Di seguito si riporta quanto in Italia intellettuali di diverso orientamento, con maggiore o minore eco mediatica, hanno proposto in questo secondo decennio del ventunesimo secolo. Lungi dall’essere esaustivo, questo excursus vuole essere uno stimolo alla riflessione e all’approfondimento.

Nel 2011 fu pubblicato il manifesto “L’emergenza antropologica: per una nuova alleanza firmato” da Pietro Barcellona, Paolo Sorbi, Mario Tronti e Giuseppe Vacca.

Questo scritto suscitò subito un acceso dibattito, tanto che nel 2012, a cura degli stessi autori, fu pubblicato il libro “Emergenza antropologica - per una nuova alleanza tra credenti e non credenti”, dove venivano raccolti gli interventi di Luigi Amicone, Giovanni Bianchi, Marco Boato, Pierluigi Castagnetti, Gabriella Cotta, Massimo De Angelis, Emma Fattorini, Vittorio Possenti, Robi Ronza, don Rosario Sala, Claudio Sardo, Pasquale Serra, Luca e Paolo Tanduo, Francesco Totaro.

“‘La manipolazione della vita, originata dagli sviluppi della tecnica e dalla violenza insita nei processi di globalizzazione in assenza di un nuovo ordinamento internazionale, ci pone di fronte a una inedita emergenza antropologica. Essa ci appare la manifestazione più grave e al tempo stesso la radice più profonda della crisi della democrazia. Germina sfide che esigono una nuova alleanza fra uomini e donne, credenti e non credenti, religioni e politica. Pertanto riteniamo degne di attenzione e meritevoli di speranza le novità che nel nostro Paese si annunciano in campo religioso e civile...’. In questo libro sono raccolte le prime risposte di credenti e non credenti, teologi, politici, filosofi, uomini di chiesa, impegnati a riflettere su una delle provocazioni culturali ed etiche più significative degli ultimi anni” (https://guerini.it/index.php/emergenza-antropologica-978-88-6250-352-5.html

-http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/10/16/da-marx-a-benedetto-xvi-il-manifesto-che-fa-tremare-il-pd-e-non-solo/)

Indubbiamente la novità del manifesto consisteva nel fatto che gli autori fossero sia credenti che non credenti e di diverso orientamento politico, ma anche nella dichiarata necessità di un fronte comune alle sfide sociali politiche ed etiche poste dalla globalizzazione.

Nel 2013, Alberto Asor Rosa, Ernesto Galli Della Loggia e Roberto Esposito scrivono un manifesto per la difesa degli studi umanistici data la loro estrema importanza per la formazione delle nuove generazioni e per la salvaguardia del nostro patrimonio culturale. Difesa che “...diventa particolarmente urgente quando si avverte da molti segni che siamo arrivati a un punto limite. A un punto in cui non conta più molto alcun confine ideologico perché sta per essere superata una soglia oltre la quale non si profila soltanto il blocco, ma un vero e proprio collasso dei modelli socioculturali che hanno fatto per lunghissimo tempo la storia del nostro Paese.” (testo integrale: https://www.rivistailmulino.it/item/2457).

Il documento, molto articolato nella sua elaborazione, mette in risalto il problema educativo. E rivendica l’importanza degli studi umanistici non in contrapposizione a quelli scientifici, oltre alla necessità di adeguate risorse per sostenerli e adeguarli alle necessità del tempo presente. Ma c’è stato anche chi ha ridotto questo appello a uno scontro tra cultura umanistica e cultura scientifica, tra passatisti, sterili difensori di un inutile passato, e progressisti scientisti e tecnologici.

La risposta del ministero della Pubblica Istruzione e della politica italiana in generale, a entrambi gli appelli e all’animato dibattito, è stata peggiore dell’indifferenza, vista la situazione attuale: “Lo stesso concetto di umanesimo... si trova ad essere messo inevitabilmente fuori gioco. Vale a dire quella visione del mondo che per secoli ha formato la civiltà di questa parte del pianeta – e dell’Italia in modo particolarissimo –, il cui senso si può compendiare nell’affermazione del carattere fondante di autonomi valori morali e politici. Il ripudio dell’umanesimo e della sua cultura è, lo ripetiamo, forse la forma principale che assume l’attacco al passato, la sua virtuale consegna all’irrilevanza, che caratterizza il nostro tempo. Ciò sta avvenendo dovunque, ma si capisce come noi italiani, cittadini di un Paese la cui cultura per tanta parte s’identifica con il retaggio umanistico, siamo più esposti di altri agli effetti negativi di tale evento. È sorprendente più che mai è l’indifferenza con cui ad esso assistono – ma si direbbe quasi senza vederlo, senza neppure accorgersene – le classi dirigenti della penisola. Tra questi modi primeggia quello che ha per teatro l’ambito dell’istruzione scolastica: un ambito che da decenni sembra governato dalla classe politica sulla base di due sole direttive: evitare fastidi e risparmiare soldi...”.

