Questo documento è l'esito del lavoro fatto nel convegno-laboratorio di Bologna (giugno 2017): si è partiti dalle 4 piste pastorali del convegno-laboratorio di Assisi (giugno 2015) e si è cercato di aggiornarle, integrarle e modificarle, sia nelle motivazioni teologico-pastorali (i perché), sia nei percorsi concreti (i come) alla luce dell'esortazione apostolica Evangelii Gaudium e dell'enciclica Laudato si' di papa Francesco.
Pista pastorale 1
Accogliere e sviluppare “piccole comunità cristiane”, che si pongano con gioia in ascolto della Parola, si aprano al mondo e alla vita quotidiana e siano fermento della Chiesa locale e della società con spirito di maternità, paternità e fraternità.
Perché
1. Il senso di comunità si fonda sull’amore trinitario e sulla Parola incarnata in Gesù Cristo
Signore, che la convoca, la fonda e la guida.
2. La piccola comunità permette di vedere l’essere umano come persona, valorizzando le sue specificità e donando gioia, speranza, fiducia. È necessaria per vivere il vangelo con responsabilità nella relazione fraterna (cfr. Atti 2,42-48; 4, 32-35; 5,12-16).
3. La piccola comunità risponde ai drammi, alle crisi e alle solitudini che oggi colpiscono molte persone e famiglie.
Come
1. Ripensando i concetti di popolo come umanità amata dal Signore e di parrocchia come tenda aperta a tutti; incarnando il vangelo nel dare spazio alla Provvidenza tramite l’incontro autentico e il prendersi cura.
2. Portando i contenuti e lo spirito della Laudato si' nelle dinamiche della Chiesa locale e nei percorsi della società sul territorio.
3. Contribuendo alla formazione di piccole comunità cristiane, che siano legate alla parrocchia e da essa sostenute in modo sussidiario, aperte al territorio e capaci di vivere la fraternità universale (Laudato si' 10). Cercando di riconoscere il bene già presente e di metterlo in rete, sappiano mettere i poveri al centro, coinvolgendoli nel loro cammino (EG
197-201).
b. valorizzando e condividendo le varie reti di esperienze esistenti sul territorio (G.A.S., condomini e vicinati solidali, economia della condivisione, finanza etica, etc…).
Pista pastorale 2
Promuovere esperienze che aiutino a riscoprire la logica del dono e della gratuità per una nuova economia delle relazioni, superando l’attuale visione consumistica (CiV 36). Come discepoli di Gesù proponiamo un cammino di liberazione che esige la revisione dei propri consumi e la condivisione delle esperienze di cambiamento.
Perché
Le motivazioni teologico-pastorali della pista sono state declinate nei tre termini: nuovo, conoscenza, relazione.
La logica del dono si radica in Cristo, uomo nuovo, che somma in sé l’amore e il fare relazione, nella logica dell'accoglienza e dell'inclusione di tutti, in particolare degli ultimi.
Il superamento della logica consumistica nasce da una nuova consapevolezza del proprio ruolo di consumatori e dal riconoscimento dei bisogni indotti affinché l'economia sia uno strumento che permetta di sviluppare una società migliore.
- Il rinnovamento della società si consegue promuovendo economie etiche, giuste e solidali e buone pratiche che veniamo a conoscere nella relazione tra le esperienze.
Come
Il come deve essere declinato attraverso tre ambiti: degli impegni personali, delle prassi e degli impegni comunitari.
- Impegni personali: dedicando del tempo a creare relazioni, ricercando un’informazione più attenta e consapevole, attuando piccoli gesti concreti tramite lo scambio di saperi, di esperienze, di beni e di servizi.
- Prassi: valorizzando le aziende che attuano buone prassi, la produzione locale, il risparmio energetico, l'auto produzione, il ridurre, riusare, riparare e riciclare, l’artigianato creativo e solidale, il recupero e lo scambio dei saperi.
- Impegni comunitari:
laboratori formativo-esperienziali: es. sulle relazioni, sull'uso del denaro e sul lavoro secondo il Vangelo, educando e formando alla gratuità, in particolare i giovani, attraverso esperienze concrete sul campo
- valorizzando e condividendo le varie reti di esperienze esistenti sul territorio (G.A.S., condomini e vicinati solidali, economia della condivisione, finanza etica, etc…).
Pista pastorale 3
Mettersi in ascolto delle grida della terra e degli impoveriti, condividendo il cammino delle Chiese nel mondo, per una più approfondita conoscenza delle ingiustizie strutturali, da cui dipende la crisi con le sue vittime, generando povertà, mancanza di lavoro, conflitti, isolamento, fenomeni migratori, “inequità”.
Perché
1. Crediamo in un Dio che è Trinità, parola incarnata, comunità d'amore, che ha creato ogni cosa in relazione con ogni altra creatura perché sia felice!
estimoni nella rinuncia a beni materiali superflui. Le comunità sono invitate a uscire dagli apparati e a condividere con i più poveri e deboli le “ricchezze” della Chiesa cattolica.
Perché
1. C'è un’urgente domanda di giustizia da promuovere secondo l'esigenza biblica e secondo il pensiero dei Padri e Madri della Chiesa: non si tratta di dividere i beni comuni in parti uguali, ma di riconoscere il diritto di ciascuno a poter rispondere alle sue vere necessità, non secondo il criterio del merito, ma del bisogno e del diritto. Questo per poter scardinare la logica capitalista e mercantilista che ha preso dimora anche nella Chiesa.
