Forse è bene che ognuno di noi lo tenga sul comodino e legga alcune parole a caso alla sera prima di andare a letto. Perché questo “Dizionario alternativo” di Aldo Antonelli (edito da Gabrielli editori - https://www.gabriellieditori.it/) si usa proprio così. Lo si apre a caso e si scopre un mondo. Il mondo delle parole. Ma non le parole sterili, oggettive, le parole fatte cose e spiegate con arguzia da un linguista.
No! Quelle del dizionario di Aldo sono parole vive, che riassumono la sapienza delle civiltà. Sono orizzonti aperti sul mondo, vibrazioni di menti che hanno indagato quelle parole facendone esperienza diretta, sono lampi di luce nel buio, colpi di sole nel diluvio, balzi in avanti della storia. Sono coscienze che penetrano le feritoie, perlustrato i sotterranei, scendono nell’abisso e dicono - con le parole di Balducci - “non spaventiamoci, c’è primavera”.
Le parole non sono termini. Non sono segni convenzionali. Sono simboli sacramentali. Ossia sono segni laicamente sacri. Le parole nascono da un mistero. Muovono dal silenzio e dal nulla erompono per annunciare la verità (e spesso la verità è un siero urticante per chi ha la supponenza di reggere le sorti del mondo).
Allora il silenzio diventa suono e il suono diventa senso e il senso si fa parola. E più questo senso si fa verità del sentire e più il suono riverbera il contenuto di quella cosa nominata. Questa è la parola autentica, la parola che fissa per sempre la cosa. Non la parola contraffatta, manipolata, ridotta a strumento di chi vuole strumentalizzare.
Le parole si possono spiegare con le definizioni classiche che si trovano nei manuali (i dizionari ad uso scolastico) oppure si aprono al sentire degli uomini e delle donne che hanno scritto, hanno detto, hanno elaborato pensieri e testimoniato la vita: filosofi, teologi, musicisti, scienziati, dottori, artisti, scrittori, poeti, cantanti, naviganti, operai, contadini, esuli, profughi, uomini e donne comuni e perfino bambini. Ognuno con il suo nome, con la sua definizione, con il pensiero che ha pensato quella parola nella storia del mondo. Quella parola dipinta, suonata, cantata, coltivata...
Ecco cosa è questo dizionario. Forse una biografia dell’autore, che riassume le voci che hanno fatto la sua voce negli anni della conoscenza e della militanza o forse una rivelazione dell’alterità, ossia un desiderio di rivelare i pensieri che hanno dato man forte al pensiero stesso dell’autore.
Come scrive Raniero La Valle nella prefazione al libro: “...il bello di questa operazione consiste nel fatto che non si tratta di un’autobiografia, ma di una biografia scritta da altri perché, se posso fare una citazione anch’io di una scrittrice del Novecento, “noi siamo fatti degli altri. Allora sarebbe bello, anche nella lettura di questo dizionario, andare a scoprire di quali “altri” è veramente fatto il suo Autore, e perché sono questi e non altri, e perché egli abbia sentito il bisogno di farcelo sapere, quasi a svelarci la sua identità e la sua vita”.
Ed è perfettamente coerente la citazione di Marcel Proust che Antonelli ha voluto mettere come incipit del libro: «Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una sorta di strumento ottico offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe visto in se stesso».
Ma allora prendiamo qualche parola e cerchiamo di capire come è strutturato questo Dizionario alternativo scegliendo alcuni fra i mille significati che questo bel libro contiene:
AMICO: «Le amicizie corrono su strade separate che si incrociano, corrono parallele e tor- nano ad incrociarsi». (Ivan Illich, I fiumi a Nord del futuro, p. 144).
«Se hai un amico va spesso a trovarlo, perché le spine e le siepi invadono la via che non viene percorsa». (Proverbio Indiano). ...
DONO: «La legge del dono fatto da amico ad amico, è che l’uno dimentichi presto di aver donato, e l’altro ricordi sempre di aver ricevuto». (Seneca).
«Gli uomini si arricchiranno quando doneranno». (Giovanni Vannucci)
«Avrai sempre quelle sole ricchezze che avrai donate». (Marziale)
«Colui che misura, non dà nulla». (Primo Mazzolari)
«Accettare dei doni vuol dire perdere la propria libertà». (Angela da Foligno)
FORTEZZA – «Il più forte non è colui che non cade mai, ma colui che dopo la caduta trova la forza di rialzarsi». (Jim Morrison)
GUERRA: «La guerra era la situazione normale della vita. Segnava l’esistenza, la storia, i pensieri, la fortuna della maggior parte degli uomini». (George Orwell, 1984).
Se c’è la guerra tutti siamo / «sconfitti, ancor prima di uccidere/ (...).
E anche tu, Dio, sei / ancor più sconfitto di noi». (David Maria Turoldo).
«L’umanità deve farla finita con la guerra, prima che la guerra la faccia finita con l’umanità». (John Fitzgerald Kennedy)
NONVIOLENZA – «Nonviolenza non vuol dire assenza di forza. Io concepisco la violenza come una violazione della personalità, della dignità delle cose... Forza non è contrario di non violenza». (Raimon Panikkar, Ecosofia, p. 61)
«La nonviolenza è il primo articolo della mia fede. È anche l’ultimo articolo del mio credo». (Mahatma Gandhi)
RABBIA – «Essere arrabbiati non significa aver perso la capacità di amare e di accettare. Se sei un costruttore di pace, puoi aiutare l’amore e la comprensione a ri- comparire in te e nell’altro». (Tich Nhat Hanh)
VOLTO – «In ebraico il termine “volto” (Panìm) esiste solo al plurale. Forse per- ché Dio ha tanti volti quanti sono i volti umani ai quali egli si rivolge». (Carmine Di Sante, Dio e i suoi volti, p. 16).
«Il volto si sottrae al possesso, al mio potere. Nella sua epifania, nell’espressione, il sensibile, che è ancora afferrabile, si muta in resistenza totale alla presa». (Emmanuel Lévinas).
«Occorre porre al centro di tutto non una neutra teoria dell’essere né la filosofia dialettica, che sacrificano cose e persone al dominio delle totalità generali, ma l’irriducibilità di ogni volto». (Italo Mancini, Bozze 85, p. 76)