Conclave, il 13 marzo 2013, ha raccontato lui stesso: “Ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. È per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato”. Fa di me uno strumento della tua pace, diceva il Santo Francesco, e così ha fatto Papa Francesco. Un nome, un programma.

Seconda traccia

Un appello universale per la pace e contro ogni iniziativa militare, perché “guerra chiama guerra” e “violenza chiama violenza”. Lo ha lanciato il 7 settembre 2013 con la giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria. Una scelta religiosa, ma anche di pratica politica. Una spinta alla mobilitazione pacifista contro le guerre. Papa Francesco, insieme alla preghiera, ha sempre chiesto anche azioni. I suoi appelli si sono rivolti a tutti, religiosi e laici, alle singole coscienze e ai corpi collettivi: ha parlato alla Chiesa ma anche ai movimenti.

Qualifica Autore: già docente universitaria di Geografia politica ed Economica e Politica dell’ambiente

Il bacio tra misericordia e verità, tra giustizia e pace.

  

Papa Francesco è stato l’eccelsa sintesi del meglio che l’umanità, e non solo la Chiesa, ha prodotto per l’evoluzione dall’attuale homo sapiens a homo amans, relativamente non solo ai due binari della Bibbia, Giustizia e Pace, ma anche a quelli ad esse connessi attraverso la Nonviolenza, e cioè: Diritti Umani, Ambiente, Migranti, Lavoro, Fragilità, Donne, Movimenti popolari, Ecumenismo, Diritto, Speranza…perché Tutto è connesso, (Laudato Si’,117)

Proprio come, tra Settecento e Ottocento, affermò per primo, il geografo tedesco Alexander Von Humboldt, studiando il Chimborazo (la cima più alta delle Ande ecuadoriane): la natura è un tutto inseparabile: “l’unità del tutto (la naturgemaelde, la wholeness) è il più completo e naturale stato d’essere possibile, in connessione con lo stato emozionale della persona e in connessione con lo spirito”.

E lo stesso Von Humboldt fu anche il primo a denunciare i cambiamenti climatici indotti dall’uomo.

Papa Francesco è stato l’eccelsa sintesi di scienza e fede perché ha raccolto quanto, negli ultimi 50 anni, hanno insegnato Johan Galtung e i Peace Researchers dell’Ipra e di Transcend; la Dottrina Sociale della Chiesa; il Processo Conciliare Mondiale del Consiglio ecumenico delle chiese (Basilea 1989, Seul 1990, Graz 1997)  cui si aggiunge una personale Conversione ecologica, suggerita dalla Famiglia francescana e dal Movimento Internazionale di Riconciliazione che godeva tra i suoi membri di molti premi Nobel della pace tra cui Rigoberta Menchù e  Adolfo Perez Esquivel. La Trilogia (Giustizia, Pace e Salvaguardia del creato) è oggi presente capillarmente nelle diocesi e negli Istituti religiosi del mondo.

Il diritto e la giustizia sono condizioni necessarie per delimitare il potere, ripensare il modello di sviluppo e affermare l’ecologia integrale in risposta al dominio della guerra.

 

Nell’Enigma di Pio XII, Pier Paolo Pasolini scriveva che “le istituzioni sono commoventi: e gli uomini in altro che in esse non sanno riconoscersi. Sono esse che li rendono umilmente fratelli”. Ricorro a queste parole che considero verità civili, a me politicamente molto care, per riflettere sulla storia pastorale di Papa Francesco nel dialogo costante e generoso con le istituzioni internazionali. Il pontefice, infatti, ha frequentato con assiduità i luoghi della politica mondiale. Dalla prima visita al Parlamento Europeo e al Consiglio d’Europa il 25 novembre 2014 a Strasburgo, e poi con ripetuti interventi alle Nazioni Unite, Bergoglio ha imbastito nei 12 anni del suo pontificato una fitta sequenza di dialoghi, non solo ufficiali, con le istituzioni multilaterali. 

Nei mesi successivi alla sua elezione il Papa argentino – primo non europeo in oltre un millennio – anticipava con Evangelii Gaudium, in una diagnosi per nulla accomodante, una critica irremovibile nei confronti del potere economico e finanziario globale, e del modello di sviluppo imposto da una globalizzazione che favorisce accumulazione incontrollata di capitali da un lato, esclude e uccide dall’altro. Le encicliche Laudato Si’ e Fratelli Tutti hanno poi approfondito e integrato queste visioni sul governo del mondo, la materia prima dei suoi interventi all’ONU.

