Rilanciamo un comunicato stampa di Sbilanciamoci! preoccupati per la strada intrapresa dal nostro Governo di aumento delle spese militari. 

"Nelle prossime settimane sarà licenziato dal governo il nuovo Documento di Economia e Finanza (DEF) che ha il compito di fissare le previsioni macroeconomiche, di indirizzo della spesa pubblica e degli obiettivi di bilancio, programmatici e di riforma.

Dopo l’approvazione dell’ordine del giorno di alcuni giorni fa alla Camera dei deputati che impegna il governo a portare al 2% del PIL le spese militari, abbiamo la forte preoccupazione che questo obiettivo possa essere recepito nel DEF.

“Invece di chiedere – dopo il dramma della pandemia- di portare la spesa per la sanità pubblica all’8% o gli investimenti per l’istruzione al 7 % (siamo il fanalino di coda in Europa per la spesa in scuola e università) il parlamento chiede di aumentare del 30% le spese per le armi”, sottolinea Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci!

Riteniamo questa, una scelta sbagliata e strumentale, demagogica e propagandistica, di fronte alla guerra drammatica in Ucraina.

Una scelta, tra l’altro, generica, in cui non si tiene conto delle implicazioni della destinazione della spesa e delle scelte in ambito europeo, che al momento non prevedono la costituzione di un esercito comune.

“In questi anni - continua Marcon- le spese militari sono aumentate significativamente in Italia quando nello stesso periodo le spese per la sanità, la scuola, il welfare sono rimaste le stesse e in alcuni casi sono diminuite.
Nel 2021 le spese militari nel mondo sono aumentate di 50 miliardi di dollari (superando i 2000 miliardi di dollari), 10 volte di più di quanto si è stanziato per il COVAX per assicurare gratuitamente i vaccini ai paesi poveri.

Nel mondo non ci sono poche armi, ce ne sono troppe.

La guerra in Ucraina e i rischi e le tensioni per il mondo, non si fermeranno aumentando le spese per le armi, ma con politiche di pace e di sicurezza comune e condivisa. Non bisogna fare gli stessi errori della guerra fredda e del riarmo nucleare degli anni ‘80.

“Per questo – ha concluso Marcon – chiediamo al governo e al parlamento di escludere dalle previsioni del prossimo DEF un aumento delle spese militari: chiediamo invece politiche di prevenzione dei conflitti, di cooperazione e di  rafforzamento di una sicurezza comune fondata sulle Nazioni Unite”.

 


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