2. La Bibbia ci ricorda che il dono è il fondamento della condivisione. Dio ci ha offerto tutti i beni del Creato in dono e ci ha chiamato a utilizzarli per la cura di tutte le Creature. Riconoscere che tutto è dono ci fa diventare, altrettanto, dono per gli altri, aprendoci alla relazione come via maestra per la custodia del Creato.
3. Il Vangelo ci incoraggia a fidarci di Dio che è Padre e Madre e che provvede per tutti i suoi figli e figlie (la dimensione della Provvidenza), vivendo con coraggio il Vangelo della sobrietà (Mt 6,25-34) per diventare persone libere e povere.
Come
Il come deve essere declinato nelle seguenti tre dimensioni: discernimento, condivisione e trasparenza.
1. Discernimento:
• individuando i beni posseduti dalle realtà diocesane, dalle confraternite, dalle fondazioni e dagli istituti religiosi;
• aiutando a prendere coscienza di doverli curare e custodire per renderli fruibili, con la partecipazione attiva e coraggiosa di tutto il popolo di Dio (laici, preti, religiosi e religiose);
• scegliendo il giusto utilizzo attraverso il confronto con le fragilità del territorio e le povertà del popolo.
2. Condivisione:
• proponendo casse di condivisione per i disoccupati e fondi di solidarietà per le diverse esigenze della comunità;
• aiutando le famiglie a vivere con sobrietà i sacramenti (regali, pranzi, vestiti, soldi, celebrazioni...);
• organizzando incontri specifici sui nuovi stili di vita per seminaristi, catechisti, animatori ed educatori, che li aiutino a capire e a rifiutare l'economia del profitto;
• raccomandando una cassa comune tra i presbiteri per le necessità delle parrocchie più povere; una cassa comune tra i vescovi per sostenere le diocesi in difficoltà; una cassa comune tra i religiosi e le religiose per le necessità delle congregazioni più povere.
3. Trasparenza:
• liberando il sacro (i sacramenti, i sacramentali, intenzioni per le messe, benedizioni, funerali, benedizioni pasquali, certificati vari) dai tariffari secondo l’esortazione di papa Francesco;
• esigendo dalle diocesi e dalle parrocchie bilanci che abbiano una trasparenza integrale, dalla quale emerga in quali banche e in quali modi siano fatti gli investimenti; evitando le speculazioni; dando preferenza alla finanza etica (Banca Popolare Etica, Credito cooperativo...).
Pista pastorale 4
Denunciare il mercato del sacro (Lc 19, 45-46) e chiedere una gestione economica equa, trasparente e partecipata nella Chiesa perché sia povera e libera. I nostri pastori con le nostre comunità siano i primi testimoni nella rinuncia a beni materiali superflui. Le comunità sono invitate a uscire dagli apparati e a condividere con i più poveri e deboli le “ricchezze” della Chiesa cattolica.
Perché
- C'è un’urgente domanda di giustizia da promuovere secondo l'esigenza biblica e secondo il pensiero dei Padri e Madri della Chiesa: non si tratta di dividere i beni comuni in parti uguali, ma di riconoscere il diritto di ciascuno a poter rispondere alle sue vere necessità, non secondo il criterio del merito, ma del bisogno e del diritto. Questo per poter scardinare la logica capitalista e mercantilista che ha preso dimora anche nella Chiesa.
- La Bibbia ci ricorda che il dono è il fondamento della condivisione. Dio ci ha offerto tutti i beni del Creato in dono e ci ha chiamato a utilizzarli per la cura di tutte le Creature. Riconoscere che tutto è dono ci fa diventare, altrettanto, dono per gli altri, aprendoci alla relazione come via maestra per la custodia del Creato.
- Il Vangelo ci incoraggia a fidarci di Dio che è Padre e Madre e che provvede per tutti i suoi figli e figlie (la dimensione della Provvidenza), vivendo con coraggio il Vangelo della sobrietà (Mt 6,25-34) per diventare persone libere e povere.
Come
Il come deve essere declinato nelle seguenti tre dimensioni: discernimento, condivisione e trasparenza.
Discernimento:
- individuando i beni posseduti dalle realtà diocesane, dalle confraternite, dalle fondazioni e dagli istituti religiosi;
- aiutando a prendere coscienza di doverli curare e custodire per renderli fruibili, con la partecipazione attiva e coraggiosa di tutto il popolo di Dio (laici, preti, religiosi e religiose);
- scegliendo il giusto utilizzo attraverso il confronto con le fragilità del territorio e le povertà del popolo.
Condivisione:
- proponendo casse di condivisione per i disoccupati e fondi di solidarietà per le diverse esigenze della comunità;
- aiutando le famiglie a vivere con sobrietà i sacramenti (regali, pranzi, vestiti, soldi, celebrazioni...);
- organizzando incontri specifici sui nuovi stili di vita per seminaristi, catechisti, animatori ed educatori, che li aiutino a capire e a rifiutare l'economia del profitto;
- raccomandando una cassa comune tra i presbiteri per le necessità delle parrocchie più povere; una cassa comune tra i vescovi per sostenere le diocesi in difficoltà; una cassa comune tra i religiosi e le religiose per le necessità delle congregazioni più povere.
Trasparenza:
- liberando il sacro (i sacramenti, i sacramentali, intenzioni per le messe, benedizioni, funerali, benedizioni pasquali, certificati vari) dai tariffari secondo l’esortazione di papa Francesco;
- esigendo dalle diocesi e dalle parrocchie bilanci che abbiano una trasparenza integrale, dalla quale emerga in quali banche e in quali modi siano fatti gli investimenti; evitando le speculazioni; dando preferenza alla finanza etica (Banca Popolare Etica, Credito cooperativo...).