Di questi tempi è un invito più che legittimo, ma in alcuni casi dovrebbe essere il contrario perché la maschera, oltre a proteggere dalle contaminazioni virali, può celare il vero volto di chi beffardamente sogghigna delle sue malvagie intenzioni. E allora: ti conosco mascherina! Tu sei quello che lancia il sasso e nasconde la mano, quello che dice: siamo in emergenza, tutto deve cambiare, nulla sarà più come prima, ma poi si trasforma in Gattopardo.
Molte situazioni sono cambiate da quando è scattata l’emergenza del Covid-19, o almeno abbiamo cercato di cambiarle. Sicuramente la percezione di pericolo e precarietà è aumentata, anche le certezze per il futuro hanno subito un discreto ridimensionamento. Il lavoro è il primo grande pensiero, forse più importante della salute. Cercare lavoro, trovare lavoro, mantenere il lavoro, nel prossimo futuro sarà la preoccupazione della maggior parte di noi che, ancora oggi, riusciamo a dimostrare la nostra mediocrità volendoci distinguere in categorie. E questo lo traferiamo anche sui nostri figli, i nostri ragazzi, i nostri studenti. Chiediamo a loro di dimostrare a noi quello che noi non siamo in grado di dimostrare a noi: la maturità.
Se è vero, come è vero, che in questo tempo tutto sta cambiando, deve cambiare; che il lavoro, già precario, sarà la grande incognita del futuro; che le famiglie devono trovare al loro interno le forze per sostenersi; che la scuola deve essere radicalmente riformata e riorganizzata; che problemi oggettivi stanno compromettendo il corretto svolgimento degli esami; che gli esami già saranno snaturati a causa proprio del virus: perché fare gli esami?
I nostri studenti per accedere agli esami di maturità o di licenza professionale, quello che dovevano dimostrare lo hanno già dimostrato nel corso degli anni di formazione. Li abbiamo avuti sotto gli occhi, verificati, interrogati, puniti e premiati, promossi e bocciati. Gli scrutini hanno delineato titoli e meriti con le ammissioni, e se sono ammessi significa che ne hanno i titoli, i numeri (tristemente chiamati voti) dicono quale sia il loro grado di preparazione. Nelle scuole professionali poi la formazione scuola-lavoro ha già definito per loro un percorso professionale all’interno di imprese produttive e commerciali. Quelle stesse imprese che oggi sono in grande difficoltà, molte, troppe, a rischio di chiusura o quanto meno di forte ridimensionamento. In tutto questo che significato ha l’esame di maturità ridotto, la prova d’esame professionale basato su una tesina il più delle volte costruita su progetti irrealizzabili almeno per i prossimi 10 anni?
Giù la maschera scuola italiana al tempo del coronavirus: questi esami sono inutili. Da questa esperienza si esce per forza più maturi.
Giù la maschera commissari e commissioni, oggi siamo noi a dover essere esaminati. Gli studenti devono farci le domande e noi dare le risposte che non abbiamo.
Giù la maschera politici e dirigenti, gli esami sono solo un serbatoio, l’ennesimo, di indennità extra, costi e spese che andranno ulteriormente a pesare nelle tasche dei contribuenti.
Quest’anno niente esami, l’ammissione è già una licenza, i costi degli esami vadano devoluti alle famiglie come detrazione per le tasse scolastiche del prossimo anno. E per il futuro rimbocchiamoci le maniche … e le maschere.