Il 50% della popolazione è a rischio carestia. La carestia è imminente a Gaza, secondo l’ultimo rapporto della Classificazione Integrata delle Fasi della Sicurezza Alimentare (IPC) sviluppata dalle Nazioni Unite, oltre che da governi e ONG, tra cui Azione contro la Fame.
L'IPC specifica che il 50% della popolazione di Gaza sta vivendo una catastrofe (Fase 5 dell'IPC), a un passo dalla carestia, mentre quasi il 40% sta vivendo una situazione di emergenza (IPC Fase 4). Entro i prossimi quattro mesi, 7 persone su 10 nel nord di Gaza saranno a rischio di carestia.
1 bambino su 6 nel nord di Gaza soffre di malnutrizione acuta e 23 bambini sono morti per malnutrizione e disidratazione.
Nonostante le estreme difficoltà, Azione contro la Fame ha raggiunto più di mezzo milione di persone con la distribuzione di cibo, acqua e servizi igienico-sanitari dall'ottobre 2023.
18 marzo 2024. Si prevede che, nel nord di Gaza, la carestia possa verificarsi in qualsiasi momento tra oggi e maggio. Inoltre, c'è il rischio di carestia nel resto della Striscia.
Nel dicembre 2023, il rapporto sulla Classificazione Integrata delle Fasi dell’insicurezza alimentare (IPC) indicava che il 17% della popolazione era a un passo dalla carestia. L'ultimo rapporto, diffuso oggi, rivela un aumento ancora più preoccupante: il 50% delle famiglie a Gaza sta vivendo in una situazione di catastrofe alimentare (Fase 5 dell'IPC). Si tratta del grado più alto della scala IPC. La condizione di carestia si verifica quando i relativi parametri in termini di sicurezza alimentare, nutrizione e mortalità colpiscono almeno il 20% della popolazione, con circa 1 bambino su 3 gravemente malnutrito e 2 persone su 10.000 che muoiono a causa della fame.
Più della metà della popolazione totale in Fase 5 si trova nel nord della Striscia. L'accesso umanitario al nord di Gaza è quasi impossibile, una situazione che ha portato più di 160.000 persone sull'orlo della morte a causa della fame. Ma l'estrema insicurezza alimentare colpisce anche Rafah, attualmente l'area più popolata della Striscia a causa degli sfollamenti interni. Nonostante le minori restrizioni di accesso, gli aiuti umanitari restano del tutto insufficienti per sostenere le oltre 2 milioni di persone bloccate a Rafah: 3 persone su 10 nel sud di Gaza rischiano di morire di fame e si prevede che metà della popolazione debba affrontare condizioni di catastrofe di fase 5 tra marzo e luglio. La popolazione civile, disperata, è costretta a ricorrere anche al cibo per animali. Abbiamo ricevuto segnalazioni di persone che hanno mangiato foraggio animale, tra cui fieno, paglia e altri mangimi adatti a bovini, capre e pecore.
Questa straziante dichiarazione è stata rilasciata oggi dall'IPC, un quadro di sicurezza alimentare che comprende le Nazioni Unite, oltre a governi e ONG come Azione contro la Fame, le cui operazioni a Gaza risalgono al 2005. La soglia di carestia relativa al consumo alimentare delle famiglie è già stata significativamente superata. Il rapporto rivela una tendenza in forte aumento della malnutrizione acuta ed è altamente probabile che sia stata superata anche la soglia di carestia in relazione alla malnutrizione acuta. I dati disponibili indicano un forte aumento della mortalità infantile, che segnala l'imminente inizio della carestia.
Il Direttore delle Operazioni di Azione contro la Fame, Vincent Stehli, avverte dalla sua recente visita a Rafah, Gaza: "lavoriamo a Gaza da 20 anni e non ho mai visto nulla di simile. L'80% dei bambini ha malattie infettive; il 70% ha la diarrea. Non hanno cibo a sufficienza e i servizi sanitari non funzionano: un mix perfetto per la diffusione della malnutrizione. Questo è solo l'inizio".
I primi rapporti sulla malnutrizione rivelano un'altra realtà allarmante: nel nord della Striscia, 1 bambino su 6 è gravemente malnutrito e almeno 23 sono morti per malnutrizione e disidratazione, secondo i dati del Global Nutrition Cluster e del Ministero della Salute di Gaza.