Criteri

Ben consapevole delle carenze strutturali della società mondiale e delle molte occasioni mancate da parte del potere internazionale per “ripensare i criteri obsoleti che continuano a governare il mondo ” (Laudato Si’, 189); convinto dell’urgenza di superare le strategie individualistiche dei singoli Stati, che in nome del mercato avvelenano i processi di integrazione e assicurano ai potenti di turno ogni forma di libertà (Fratelli Tutti, 170), il Papa ha curato il rapporto con le sedi dell’azione intergovernativa con autentica dedizione, con amore politico. Nel solco dei suoi predecessori, in particolare Paolo VI, Francesco non ha mai perso occasione per interpretare in prima persona, nella marcatura spirituale della leadership globale che ha esercitato, la vocazione altissima della politica: “una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune” (Evangelii Gaudium, 205).

Qualifica Autore: ricercatrice in Economia sperimentale presso l’Università Statale di Milano

Coesione umana e fraterna, dialogo e incontro con il mondo musulmano. La bellezza della diversità Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace mondiale.

 

Talvolta sembra che le nostre differenze culturali, economiche, politiche e religiose siano diventate fonti di conflitti inestricabili, piuttosto che la base per il rispetto reciproco e un terreno comune per la risoluzione dei problemi. Tuttavia, sono molto ottimista grazie allo spirito del Documento della Fraternità Umana […]. C’è davvero speranza per una nuova era di tolleranza e pace nel nostro mondo. Affinché questa […] possa radicarsi, è estremamente urgente che non solo comprendiamo i legami che ci uniscono come membri di una comunità globale, ma che li promuoviamo attivamente e li rafforziamo” (https://www.zayedaward.org/en/news-media/news/with-prominent-global-participation-featuring-heads-of- state-nobel-laureates-and-un-leaders-sheikh-nahyan-inaugurates-the-second-edition-of-the-human-fraternity- majlis-at-the-abrahamic-family-house).

L’iniziativa

Queste sono le parole che Sheikh Al Nahyan, ministro della Tolleranza e Coesistenza, ha pronunciato nel suo discorso all’inaugurazione della seconda edizione dell’Assemblea della Fratellanza Umana.

L’iniziativa, sorta in risposta alla volontà di rendere tangibili gli obiettivi della Dichiarazione di Abu Dhabi del 2019, è stata celebrata nella Giornata Internazionale della Fratellanza Umana, presso la Casa della Famiglia Abramitica, che ospita una moschea, una chiesa e una sinagoga.

Il luogo di ritrovo, frutto della stessa Dichiarazione, è un progetto che non solo rappresenta l’unione dei tre credi, ma è promotore di dialogo e sinergie e ne sottolinea la capacità di costruire pace, tolleranza e coesistenza attraverso un agire comune. Papa Francesco è stato un pontefice di grande dialogo e unione, e molte delle sue scelte si sono incanalate in questa direzione.

Il Documento sulla Fratellanza Umana, noto come Dichiarazione di Abu Dhabi, si distingue come l’iniziativa più significativa per il dialogo interreligioso.

Qualifica Autore: presidente di Pax Christi Italia vescovo emerito di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti

L’incontro con Francesco e la strada indicata per Pax Christi.

 

Lunedì 21 aprile 2025, lunedì dell’Angelo, terminava la lunga esistenza terrena dell’amatissimo Papa Francesco, servo buono e fedele, invitato dal Signore a entrare nella Sua gioia e, nella splendida mattinata del 26 aprile, al termine della messa esequiale, la Chiesa tutta pregava per lui e lo consegnava a Dio, commossa, gioiosa e colma di gratitudine. Anche noi, dalle pagine di questo numero speciale di Mosaico di Pace a lui dedicato, gli diciamo: GRAZIE!

In questi giorni dappertutto, nella Chiesa universale e nel mondo, cristiani e credenti di altre fedi religiose, non credenti, donne e uomini di buona volontà non fanno che parlare di lui, ricordare le sue parole e i suoi gesti e sperare che la sua esemplarità umana e cristiana non venga dimenticata ma, come seme gettato nei solchi di questa storia e di questo tempo, maturi in un futuro altro possibile.

