Care amiche e cari amici, davanti all'ennesimo attacco al Papa promosso da persone già intervenute in aprile con l'accusa di eresia, ora in novembre con deliranti accuse di idolatria, vi mando una lettera inviata ieri al giornale "L'Arena" di Verona che ospita numerose lettere contro il Papa. Penso sia bene preparare e moltiplicare (come in parte si comincia a fare) iniziative di sostegno al papa in occasione del settimo anno di pontificato. A partire, magari, dal prossimo messaggio per la giornata mondiale della pace. Un fraterno abbraccio.

Caro direttore, diversamente da alcuni lettori che esprimono verso il Papa valutazioni non solo sommarie e superficiali ma anche irridenti o cattive, io penso che papa Francesco sia un papa magnanimo, verace e buono. Il problema non sta nella criticarlo su questo o quel punto ma nei toni di una inquisizione ossessiva (presente in una parte del mondo ecclesiastico e politico). I suoi detrattori non sono tradizionalisti (se bene intesa, tradizione è parola bella, feconda e grande) ma reazionari o restaurazionisti, spesso ideologizzati.
L'annuncio gioioso del Vangelo, la rivoluzione della tenerezza, la geopolitica della nonviolenza attiva, la cura del creato, l'amore per la vita e la bellezza, l'indicazione di una Chiesa "in uscita", itinerante e accogliente, samaritana e conviviale, rappresentano piste necessarie per rinnovare la fede, riscostruire la credibilità ecclesiale, coltivare il futuro dell'umanità.
La posta in gioco è grande. Pochi mesi fa il gruppo veronese di Pax Christi gli ha mandato una appassionata lettera di solidarietà, che ha raccolto 500 firme, intitolata "Anche noi eretici come te". Da parte mia sto preparando un testo sui movimenti religiosi, politici ed economici ostili al papa. Intanto faccio mie le parole del sociologo Zygmunt Bauman ("Jesus", settembre 2016): «Papa Francesco è il più grande dono offerto dalla Chiesa cristiana al mondo contemporaneo. In questo momento è la più importante personalità (forse l'unica tra i personaggi pubblici dotati di una paragonabile autorità mondiale) che incondizionatamente e senza ambiguità usa l'arte e la pratica del dialogo sopra tutti gli altri strumenti (e soprattutto la coercizione militare) per salvare l'umanità dalla minaccia del disastro. Possiamo solo pregare che la sua parola si incarni nelle nostre azioni».
Sergio Paronetto (presidente Centro Studi di Pax Christi Italia)

 


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