IL LAVORO DI AZIONE CONTRO LA FAME A GAZA
Negli ultimi cinque mesi, Azione contro la Fame ha lavorato in condizioni estreme e di forte insicurezza per implementare la sua risposta umanitaria, con la distribuzione di cibo fresco e secco, pasti caldi, servizi di pulizia, trasporto di acqua, gestione dei rifiuti solidi e distribuzione di kit igienici e rifugi. Il Direttore delle Operazioni dell'organizzazione, da Rafah, ricorda che "la cessazione delle ostilità e il ripristino dello spazio umanitario per consegnare gli aiuti umanitari e ristabilire i servizi sono essenziali per eliminare qualsiasi rischio di carestia. Per questo Azione contro la Fame continua a chiedere un cessate il fuoco immediato e permanente".
Quando le persone soffrono di estrema carenza di cibo, la morte è lenta. Il dolore è intenso, con squilibri elettrolitici, apatia, affaticamento, deterioramento fisico e psicologico, degrado dei tessuti e danni agli organi vitali. La fame non dovrebbe mai essere usata come arma di guerra.

L’APPELLO DI AZIONE CONTRO LA FAME
Azione contro la Fame chiede quindi ancora una volta a tutte le parti in conflitto di concordare e prendere tutte le misure necessarie per raggiungere un cessate il fuoco umanitario immediato e duraturo che garantisca la protezione dei civili e delle infrastrutture civili e consenta un massiccio aumento della fornitura di aiuti umanitari salvavita.
Chiediamo inoltre agli Stati terzi di promuovere e monitorare attivamente l'attuazione della Risoluzione 2712 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che chiede un'urgente pausa umanitaria nei combattimenti e l'istituzione di corridoi sicuri in tutta la Striscia di Gaza per un periodo sufficiente a consentire un accesso rapido e senza ostacoli agli attori umanitari, in conformità con il Diritto Internazionale Umanitario. Ciò deve includere la priorità dell'accesso via terra, specialmente ai valichi di Rafah, Kerem Shalom/Kerem Abu Salem, Erez/Beit Hanoun e Karni.
Ribadiamo che, in conformità con la Risoluzione 2417 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che vieta l'uso della fame come arma di guerra, tutte le parti in conflitto devono cessare immediatamente gli attacchi contro i civili e le infrastrutture fondamentali per la sopravvivenza, comprese le strutture di produzione e distribuzione di cibo.

IL LEGAME TRA CONFLITTI E FAME
Azione contro la Fame ribadisce che i conflitti armati e la violenza sono le principali cause della fame. Gaza non è da meno: il conflitto sta minando direttamente la sicurezza alimentare della popolazione. Le ostilità in corso hanno creato grossi ostacoli alla coltivazione e alla produzione di cibo. I terreni agricoli sono stati colpiti da armi esplosive, con conseguenze negative sia a breve che a lungo termine, distruggendo i mezzi di sussistenza e contaminando il suolo con resti di esplosivi e ordigni inesplosi.
La maggior parte delle attività di pesca è stata interrotta. Molti negozi e mercati alimentari sono stati distrutti. Sono rimaste operative solo 15 panetterie delle 97 che erano attive prima del 7 ottobre. La distruzione di queste infrastrutture impedisce alla popolazione di acquistare e vendere cibo in modo sicuro. Il mercato è quasi inesistente. Inoltre, l'impennata dei prezzi ha creato seri ostacoli economici per i civili che vogliono accedere al cibo. Secondo l'ultimo rapporto di Insecurity Insight, la disponibilità di generi alimentari di base è estremamente limitata. Nel frattempo, 1,7 milioni di sfollati interni mancano di utensili da cucina, acqua e combustibile, impedendo l'accesso effettivo al cibo, anche quando questo è disponibile.
La fornitura di aiuti umanitari, compresi quelli alimentari, è una misura di emergenza fondamentale per salvare delle vite. Le restrizioni all'accesso ai beni commerciali e agli aiuti umanitari a causa di blocchi, violenze o misure amministrative hanno reso impossibile per i civili soddisfare i bisogni più elementari.


AZIONE CONTRO LA FAME
Via Rubens, 3
20148 Milano
www.azionecontrolafame.it


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