Ugo Mattei e Alessandra Quarta, L’acqua e il suo diritto, Ediesse edizioni, 2014
Agile libro di poco più di 100 pagine, utile a chiarire i termini con cui si è parlato di acqua in occasione del referendum sull’Acqua bene comune e a collocarli giuridicamente nel quadro della normativa nazionale e europea sul tema “Beni comuni". Il termine, tra l’altro, è stato introdotto nel dibattito economico da una donna, premio Nobel dell’economia nel 2009, Elinor Ostrom.
Il nostro libro risulta illuminante anche per spiegare ai "popolo dell’acqua" e ai cittadini comuni i termini della lotta serrata tra lo sviluppo dei mercati (alla fine finanziari) e la concezione dell’welfare state che informa, almeno in teoria, l’idea di Europa.
Partendo dal lontano 1903 si illustrano, con linguaggio chiaro anche se non semplice, le diverse e successive leggi nazionali che hanno riguardato la gestione dell’acqua: dalla municipalizzazione di Giolitti, alla legge Galli, al decreto Rochi del 2009 fino al vittorioso referendum del 2011, il cui risultato-immediatamente negato da decreti governativi ad hoc- è stato consolidato dalla sentenza della Corte costituzionale. Con essa si stabilisce il valore delle decisioni della democrazia diretta, non superabili dal legislatore, che spesso in Italia ha tentato di procedere in tal senso. Il capitolo sulla legge europea chiarifica la nozione di "servizi di interesse economico generale e la lega a quella di "bene comune", tanto poco conosciuta. Dall’Europa quindi non viene agli stati membri nessun obbligo alle privatizzazioni in materia. Utili appaiono anche i riferimenti alle "costituzioni bolivariane di Uruguay ed Ecuador. Il capitolo terzo chiarisce meglio, con i due esempi di Napoli e di Parigi, la possibilità di una resistenza democratica all’ingerenza indebita dell’economia del profitto. La struttura del testo, con riassunti e glossario rende accessibile ai più la complessa tematica. Unico neo (un refuso?) l’errata spiegazione, nel glossario, del termine liberalizzazione.
Il libro si legge come un invito a rilanciare con urgenza l’impegno sulla tutela dei beni comuni per una scelta di "economia morale" che tenga conto, nell’uso delle risorse naturali, del fattore ecologico (ambiente) e dei diritti delle generazioni future, nello spirito della nostra Costituzione.