Si fa presto a dire
morte morire morirò
quando la voce ben salda
può intonare ogni canzone
e il poeta è un canarino
un usignolo una cincia
che saltella tra i rami
ma quando l’angoscia
lo prende come gli altri
in coda per la visita
o in attesa di notizie
sul letto d’ospedale
la sua voce s’appanna
e ammutolisce
Eppure i malati
e persino i morenti
hanno bisogno di voci
d’angeli-poeti
voci lontane fuoricampo
che li portino in terre nuove
da cui sia fuggito il pianto
e dove la memoria di sé
torni presente e viva
(pubblicata in Io e Noi, Book ed., Castel Maggiore – Bologna 2002)