In dialogo

Anche io, come fratello vescovo e presidente di Pax Christi Italia, desidero ricordare Papa Francesco attraverso quei momenti nei quali ho quasi toccato con mano la sua profonda capacità di ascolto e di dialogo. Mi riferisco, in particolare, a quando nell’aula del Sinodo in Vaticano, al cominciare dell’annuale assemblea generale della Cei, si intratteneva con noi vescovi italiani invitandoci a dialogare con lui con molta franchezza, ci diceva, e con molta sincerità. Alquanto emozionato e facendomi coraggio, mentre da poco avevamo vissuto la solennità della Pentecoste, prendo la parola e condivido con lui le parole dell’apostolo Pietro in At 2,17: “Io effonderò il mio Spirito su ogni persona… i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno dei sogni”.

Qualifica Autore: direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della CEI e docente di Teologia morale presso la Pontificia Università Gregoriana

Il magistero della pace di Francesco attraverso i messaggi per le Giornate mondiali per la Pace.

  

Un cantiere

Dodici anni di Pontificato offrono molteplici riflessioni. Se si guarda al tema della pace, possiamo parlare di un magistero fecondo e generativo.

Rileggendo i messaggi per la Giornata mondiale della Pace dal 1° gennaio 2014 al 2025, si riscontrano due caratteristiche.

La prima è data dallo stretto legame con la Storia. Il magistero della pace di Francesco risente degli eventi accaduti negli anni di ministero come vescovo di Roma.

Affronta il tema delle migrazioni, fronteggia gli strascichi della crisi finanziaria mondiale del 2007-2008, accompagna la stagione della pandemia, illumina le questioni legate alla crisi ambientale e ai progressi della tecnologia, si concentra sulle drammatiche guerre in Ucraina e in Medioriente.

Non sono stati anni semplici. Tuttavia, l’insegnamento di Papa Francesco è un viatico per la stagione della complessità.

Da qui la seconda caratteristica: questi testi regalano un vocabolario della pace. Lo si evince dai titoli: fraternità, indifferenza, nonviolenza, migrazioni, politica, speranza, dialogo, riconciliazione, conversione ecologica, cura, educazione, lavoro, intelligenza artificiale, remissione del debito. C’è davvero tanto. E c’è il pericolo di perdersi se non si coglie il filo rosso che attraversa una riflessione che ha un chiaro intento educativo.

Da queste due caratteristiche emerge una prima fondamentale conclusione: il magistero di Francesco non semplifica, ma offre strumenti per abitare la complessità.

Il nocciolo della proposta sulla pace è composto di tre passaggi determinanti: dalla globalizzazione dell’indifferenza alla fraternità attraverso il perdono; dalla cultura dello scarto alla cultura della cura grazie all’ecologia integrale; dalla corsa agli armamenti alla nonviolenza passando per l’impegno educativo.

Il Messaggio del Papa a Pax Christi Internazionale.

 

In occasione della Conferenza organizzata da Pax Christi International e dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace sul tema “Nonviolenza e pace giusta: Contribuire alla comprensione cattolica e l’impegno alla nonviolenza”, il 6 aprile 2016 Papa Francesco inviò al card. Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il Messaggio che riportiamo di seguito.

 

Signor Cardinale, sono lieto di far pervenire il mio cordiale saluto a Vostra Eminenza e a tutti i partecipanti alla Conferenza che si tiene a Roma dall’11 al 13 aprile 2016 sul tema: Nonviolence and Just Peace: Contributing to the Catholic Understanding of and Commitment to Nonviolence.

Misericordia

Questo incontro, organizzato congiuntamente dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e dal Movimento Pax Christi, assume un carattere e un valore del tutto particolari nell’Anno Giubilare della Misericordia. La misericordia, infatti, è “fonte di gioia, di serenità e di pace” (Misericordiae Vultus, n. 2.2), una pace prima di tutto interiore, che nasce dalla riconciliazione con il Signore (Ibid., n. 17). È innegabile, però, che anche le circostanze, il momento storico, in cui tale Conferenza si svolge, da una parte la carichino di aspettative e, dall’altra, non possano non essere tenute in conto nelle riflessioni dei partecipanti.

