“E cosa è la guerra se non l’omicidio indiscriminato dei molti, e un latrocinio tanto più scellerato quanto più esteso?” afferma Erasmo da Rotterdam nei suoi Adagia (dulce bellum enexpertis).

Del ladro si dice, a ragione, che è ladro sia chi ruba sia chi tiene il sacco. E quel che vale per il furto, ancor più per l’omicidio: chi vende armi uccide come chi le usa. Si dice: “noi non mandiamo scarponi sul terreno”, a fare la guerra; ma mandiamo fucili, proiettili, carri armati, navi, aerei, bombe, tecnici, soldi che servono per fare la guerra, cioè per uccidere; dunque siamo complici a pieno titolo degli assassinii, come complice del furto è chi tiene il sacco. Perché le armi che produciamo e vendiamo uccidono tre volte: quando si producono, perché tolgono risorse per il pane, per le medicine, per gli ospedali e per questo molta gente muore; quando si usano in guerra, con stragi sempre più indiscriminate; uccidono anche finita la guerra, con lunghe agonie di feriti, mutilati, contagiati da sostanze tossiche e radioattive.

Giustamente dunque Erasmo definisce la guerra come omicidio e latrocinio: entrambi hanno bisogno di molti complici, non ultimi il silenzio, la menzogna, l’ipocrisia, l’indifferenza, la cattiva coscienza.

 

 


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