Frutto dell’iniziativa del Consiglio europeo, dove, com’è noto, i singoli Stati – e in particolare quelli dell’Est – hanno, se non altro per il numero, un notevole potere, è stata recentemente approvata dal Parlamento europeo una lunga risoluzione “sull'importanza della memoria europea per il futuro dell'Europa”.

Tale dichiarazione tende, nei fatti, a equiparare nazismo a comunismo/stalinismo. Essa appare ridondante, farraginosa e talvolta volutamente ambigua, soprattutto quando fa degli espliciti riferimenti alle ideologie. In base ad una certa interpretazione di tale dichiarazione, sarebbe possibile – secondo alcuni - equiparare al Mein Kampf di Adolf Hitler le opere di Marx, Rosa Luxembourg e di Antonio Gramsci, per sanzionarle, addirittura vietandone la circolazione. Sarebbe davvero inquietante e contrario a tutti i principi di libertà, sanciti sia in sede europea che internazionale (Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e Convenzione europea dei diritti umani).

Forse sarebbe stato meglio una pura e semplice presa di posizione contro tutte le dittature e i totalitarismi. Punto.

Sia chiaro, è del tutto comprensibile che da parte di esponenti dei Paesi dell’ex Patto di Varsavia si manifesti un profondo risentimento nei riguardi dell’esperienza del comunismo realizzato e della dittatura che ha comportato. Per noi cittadini Italiani – spesso ce ne dimentichiamo - la fine del fascismo e della guerra ha coinciso con la fine della Monarchia, a seguito del Referendum istituzionale, l’Assemblea costituente, e la Costituzione repubblicana, e quindi l’avvento della libertà e della democrazia, per i Paesi dell’Est europeo ha coinciso con l’inizio della dittatura. L’allargamento dell’Unione europea ai Paesi dell’Est ha comportato, nel bene e nel male, anche l’emergere di questo risentimento. Che si accompagna anche ad un profondo risentimento, per non dire odio, nei riguardi della Russia, erede diretta dell’Unione sovietica, che viene rimproverata non solo di non avere fatto i conti fino in fondo con il totalitarismo, ma di continuarne la politica espansionistica.

Detto questo la dichiarazione va molto più in là: spiega le origini della seconda guerra mondiale come conseguenza, pressocché esclusiva, del Patto Ribentropp-Molotov (concernente la spartizione della Polonia e di gran parte dell’Europa dell’est fra il Reich tedesco e l’URSS). Ma questa è una tesi – a quanto mi risulta – molto minoritaria fra gli storici. E in ogni caso non spetta ai politici improvvisarsi storici e riscrivere la storia o comunque invadere il campo degli storici. Tanto meno spetta ai politici imporre una particolare tesi storica (peraltro discutibilissima) per farne derivare conseguenze politiche, sia all’interno dell’Unione, che dei singoli Paesi. Questo si chiama fare un uso politico della storia, il che è francamente inaccettabile.

Ribadisco, il Parlamento europeo ha tutto il diritto di prendere posizione contro tutte le dittature e i totalitarismi, di ogni tipo, al di là di qualsiasi equiparazione. Andrebbero invece bandite ricostruzioni storiche che pretendono di riscrivere la storia e imporre una visione da cui, magari, far discendere conseguenze paradossali: si verrebbe a introdurre una sorta di Storia ufficiale o di Stato. Ma questi sono chiaramente comportamenti da Stato etico o totalitario. Viene da rammentare Orwell nell’ormai classico “1984”. E la situazione non cambia di certo se è l’Unione Europea a prendere tale posizione.

Oltretutto, la fine del nazifascismo, piaccia o non piaccia, è dovuta sia al ruolo degli Alleati, ma anche a quello dei movimenti partigiani (il più importante, numericamente e organizzativamente è stato certamente quello jugoslavo), nei quali la componente comunista è stata determinante, ma soprattutto dell’Armata rossa dell’Urss. Non dobbiamo dimenticare il contributo di oltre 22 milioni di cittadini sovietici morti nella guerra. E tutto questo è stato anche il prezzo pagato per la nostra libertà e democrazia.

Si obietterà che ciò ha comportato anche la fine della libertà e della democrazia per i Paesi dell’Est europeo e l’inizio della dittatura e del totalitarismo. E’ anche vero però che ad eccezione della Cecoslovacchia e probabilmente dei paesi baltici, una piena democrazia e lo Stato di diritto non hanno mai albergato nei rimanenti Paesi dell’Est (Polonia, Romania, Ungheria, Bulgaria, Jugoslavia e Albania). E anche questo è un dato storico innegabile.