Dopo questi appelli, il Dipartimento di Scienze storiche dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata organizza nel 2014 un incontro-dibattito dal titolo “Humaniores disciplinae: «Una proporzionata ragione di ciò che ci sta intorno» ispirato soprattutto all’appello per le scienze umane di Alberto Asor Rosa, Roberto Esposito e Ernesto Galli della Loggia.

“Recuperare il valore e la centralità degli studi umanistici rappresenta un elemento di forza per l’innovazione sociale e tecnologica, a maggior ragione oggigiorno che i processi conoscitivi hanno subito un’accelerazione progressiva, orientandosi sempre di più verso la frammentarietà e la specializzazione. Le Humanities possono contribuire alla ricomposizione dell’“Umano”, alla rigenerazione del legame che unisce la cultura alla società, il passato al presente, in quanto hanno il vantaggio di poter contare su modelli di costruzione sintattica di indubbia significatività e valore culturale. Sono le fondamenta per gettare ponti tra tradizione e innovazione.” (http://www.cisge.it/blog/news/humaniores-disciplinae/)
Il manifesto di Asor Rosa, Esposito, Della Loggia continuerà a suscitare una animata discussione, e i contributi apparsi fino al 2015 verranno pubblicati, e sono reperibili in rete al link indicato.

Gli interventi sono quelli di Adriano Fabris, Annalisa Andreoni, Cristina Taglietti, Daniela Palma, Daniele Scalea, Francesco Coniglione, Gianni Vattimo, Giorgio Israel, Giovanni Reale, Giulio Giorello, Luca Illetterati, Michele Dantini, Salvatore Vasta, Tonino Ceravolo, Giovanni Salmeri, Danilo Breschi, Fareed Zakaria. (https://mondodomani.org/associazione/wp-content/uploads/2020/03/cultura_umanistica.pdf)

Nel 2019 la Pontificia Commissione Biblica pubblica il documento “Che cosa è l’uomo? Un itinerario di antropologia biblica”. “Papa Francesco, percependo alcune problematiche odierne bisognose di chiarificazione e di senso, ha chiesto alla Commissione Biblica di studiare, durante cinque anni, il tema dell’antropologia biblica, così da offrire alla Chiesa e al mondo un messaggio di luce e di speranza, frutto di un’aggiornata esegesi della Bibbia...”, dichiara al momento della presentazione il vicepresidente della commissione. (https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2020-01/cosa-uomo-documento-pontificia-commissione-biblica.html)

Questo incarico precede di un anno la pubblicazione della enciclica Laudato sì in cui, dopo una disamina sui problemi della grave crisi ambientale che colpisce il pianeta, già si esprime la necessità che tutti gli uomini concorrano alla salvaguardia della ‘casa comune’. Sempre nel 2019 viene pubblicato il Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune firmato ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb. (http://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20201003_enciclica-fratelli-tutti.html)

Risulta chiaro che il discorso impegna i credenti, ma si allarga a tutti gli uomini sulla base di un umanesimo che si fonda sulla consapevolezza di appartenere alla stessa famiglia umana. Agli inizi del 2020 arriva la pandemia, a dimostrare che siamo tutti sulla stessa barca. E, nell’ottobre, due importanti iniziative di Papa Francesco: l’enciclica Fratres Omnes indirizzata non solo ai credenti ma a tutti gli uomini, e il videomessaggio Appello per un patto educativo globale (https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2020-10/papa-francesco-lateranense-global-compact-patto-educativo.html)

“Le pagine che seguono non pretendono di riassumere la dottrina sull’amore fraterno, ma si soffermano sulla sua dimensione universale, sulla sua apertura a tutti...Proprio mentre stavo scrivendo questa lettera, ha fatto irruzione in maniera inattesa la pandemia del Covid-19, che ha messo in luce le nostre false sicurezze. Desidero tanto che, in questo tempo che ci è dato di vivere, riconoscendo la dignità di ogni persona umana, possiamo far rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità...” (Fratelli tutti)

“È tempo di sottoscrivere un patto educativo globale per e con le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l'umanità intera, nel formare persone mature...Educare è sempre un atto di speranza che rompe i fatalismi, che trasforma la logica sterile e paralizzante dell'indifferenza in una diversa, capace di accogliere la nostra comune appartenenza.” (videomessaggio).

Si attende ora la risposta concreta delle Istituzioni, dei politici di ogni schieramento, degli operatori della comunicazione. Questo dibattito andrebbe fatto conoscere nei luoghi di formazione, nelle scuole e nelle università per coinvolgere direttamente i giovani.


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