Per cercare vie di soluzione alla singolare e terribile “guerra mondiale a pezzi” che, ai nostri giorni, gran parte dell’umanità sta vivendo in modo diretto o indiretto, è necessario riscoprire le ragioni che spinsero nel secolo scorso i figli di una civiltà in grande parte ancora cristiana a dare vita al Movimento Pax Christi e al Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. È necessario, cioè, operare per una pace vera tramite l’incontro fra persone concrete e la riconciliazione fra popoli e gruppi che si affrontano da posizioni ideologiche contrapposte e impegnarsi per realizzare quella giustizia cui le persone, le famiglie, i popoli e le nazioni sentono di aver diritto, sul piano sociale, politico ed economico per compiere la loro parte nel mondo (cfr. Gaudium et spes, n. 9).

Qualifica Autore: Fairwatch

Il pensiero di Francesco rispetto alle ingiustizie e alle disuguaglianze.

 

Con le tinte spente dei giorni mesti che hanno seguito la morte di Papa Francesco, gonfi del cordoglio di facciata di alcuni dei più potenti della terra, stridono invece i colori, le musiche e le voci che hanno accompagnato, a Buenos Aires, sua città natale, i cortei improvvisati che si sono generati in alcuni dei barrios più infrequentabili e che si sono rovesciati, scomposti e sconnessi, nei salotti buoni della capitale argentina. Papa Francesco amava gli sgangherati: senza affettazione, senza piaggeria. Erano i suoi principali alleati nell’impresa titanica che si era prefisso: rimettere al centro delle preoccupazioni, del pensare e fare Chiesa, la giustizia sociale.

Non il successo dei meritevoli, il perdono dei penitenti, il premio per il figlio prediletto: la giustizia di Dio, che fa festa per il figliol prodigo e gli fa spazio come se non se ne fosse mai andato; l’attenzione di Cristo per le parole della peccatrice, la rabbia per i mercanti nel tempio, la forza vitale che risuscita Lazzaro, la compagnia, nell’ultima cena, con Pietro e con Giuda, quella, in croce, con i due ladroni. 

Chiesa in uscita

Il pensiero di Francesco rispetto all’ingiustizia che piega il nostro tempo è come se si fosse andato chiarendo negli anni, ma fin dall’esortazione apostolica Evangelii Gaudium del 2013 Bergoglio ripete “ciò che molte volte ho detto ai sacerdoti e laici di Buenos Aires: preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze”. La sua è, fin da subito, “Chiesa in uscita” perché “fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: ‘Voi stessi date loro da mangiare’” (Mc 6,37).

Qualifica Autore: patriarca emerito di Gerusalemme

Pace a Gaza e nel mondo intero. Una voce dalla martoriata Terrasanta.

  

Pastore della Chiesa Uni-versale, Papa Francesco è stato un uomo grande, un amico dei poveri, una voce per la pace nel mondo e nel nostro Medio Oriente. Tanti ne hanno fatto l’elogio, appena elevato da questa terra per ritornare alla Casa del Padre, nel quale ha creduto e a cui ha dedicato tutta la sua vita.

Papa Francesco è stato il papa della misericordia, povero e amico dei poveri, della pace e del dialogo con il mondo arabo e musulmano.

“Dio è misericordia” è il titolo di un suo primo libro. Misericordia e amore: due parole che s’intercambiano sia nell’aramaico, sia nell’Islam di oggi. Dio è misericordia. Allahu rahmānu-n rahīm.

Nella liturgia orientale, Dio è “amico degli uomini”. Per Papa Francesco, Dio è il Padre d’infinita misericordia, il padre dei due figli della parabola del figliol prodigo. Aspetta che il figlio peccatore torni a casa e l’abbraccia. Seguendo il Dio Padre misericordioso, Papa Francesco è stato vicino alla gente, a tutti, accogliendo ciascuno e riconoscendo loro dignità. Papa Francesco guardava Dio misericordioso e qualunque persona umana come figlio e figlia di Dio. Seguiva la legge della misericordia di Dio.

Già di stile semplice nella sua vita come arcivescovo a Buenos Aires, ha continuato ad esserlo quando è diventato Papa, a Roma. Non ha vissuto negli appartamenti storici dei palazzi in Vaticano, ma nella vicina Santa Marta.

