Amici cari, a quante morti noi assistiamo di persone che pur sono fisicamente vive? E quante volte a noi stessi capita di trovarci in situazioni simili? La morte sembra avvolgerci sempre di più.

E non solo quella fisica, dei poveri di questo mondo o delle persone care, magari giovani o relativamente giovani. Ma anche quelle “morti” che, appunto, si manifestano in un vivere che ci trascina nell’inerzia e nella rassegnazione, oppure nell’opportunismo e nella pura sopravvivenza.
Talora muore in noi un sogno, un progetto, un’amicizia, un amore. Magari, una dignità.
“A quante contemplazioni della morte può far fronte la mente di un uomo prima di cedere alla follia?”: così si chiede Paolo Malaguti nel suo ultimo romanzo (L'ultimo carnevale, Solferino, 2019, p. 231). Lo strazio per la fine di qualcosa può davvero trascinarci nella morte o in un senso di morte, in una morte prima del tempo o al di fuori di esso. Così, più in generale, di fronte alla vita e alla storia e alla loro “incomprensibilità”, qualcuno sembra trovare rifugio in reazioni estreme, ad esempio nella malattia mentale. “La mente dell'uomo non si lascia circoscrivere, sezionare, portare alla luce. Non è mai trasparente. E talvolta la cosiddetta malattia mentale non è che la reazione logica a un mondo assurdo, spietato, caotico e brutale” (Alicia Giménez-Barlett, Dove nessuno ti troverà, Sellerio, 2011, p. 219).
L’evento, o, meglio, la dimensione della morte si intrecciano, dunque, con la vita. La nostra vita. E se dispiace pensare che potremmo morire improvvisamente, come succede a tanti, ci addolora ancor di più il sentirci tristi - ossia “morti dentro” - per qualcosa che non va in noi e che non sappiamo raddrizzare.
“(…) Comunemente, ‘il mistero della morte’. Ma non è un mistero, la morte è una cosa chiara e certa. Il vero mistero è la vita. Cos'è e come bisogna prenderla?” (Enzo Pezzino, Il mio Zibaldone sul senso dell'esistere, c.u.e.c.m., 2013, p. 38).
Ecco: come prendere la vita? come essere vivi e vitali? come imparare a morire e risorgere ogni giorno ad una ‘vita nuova’? ed infine, come arrivare alla morte “con occhi aperti”, come afferma l’Adriano della Yourcenar? In effetti, non è forse il pensiero della morte finalizzato a far crescere la nostra consapevolezza del vivere, e del morire?
Qualche mese fa, in primavera, mi capitava di avere l’occasione di rivisitare, dopo molti anni, il Camposanto di Pisa, nel Campo dei Miracoli. Contemplandolo, il poeta Corrado Govoni così scriveva: “Non anderà / anche la Morte ad aiutare i contadini / a raccogliere il fieno / nei prati intorno alla città / con la sua splendida falce fienaia?”. La morte, dunque, è vinta, non è vincitrice, nonostante il grande affresco che ne celebra il “Trionfo”. “I cipressi angolari / son tutti verdi; / le fresie sono tutte bianche e gialle; i rosai son pieni di roselline rosee; i sarcofagi sono aperti e vuoti; i cadaveri sono diventati angeli, / i cadaveri sono diventati diavoli”. Complice la primavera egli vedeva più che altro, attorno e dentro il Camposanto, un'esplosione di vita.
Ma pure l’autunno, che si accompagna a questa ricorrenza e meditazione, non è, come scrisse Donatella Bisutti, “inizio della primavera”, come “la sera primo segno dell’alba”?
Forse, nel “successo e nell’insuccesso” come si esprimeva Bonhoeffer, di fronte, talvolta, al buio della vita e della morte, nelle diverse modalità in cui essa si esprime, non ci rimane che il raccoglimento ed il tesoro offerto dal silenzio, che dobbiamo assolutamente riscoprire nel nostro quotidiano.
Con questa indicazione e con le parole di un cantautore concludo questo Augurio di Novembre:

Il silenzio di un grande amore il silenzio consolatore
del bacio prima di partire
il silenzio della sconfitta
il silenzio di ogni ingiustizia delle mani che aiutano
il silenzio dei popoli vinti e dei falliti eroi
Il silenzio delle consolazioni il silenzio di quel tempo negli occhi che ascoltano
il silenzio di ogni preghiera quando arriva la sera
un silenzio che non può nulla prima di andare via.


Davide Peron

rif: Paolo Rumiz, Il filo infinito. Viaggio alle radici d’Europa, Feltrinelli 2019


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