Due parole sulla questione del voto sulla “piattaforma Rousseau”. Al netto di tutte le considerazioni sulla sicurezza, trasparenza, affidabilità, ecc.
La prima questione è come questa possa integrarsi nelle procedure per la formazione del Governo, regolate nelle sue linee generali dalla Costituzione. L’interrogativo è questo: è una decisione interna che pertanto non ha un risvolto anche esterno: una sorta di referendum consultivo per conoscere l’opinione degli iscritti? Oppure determina un vincolo giuridico (sia nell’ambito di un micro ordinamento quale quello del Mov5 stelle) fra iscritti ed eletti. Credo, in base a quanto conosco dei regolamenti interni di questo Movimento, che la risposta corretta sia la seconda. E questo pone un problema di costituzionalità perché si avrebbe un effetto, sia pure indiretto, di interferenza con le procedure costituzionali di formazione del Governo che attribuiscono la scelta in ordine della formazione di un Esecutivo a decisioni, rispettivamente del Presidente della Repubblica unitamente ai Presidenti dei Gruppi parlamentari (e dei Segretari dei Partiti, come elemento, in qualche modo, accessorio), con la ratifica poi da parte delle maggioranze in entrambe le Camere, con il voto di fiducia. A parte la violazione dell’art. 67 della Cost. che esclude qualsiasi vincolo di mandato in capo ai parlamentari (e quindi fra iscritti ad un Partito o forza politica, ed eletti).
Ebbene, a parte questo, io non mi scandalizzo sul fatto che una forza politica, possa decidere quali siano le procedure interne di formazione della volontà politica. Neppure l’adozione di una procedura referendaria per ratificare la scelta di formare un Governo. Quello che più mi sorprende è l’assenza, nel regolamento dei 5stelle di un principio di responsabilità politica che è propria della democrazia parlamentare. Cosa accadrebbe infatti se la consultazione degli iscritti del Movimento dovesse dar torto – anche solo per una manciata di voti - a chi si sta prodigando per la formazione di un Governo 5stelle – partito democratico? Verrebbe in tal caso ad essere sfiduciato l’intero gruppo dirigente del Movimento (Capo politico, presidenti dei gruppi parlamentari, Grillo e Casaleggio, ecc.). In Gran Bretagna, quanto si votò sulla Brexit, a seguito dell’esito referendario, si dimise un intero Governo, quello di Cameron. Lo stesso dovrebbe avvenire per i 5stelle in caso di sconfessione del tentativo di formare un Governo. E qui sorgerebbero i problemi. Innanzitutto ciò non è previsto dai loro regolamenti. E poi, problema ulteriore, da cosa dovrebbero dimettersi Grillo e Casaleggio, che non hanno incarichi istituzionali e sono soltanto dei privati cittadini? E Di Maio? Come si vede, l’utopia della democrazia diretta copre l’assenza di cultura della responsabilità politica. Eppure tale cultura politica aiuterebbe a responsabilizzare sia gli eletti che gli elettori. Per quanto riguarda i parlamentari, ciò dovrebbe indurli ad una maggiore ponderazione delle questioni da sottoporre poi a referendu. E’ di tutta evidenza che qualora fosse espressamente prevista la responsabilità degli eletti, in tal caso gli iscritti dovrebbero mettere in conto, in caso di sfiducia, le dimissioni di tutto il gruppo dirigente. E la scelta su un questione delicatissima, come quella relativa alla formazione di un Governo, verrebbe, in qualche modo, sottratta da logiche superficiali o emotive (non si tratterebbe di un’opinione come tante, come le ricerche di mercato). Gli iscritti, in tal caso, dovrebbero avere chiaro che con il loro voto potranno determinare la sconfessione di un intero gruppo dirigente, che su quella scelta di governo si è scommessa, con tutto ciò che questo comporta. Si aprirebbe così la strada verso un rapporto di piena responsabilità politica, in primo luogo degli eletti, ma anche degli iscritti. I quali dovranno immediatamente decidere, in caso di pronuncia negativa e quindi di sfiducia, da che tipo di gruppo dirigente intendano farsi guidare. Ma su tutto questo il regolamento dei 5stelle tace. Forse perché, per loro, il referendum è una specie di ricerca di mercato, come un sondaggio sul profumo di una saponetta.