La voce di Bergoglio nella denuncia delle guerre. Intervista a Lucia Capuzzi.

 

Lucia Capuzzi, inviata della redazione Esteri del quotidiano Avvenire, è in viaggio verso l’Argentina, quando le chiediamo un’intervista per questo numero speciale. Di guerre, di vittime, di distruzione, lei ne ha viste tante. Non esita a darci la sua disponibilità, tra un cambio di aeroporto e un volo. Le abbiamo chiesto di sintetizzarci il pensiero di Papa Francesco, e con Lui della Chiesa tutta, sulle guerre. O, meglio, contro tutte le guerre.

Come sintetizzeresti il messaggio di Francesco sulle guerre? Qual è la sua parola in merito, il suo sguardo?

Papa Francesco ha espresso un pensiero chiarissimo sulla guerra, andando oltre la dottrina cristiana classica, che in qualche modo riconosce la guerra giusta. In Fratelli Tutti, Francesco afferma che, per le condizioni attuali e per il grado di letalità che hanno le armi, non può esistere più guerra giusta. Solo la pace è giusta. Il suo non è un pensiero ingenuo, al contrario! Francesco è perfettamente consapevole che il conflitto è parte della natura umana. Il conflitto, però, non la guerra.

Quest’ultima è la patologia del conflitto, cioè quando non si riesce a risolvere un conflitto se non eliminando l’altro. La politica serve a risolvere dei conflitti. Lui accetta e ha accettato che ci siano dei conflitti nella vita di ciascuno e anche all’interno della Chiesa. Il punto è viverli in modo sano, con estrema trasparenza, e trovare un minimo comune denominatore per il bene dell’umanità. Questo approccio fa andare avanti. Quindi, il suo non è un pensiero ingenuo, ma valorizza altre forme di soluzione dei conflitti, perché, nonostante la narrativa dominante voglia farci credere che la guerra è inevitabile, in realtà è il conflitto a esserlo e può essere risolto in altri modi.

Qualifica Autore: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Papa Francesco e l’Intelligenza Artificiale per la pace: generare futuro.

 

Con la morte di Papa Francesco, il mondo perde non solo una guida spirituale, ma anche un pensatore coraggioso, capace di scrutare l’orizzonte delle sfide contemporanee. Tra le sue tante intuizioni profetiche, una in particolare oggi brilla con forza: aver invitato il mondo intero a riflettere sull’uso dell’Intelligenza Artificiale, non con paura o entusiasmo cieco, ma con intelligenza critica e visione etica.

Papa Francesco ha avuto la capacità di proporre a noi tutti una riflessione sull’Intelligenza Artificiale non in chiave puramente pessimistica o apocalittica — come avviene in alcuni settori della cultura — ma propositiva e progettuale. Con uno sguardo aperto e coraggioso, ha chiamato tutti all’impegno: contrastare gli usi negativi dell’Intelligenza Artificiale — quelli legati al controllo sociale e agli impieghi militari — e al tempo stesso esplorare, con spirito di ricerca, tutte le potenzialità che questa nuova scienza può offrire al servizio del bene comune e della pace. Caratteristica profonda di Papa Francesco è stata proprio questa: aprire alla speranza progettuale attraverso la cultura, l’educazione e l’impegno civile.

La speranza aveva il suo volto. Era il sole del mattino, la luce di un mondo che brancola nelle tenebre.

  

La speranza aveva il suo volto. Francesco era il sole del mattino, la luce di un mondo che brancola nelle tenebre.

Era il canto di Isaia: “Mi gridano: Sentinella, quanto resta della notte?”.

Ci siamo aggrappati alla sua veste bianca, come naufraghi che cercano un varco nella tempesta.

Ci siamo affidati alle sue parole e ai suoi silenzi. Lo abbiamo visto il giorno di Pasqua stanco, spossato, fragile, dare la benedizione urbi et orbi con quel filo di voce che rivelava la gravità della sua condizione fisica. Abbiamo sentito risuonare la litania che ha accompagnato tutto il suo papato: Pace! Pace! Pace! Basta guerre! Una crudeltà bombardare scuole e ospedali. No alla corsa al riarmo. Mettiamo fine al male delle armi che semina morte e distruzione in tantissime parti del mondo dove infuriano conflitti, in quella guerra a pezzetti già denunciata da Bergoglio a inizio del suo mandato (Palestina, Israele, Ucraina, Yemen, Congo, Sud Sudan, Myanmar...