Venendo all’oggi la dichiarazione in questione si occupa soltanto delle dittature del passato, come quelle nazifasciste, da un lato, e quelle dell’Urss e dei Paesi ex patto di Varsavia, dall’altro. Certo non è compito del Parlamento europeo, nell’ambito della giornata della memoria, affrontare la problematica delle dittature e dei regimi totalitari presenti oggi nel mondo. Tuttavia una più precisa contestualizzazione avrebbe contribuito a riequilibrare certi giudizi storici, con uno sguardo, non solo sul passato, ma anche sull’oggi e con un occhio verso il futuro. Abbiamo Grandi Potenze, soprattutto sul piano economico, quale la Cina, che rientrerebbero perfettamente nella qualificazione di Stato dittatoriale e probabilmente anche totalitario. E come la mettiamo sul fatto che fra i Paesi di Asia ed Africa, le non dittature sono enumerabili fra le dita di una mano (Tunisia, in parte Marocco, SudAfrica, India, sperando di non averne dimenticato qualcuno)? Mentre con tutti gli altri, i Paesi europei fanno affari alla grande. Alla Cina sono state spalancate le porte del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), nonostante le gravissime inadempienze sul piano delle garanzie dei lavoratori – in relazioni a standard europei e internazionali (vedi OIL) - e proprio in virtù di tutto ciò i prodotti cinesi hanno sbaragliato la concorrenza a livello planetario, distruggendo interi settori di industria manifatturiera occidentale. Lo stesso vale per tanti altri Stati. In molti Stati africani poi, le dittature (e i colpi di Stato che le hanno originate) sono quasi sempre la conseguenza di manovre di imprese multinazionali occidentali (e spesso anche di Stati europei) per il controllo delle materie prime, di cui questo continente è ricchissimo, senza peraltro godere in alcun modo dei connessi vantaggi economici. Ecco, perché questa dichiarazione è anche frutto di ipocrisia: ha gli occhi rivolti al passato: pretende il ricordo delle dittature passate, ma non vuole prendere atto delle dittature presenti con cui gli Stati europei fanno affari.

Ma anche all’interno dell’Unione europea, vi sono alcuni Stati, assimilabili piuttosto alle Democrature (una via di mezzo fra democrazia e dittatura) che delle autentiche democrazie. Valgano per tutte, Polonia e Ungheria, il cui leader Orban si è pure vantato di aver dato vita in Ungheria, ad una Democrazia illiberale (cioè non costituzionale, in cui viene superata la divisione dei poteri, la Magistratura non è indipendente dal potere politico, e i diritti individuali non vengono adeguatamente tutelati) e così pure in Polonia: e il modello è proprio quello dell’odiato Putin, leader della Russia post-sovietica, oltre che di Erdogan in Turchia.

- Come si vede il problema è un tantino più complesso di quella semplificazione che la dichiarazione europea testè approvata vuole mostrare. Sarebbe a questo punto opportuna una Risoluzione del Parlamento italiano, la quale, almeno, rimetta le cose a posto. Basterebbe soltanto il riferimento alla Costituzione italiana, frutto del compromesso in Assemblea costituente, fra la componente liberaldemocratica, quella cattolico-democratica e quella socialista e comunista, la quale mentre nella XII disp. trans. e fin. vieta espressamente la ricostituzione in qualsiasi forma del disciolto Partito fascista, prevedendo ulteriori restrizioni nell’elettorato attivo e passivo per i responsabili del regime fascista, nulla dice a proposito del comunismo, anzi assicura e garantisce all’art. 21 la più estesa libertà di manifestazione del pensiero e all’art. 33 piena libertà di insegnamento e di ricerca.

   
 
   

Mosaico di pace, rivista promossa da Pax Christi Italia e fondata da don Tonino Bello, si mantiene in vita solo grazie agli abbonamenti e alle donazioni.
Se non sei abbonato, ti invitiamo a valutare una delle nostre proposte:
https://www.mosaicodipace.it/index.php/abbonamenti
e, in ogni caso, ogni piccola donazione è un respiro in più per il nostro lavoro:
https://www.mosaicodipace.it/index.php/altri-acquisti-e-donazioni