Questo libro di Anselmo Palini è sicuramente molto ben documentato; l'autore ha già scritto molto su importanti testimoni del 900 come Dietrich Bohoeffer, Primo Mazzolari, Oscar Romero, giusto per citarne alcuni, testimoni della pace, dell'obiezione di coscienza e i diritti umani.
Il testo contiene numerosi riferimenti storici a documenti, articoli e interviste e forniscono un quadro sintetico e puntuale del personaggio Hélder Câmara. Inoltre impreziosiscono il volume la prefazione di mons. Luigi Bettazzi e le postfazioni dei dom Piero Conti e Carlo Verzeletti che sono recentissime.
Per delineare dom Hèlder l'autore parte giustamente da alcuni utili elementi storico-geografici del Brasile, per consentire a noi lettori di avere qualche riferimento rispetto alla storia italo-europea del secolo scorso.
Il Brasile non può essere più diverso dal nostro, per dimensione, popolazione, etnie e geografia. Il nuovo mondo che i colonizzatori hanno lasciato, portando morte, schiavitù e devastazione, contiene enormi contraddizioni e grandi contrasti. Grandissime città lungo la costa atlantica e immensi territori desolati all'interno, altissimi grattacieli e ricchi quartieri insieme a milioni di poveri in baraccopoli fatiscenti. Lo spopolamento delle campagne causato dall'impoverimento dei contadini e li illude di fiorenti possibilità nelle città piene di vetrine di oggetti nuovi e allettanti.
In questa premessa già si intravede il cammino e il destino dell'uomo Hèlder, personaggio molto discusso ed indigesto a molti superficiali o opportunisti. Eppure ad un esame più attento della sua vita vi si intravede un percorso da profeta.
Dopo il periodo integralista e la nomina episcopale dom Hèlder comprende una diversa realtà fino ad allora narrata dagli ambienti conservatori ed ecclesiastici, e cioè che la causa di tanta povertà deriva dall'immiserimento di tanti contadini da parte dei grandi latifondi e multinazionali e che le elemosine dei ricchi e l'assistenzialismo non vanno alla radice del problema anzi per certi versi sono funzionali a mantenere lo stato di miseria dei più.
Il tema della povertà e dell'oppressione viene portato da dom Hèlder sino in seno al Concilio Vaticano II e molti dei riferimenti contenuti nelle costituzioni conciliari sono opera del suo lavoro sotto traccia.
La successiva dittatura in Brasile costituisce un periodo tragico, la paura aizzata del comunismo consente gravissimi crimini e consente lo sfruttamento del paese, le multinazionali possono continuare a fare affari.
Tanti sono i temi che dom Hèlder impone alla pubblica opinione addormentata degli anni '70, '80 e '90: i diritti umani violati nelle carceri e le torture, l'oppressione dei poveri, le differenze sociali che stridono, le guerre provocate, lo scandalo degli armamenti, la proliferazione nucleare, l'idolatria della sicurezza nazionale. Sua la denuncia del triplice scandalo nella corsa agli armamenti: «un ingranaggio diabolico: si comincia con fabbricare armi per difendersi, poi si vendono armi per poter continuare a fabbricarne e infine si arriva a fabbricare guerre per poter continuare a venderne».
Il vescovo rosso di Recife dice: «Finché davo da mangiare ai poveri, tutti dicevano che ero un santo. Da quando mi chiedo perché esistono i poveri mi accusano di essere comunista».
Dom Hèlder muore alla soglia del III millennio nel 1999 all'età di novantanni, la maggior parte spesi tra i suoi poveri, quasi assomigliando loro, con la forza della preghiera denunciando le storture e le ingiustizie che ancora sussistono ma sempre cercando l'unità nella chiesa eppure anticipandone i tempi, proprio quello che ci si aspetta da un profeta.