Nessun leader mondiale come lui ha saputo urlare al mondo parole di saggezza e di sapienza, ha saputo opporre al realismo politico l’utopia concreta di un mondo disarmato, unica speranza in una storia succube del rischio concreto di un’apocalisse atomica.

Riecheggiando il passo famoso dell’enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII, “bellum est alienum a ratione” (la guerra è fuori dalle logiche razionali), Francesco ha sempre predicato l’uscita dalla spirale di violenza perché la guerra non dovrebbe essere mai possibile perché non dovrebbe essere mai pensabile.

Qualifica Autore: arcivescovo di Otranto

La convergenza tra don Tonino Bello e Papa Francesco.

 

E venne un Papa, che volle chiamarsi come san Francesco e assomigliava molto a don Tonino…

Dal 13 marzo 2013, Jorge Mario Bergoglio è il primo Papa che nella Storia della Chiesa cattolica abbia assunto il nome di san Francesco. Egli ne ha anche spiegato i motivi.

Ho preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma. Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. È il santo patrono di tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia, amato anche da molti che non sono cristiani. Egli manifestò un’attenzione particolare verso la creazione di Dio e verso i più poveri e abbandonati. Amava ed era amato per la sua gioia, la sua dedizione generosa, il suo cuore universale. Era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore. […] Se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea. La povertà e l’austerità di san Francesco non erano un ascetismo solamente esteriore, ma qualcosa di più radicale: una rinuncia a fare della realtà un mero oggetto di uso e di dominio” (Laudato Si’, 10-11, L.E.V., Città del Vaticano 2015, 17)

I tratti francescani del Papa non si limitano al nome, ma si traducono in scelte effettive di sobrietà e in gesti concreti di carità, specialmente verso i poveri e i sofferenti. Il suo stile e le sue opere sono davanti agli occhi di tutti.

Qualifica Autore: direttore dell’ufficio Custodia del Creato ed Ecologia docente di Teologia del creato all’ ISSR Area Casertana

A dieci anni dalla rivoluzione: un’enciclica sociale, ecologica, inclusiva.

 

La Lettera enciclica Laudato Si’, è stata pubblicata da Papa Francesco il 24 maggio 2024. Sulla scia degli insegnamenti di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, il Pontefice ha invitato la comunità umana mondiale a farsi carico della crisi ambientale contemporanea, sia globale sia locale, promuovendo un rinnovato impegno, cristiano e sociale, per la cura della nostra “casa comune”.

Con il sintagma casa comune Papa Francesco ha esteso il perimetro dei destinatari della sua Enciclica a tutte “le persone di buona volontà” (LS, 62), convocando l’intera famiglia umana nel riscoprire quell’elemento fondamentale che caratterizza la base comune della nostra esistenza: quella di abitare tutti insieme la stessa casa, il nostro pianeta Terra.

L’orizzonte

Tale nozione, non solo sociologica, ma declinata in un orizzonte evangelico di fratellanza umana, ha ampliato in modo inclusivo ed estensivo la nozione ecclesiologica di “barca” giovannea (cfr Gv 21), a cui era stata storicamente e simbolicamente associata l’immagine della Chiesa.

Anche l’apertura dialogica che struttura l’intero documento rispetto ai diversi campi del sapere umano (scientifico, teologico, filosofico, politico, economico, sociologico) ha suscitato l’interesse e la lettura dell’Enciclica ben oltre l’alveo cattolico, rendendo la Laudato Si’ il documento magisteriale cattolico più impattante dopo il Concilio Vaticano II.


Mosaico di pace, rivista promossa da Pax Christi Italia e fondata da don Tonino Bello, si mantiene in vita solo grazie agli abbonamenti e alle donazioni.
Se non sei abbonato, ti invitiamo a valutare una delle nostre proposte:
https://www.mosaicodipace.it/index.php/abbonamenti
e, in ogni caso, ogni piccola donazione è un respiro in più per il nostro lavoro:
https://www.mosaicodipace.it/index.php/altri-acquisti-e-donazioni