Ieri, 4 ottobre, alla presentazione del libro di Wolfgang Hermanns, Teranga (Un viaggio spirituale in Senegal), è successo quello che doveva succedere, e che dovrebbe essere uno stile di vita, prima che di arte e di proposta letteraria, prima e oltre le normative imposte dal DPCM per arginare il contagio, ma se abbiamo bisogno di questo per tornare all'essenza, purtroppo è un problema che dobbiamo risolvere, prima che arrivino altre dieci pandemie per farci tornare “umani”.

Da anni propongo letture, incontri, concerti, monologhi teatrali, miei e di altri, in spazi minimi, che garantiscono ascolto, raccoglimento, intimità e valorizzazione dell'artista e produttore. Ieri al ristorante Mandela si è rinnovato questo rito: meno di 15 persone, ma poi il ristorante si è riempito (sempre in base alle normative però!), sia di quelle persone che avevano prenotato la cena dopo la presentazione del libro (non era obbligatorio rimanere a cena) sia di altri arrivati dopo, e questo è un bel risultato anche per il ristorante gestito da Tayfour, che dal Corno d'Africa è arrivato in Italia negli anni Ottanta come rifugiato politico, passando dall'ex Jugoslavia. Possiamo credere che l'Africa e gli africani venuti per essere soccorsi in Europa, salveranno l'Europa? Già anni fa Antonello Mangano aveva scritto il libro Gli africani ci salveranno, anche Teranga, il libro di Wolfgang, è ricco di suggestioni del genere: Wolfgang vede nella Teranga senegalese, che è una tradizione di ospitalità spirituale, potremmo dire, un modo di vivere e di sentire la vita che lo fa sentire a casa, e poi succedono altre cose in questo libro dalla scrittura “spumeggiante”, come ha notato Loredana, tra le prime (quasi tutte le donne le partecipanti, e un ragazzo del Gambia) ad acquistare il libro. Un ragazzo del Gambia presente ha detto di essere un Baye Fall, cioè uno di quei ragazzi che hanno scelto di vivere, in Senegal, in comunità rurali predicando uno stile di vita e di pensiero nonviolento, rifacendosi alla figura di Sheik Ibrahima Fall, anche questa è una realtà sfiorata da Wolfgang e Benedicte nel viaggio raccontato nel libro. L'altro ieri all'Osteria Filosofii mi è capitato di incontrare un uomo di Cosenza che vive a Perugia da tanti anni, ha qualche anno più di me, ha comprato il mio libro e poi mi ha confidato che lui avrebbe dovuto fare come me (adesso è disoccupato dopo un periodo di lavoro in un settore non molto attinente con la sua laurea in Scienza politiche), io gli ho chiesto in che senso?, e lui mi ha detto che qualche anno dopo la sua laurea in Scienze politiche, aveva scritto un libro si storia e che il suo professore gli aveva consigliato di autopubblicarselo, allora mi sono ricordato che vent'anni fa avevo fatto proprio questa cosa qui, quasi non me ne ricordavo più: dopo che un paio di editori mi avevano proposto di pubblicare la mia tesi di laurea (rielaborata ovviamente), avevo organizzato una presentazione in Belgio, a Gand, ma l'editore che aveva promesso di pubblicarlo si era tirato indietro all'ultimo momento (a stampa annunciata e prevista per aprile del 2004), allora avevo fatto stampare 20 copie, sì venti copie per i presenti alla presentazione, ricordo che poi, io stesso ho perso la copia originale, mio cugino Giuseppe ne ha comprato una copia su ebay, e Roberto della libreria Calusca di Milano, un po' di anni fa, mi chiedeva se avevo ancora copie, e un'altra persona recentemente mi chiedeva di quel libro, che si intitola Sud e ritorni: dalle miniere alle librerie tra Belgio e Sicilia: copertina bianca pura, stampato alla legatoria artigianale Il Tirillò di Castelfiorentino, tra Siena e Firenze. Questo per dire l'importanza di non arrendersi, di andare sempre avanti, o meglio: oltre. Ilaria mi dice spesso che apprezza questo mio aspetto, che oggi come oggi è tragicamente salvifico: nella mia canzone Aghi di luce morta c'è quella strofa che dice “In questo mondo sempre più sfatto in cui si salva solo chi è un po' matto”. Ieri sera mi è arrivata un'altra notizia che ha sollecitato questo aspetto: uno spazio teatrale con 35 posti dove dovevo fare un mio monologo teatrale a maggio, vicino Viterbo, ovviamente aveva chiuso e sospeso la programmazione fino a data da destinarsi, ieri mi scrivono dicendo che non potendo garantire agli artisti un compenso perché nello spazio non possono entrare più di 15 persone per le normative vigenti (il compenso previsto è a offerta libera), sapete cosa hanno pensato di fare? Con mia grande gioia ho risposto di sì a quella proposta che io porto avanti da circa sette anni nelle rassegne che organizzo, dalla Casa dell'Anima di Pietraperzia (2012/13) fino agli ultimi spettacoli all'Isola Polvese e a Torricella di qualche settimana fa, passando per la rassegna nella terrazza della Chiesa di San Feliciano di un anno e mezzo fa: siamo pochi e ne andiamo fieri, ma meno siamo e più dobbiamo impegnarci per valorizzare il lavoro di un artista: ho goduto immensamente di poter dare 250 euro ad Antonio Carletti un anno e mezzo fa, con il metodo antico come il mondo della partecipazione popolare, anche detto colletta: Federica dell'Osteria Rosso di sera mi ha dato 30 euro, Sandrone e tanti altri amici di San Feliciano o altri conosciuti all'Osteria hanno dato 10 o 20 euro, così abbiamo ripagato dignitosamente quel grande uomo e grande narratore di memoria e di lotta popolare che è Antonio Carletti, che tra l'altro mi ha fatto un'intervista a Genova pochi giorni fa che andrà in onda il 19 ottobre alle 22 e 45 su Radio Tandem, in streaming per chi non abita in Alto Adige. Questo per dire: c'è un mondo di invisibili che si salvano e ci salvano, grazie a tutti i sostenitori e ai promotori più o meno informali, solo così ce la faremo, e non per superare il virus, ma solo così ce la faremo a vivere senza sopravvivere, perché, come scrive Conrad Lorenz: la domanda non è come farsi curare, ma come riuscire a vivere.
L'appuntamento è per giovedì 22 sempre al Mandela, corso Garibaldi 16 a Perugia, sempre la stessa formula: 15 x 15, cioè 15 euro cena e concerto acustico, 15 persone (se siamo meno non ci affliggiamo, se siamo di più stiamo larghi), Canzoni di midollo e mirtilli, per questo tempo ricco di aperture e di crisi come occasione di riscatto e liberazione, sulle orme di Ivan Illich e altri “fratelli e sorelle” di liberazione antica e sempre nuova, la band si chiama Maddalena end FradEl, chitarra, violino e mandolino, il nuovo disco si chiama Santa Maria del cammino. Inizio ore 19,00, dopo il concerto la cena.