Alle prime pagine lette subito il pensiero è volato a Katia, la giovane donna moldava che aiutava la mamma nelle pulizie, così gentile e allegra che poi lei era contenta l'aiutasse anche nella doccia e in altre piccole cose intime.

Katia capace di intimità, di quel "dor" che è desiderio e nostalgia dell'affetto primigenio. Amore che dà senza pretendere altro se non affetto. L'amore che si dà non è facile né scontato. Le ho detto del libro, ma mi ha risposto che per ora non ha tempo, chissà domani... Tante sono nel nostro paese queste donne che dalla vita non hanno avuto (sembra) nulla, ma l'hanno affrontata con il sorriso, con l' audacia insolente di chi è disposto a tutto purché qualcosa cambi. Donne senza padroni, ricche di dignità, anche se molti le hanno trattate come schiave, nel chiuso delle case, se hanno cercato di violentarle con la promessa di un permesso di soggiorno, oppure se qualche vecchio le assume per farsele, se qualche donna italiana dà loro come cibo pane e acqua, come racconta Lilia. Loro possono stare anche senza cibo, per un po', r-esistere per esistere, per mandare a casa soldi ai figli, con i pacchi dei viveri. Sanno ricominciare da capo. Le sentiamo vere come noi non siamo più se non nella sete di scalata sociale e di potere. La verità è una conquista, non si regala la verità. La loro si è costruita in un viaggio alla balia di tutti, in una bellezza che si spegne nel lavoro duro, in incontri con vigliacchi e con generosi. In rapporti umani o da umanizzare con noi italiani. Allora scrivere, per Lilia Bicec, nasce come rimedio al vivere sole, senza amore. Una bella consapevolezza di sé emerge dal testo, nascendo dall'azione generosa che ad ogni passo ridà dignità, finché si realizza il sogno tanto atteso di un ricongiungimento con chi per lei è "più caro e prezioso", i figli. Per Lilia è presto l'ora dell'ultimo dolore, della più grande perdita, perché non sempre le favole sono a lieto fine. Eppure continua a vivere, disposta a tutto purché qualcosa cambi: Lilia ha un tesoro nel cuore e la sua scrittura ce lo passa intatto, arricchendoci.


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