Giovedì 14 ottobre a Roma, 5 attivisti per il clima di Fridays for future Italia hanno incontrato il Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani per portargli la voce delle centinaia di migliaia di persone che hanno riempito le piazze le scorse settimane.

Hanno evidenziato come premessa fondamentale la necessità di considerare e affrontare la crisi climatica come l’emergenza che è. Ogni strumento - scientifico, tecnologico, politico, comunicativo - deve essere usato con urgenza ed efficacia per far fronte a tale emergenza, che già oggi sta causando catastrofi ecologiche e sanitarie in tutto il mondo, con un costo altissimo anche in vite umane. Risulta necessario continuare a ribadire tale premessa, che non appare ancora compresa dal ministero.
Al ministro è stato fatto presente che i circa 20 miliardi di Sussidi Ambientalmente Dannosi vanno azzerati e destinati a una giusta transizione. Cingolani si è detto d'accordo.
Il ministro ha inoltre dichiarato che le false soluzioni come l’idrogeno blu e il CCS, che non sono nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, non vanno finanziate pubblicamente. Non ci sarà però un intervento per vietarle ai privati e alle grandi partecipate dell'energia italiane.
Tra le soluzioni energetiche ha inoltre escluso l'uso del nucleare in Italia e la contrarietà al suo riconoscimento a livello europeo come fonte rinnovabile.
Riguardo il recentissimo Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI), inerente le concessioni di nuovi giacimenti di idrocarburi sul territorio nazionale, è stata chiesta una posizione chiara del MiTe al riguardo. Per non superare +1,5 bisogna ridurre progressivamente e drasticamente anche le estrazioni di gas, dal divieto di nuove concessioni - che al momento è demandato alle regioni e sui cui si chiede una maggiore presa di responsabilità da parte del MiTe, all’intervento sui giacimenti già attivi, partendo da quelli non compatibili con le linee guida del PiTESAI.
Nonostante vi sia una dichiarata programmazione per l'implementazione delle rinnovabili, è necessario agire in un dialogo continuo con la cittadinanza, dando spazio a soluzioni inclusive, che tengano conto degli effetti pragmatici e percettivi della crisi climatica su persone e territori. Gli attivisti hanno sottolineato che per la riuscita della conversione ecologica la comunicazione delle soluzioni e il coinvolgimento di tutti i portatori di interesse è responsabilità diretta del MiTe e del lavoro di concerto con gli altri ministeri.
A tal proposito, Cingolani ha proposto ai ragazzi un altro incontro per il quale richiederà la presenza anche degli altri ministri.
Si è discusso del nuovo Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), che non uscirà prima della COP 26. Cingolani ha ribadito che rispetterà i target europei del Fit For 55, arrendendosi quindi all’Accordo di Parigi, i cui obiettivi però non sono più sufficienti.
Il ministro ha poi confermato che l’Italia supporterà e aumenterà i propri contributi a fondo perduto al green fund, i 100 mld annui da corrispondere ai paesi più colpiti dalla crisi climatica, con una particolare attenzione al loss and damage.
Tuttavia l’Italia non prenderà una posizione negativa sull'ampliamento e la ristrutturazione del mercato delle emissioni di carbonio, strumento dimostratosi un freno alla riconversione ecologica.
Il 22 ottobre saremo di nuovo in piazza in Italia e in tutto il mondo per chiedere prese di responsabilità decise, immediate ed efficaci. Non c’è tempo per tergiversare, non c’è spazio per l’ambiguità, è ora di trasformare le parole in azione, i piani e i buoni propositi in provvedimenti attuativi concreti; questa é un’emergenza e ne va della nostra vita, qui e oggi.
Sabato 30 ottobre manifesteremo a Roma in occasione del summit conclusivo del G20, anticipato dal corteo studentesco nella mattina di Venerdì 29 ottobre.

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