Nel suo operato Gesù ha mantenuto uno stile povero, sostenendosi solo con l’aiuto di chi lo ospitava durante i suoi spostamenti, perché "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo” (Mt, 8,20).
La Chiesa, nel suo secolare cammino, si è trovata a gestire risorse finanziarie che l’hanno resa una potenza economica, con stili e atteggiamenti spesso ben lontani da quelli del suo fondatore come noti fatti più o meno recenti hanno dimostrato.
La trasparenza nell’utilizzo delle proprie risorse finanziarie non è solo un requisito in linea con la missione morale, etica e religiosa della Chiesa, ma anche uno strumento per renderla maggiormente credibile nel mondo odierno, come testimoniano gli sforzi di papa Francesco per regolare con varie direttive il controllo e la gestione delle risorse vaticane. Limitandoci alle sole diocesi, notiamo che molto spesso i loro rendiconti economici o non sono pubblici o lo sono in modo parziale, il che rende impossibili congrui giudizi complessivi. Una Chiesa povera è spesso auspicata ma non sempre desiderata o cercata. Noi Siamo Chiesa auspica da tempo il ritorno graduale a una Chiesa in linea con il comportamento del suo fondatore, condividendo quanto affermarono i padri conciliari che nel novembre 1965 stipularono il cosiddetto “Patto delle catacombe: “Tutte le volte che sarà possibile, affideremo la gestione finanziaria e materiale nella nostra diocesi a una commissione di laici competenti e consapevoli del loro ruolo apostolico, al fine di essere, noi, meno amministratori e più pastori e apostoli”.
Parole a cui seguì l’impegno a vivere in povertà, rinunciando ad ogni privilegio, mettendo al centro del proprio ministero pastorale l’accoglienza dei più poveri.
Per questo esortiamo i Vescovi a rendere pubblica la gestione delle proprie risorse finanziarie nel segno di una maggiore trasparenza, formulando due proposte:
1) Suggeriamo alla CEI di fissare principi standard per l’allocazione delle entrate e uscite annue e di predisporre modelli di rendicontazione annua, suddivisi per aree di attività, a cui le singole diocesi si debbano adeguare prima di renderli pubblici sui propri siti.
In mancanza di modelli predefiniti, oggi ogni diocesi sembra comportarsi come meglio ritiene. Consigliamo di ispirarsi ad alcuni modelli trasparenti già messi in atto da alcune diocesi italiane: il Rapporto annuale preparato dal 2015 dalla diocesi di Padova (www.diocesipadova.it), certificato dal 2018 da una società di revisione contabile esterna, o il Bilancio di Missione prodotto dal 2023 dall’arcidiocesi di Milano (www.chiesadimilano.it).
La pubblicazione di un rendiconto economico annuo sarebbe un primo passo nel segno della trasparenza economica, a cui dovrebbe aggiungersi la redazione di un Bilancio patrimoniale annuo, come ci mostra la Diocesi di Padova. Ci rendiamo conto delle ulteriori difficoltà che questo comporterebbe per molte diocesi, ma riteniamo indispensabile puntare ad una completa trasparenza economica e patrimoniale.
2) Invitiamo ogni diocesi a mettere online il consuntivo annuo sull’utilizzo dei fondi dell’8 per mille ricevuti dalla CEI.
Da anni la Cei ha fissato norme per la ripartizione e la rendicontazione di questi fondi a livello diocesano (attribuendo al Vescovo la responsabilità di ripartire il finanziamento ricevuto sulla base di criteri programmatici da lui elaborati annualmente), stabilito l’obbligo per ogni diocesi di fornire alla CEI un dettagliato rendiconto annuale delle somme ricevute, precisando i criteri adottati, gli obiettivi perseguiti e i risultati ottenuti e di pubblicare un analogo rendiconto sul sito internet o sui bollettini diocesani.
Sul sito Rendiconto – Ufficio per la Promozione del sostegno economico (chiesacattolica.it) si rileva l’importo dei fondi assegnati con l’8 per mille alla CEI per l’anno 2023 e la loro ripartizione secondo le tre finalità previste dalla legge: esigenze di culto e pastorale (35%), sostentamento del clero (40%), interventi caritativi (25%). La “mappa 8xmille” consente poi di visualizzare la ripartizione, suddivisa nelle tre finalità, degli importi assegnati a ciascuna diocesi e si possono reperire anche schede riassuntive dei progetti seguiti in ogni provincia anche se non sempre si comprende se siano lavori ultimati o in corso e mancano indicazioni sui risultati conseguiti.
Non si rileva tuttavia un’analoga trasparenza a livello delle singole diocesi. Analisi svolte negli scorsi anni sui siti internet delle 226 diocesi italiane hanno evidenziato che solo una minoranza di esse pubblicava on line il rendiconto sull’utilizzo dei fondi ricevuti dalla CEI e tra questi pochissimi erano espressi in modo dettagliato. Si trattava prevalentemente di autocertificazioni delle spese effettuate, senza indicazioni sul contenuto, i soggetti attuatori e i beneficiari, spesso indicati in modo generico.
Per questo motivo Noi Siamo Chiesa, oltre a sollecitare la pubblicazione online dei rendiconto, invita a indicare i criteri di scelta seguiti, i destinatari degli interventi, lo stato di avanzamento dei lavori e i risultati conseguiti.
Una maggiore trasparenza si ottiene poi creando sul sito della diocesi un’apposita sezione dedicata ai rendiconti annui perché solo seguendo la loro evoluzione nel tempo si possono formulare valutazioni, sottolineando aspetti positivi o lacune.
Sarebbe importante, infine, incoraggiare le diocesi adotarsi di sistemi di controllo sul corretto utilizzo e il rispetto dei tempi dei fondi erogati. Obiettivi che richiedono impegno e un grosso sforzo di volontà, ma che consentirebbero alla Chiesa di mostrare un volto sempre più aperto e vicino ai problemi quotidiani di ognuno/a di noi.
Noi Siamo Chiesa 12 settembre 2024