Essere donna vuol dire vivere costantemente in cammino, rivendicando libertà, autonomia e emancipazione. Le donne non sono semplicemente nel mondo, ma permettono il venire al mondo di qualcuno, non solo dal punto di vista strettamente generativo, ma anche educativo. Il venire al mondo implica l’introduzione del ‘nuovo’, l’inizio di qualcosa di diverso e altro, un venire al mondo gravido di speranze, che porta con sé il gene della possibilità, dell’alternativa, dell’essere differente da un mondo che non è come vorremmo, o meglio, come dovrebbe e potrebbe essere. L’opposto della morte è la nascita, non la vita, per questo dovremmo ripensare l’importanza del venire al mondo, l’evento cruciale dell’essere partoriti, del nascere. Possiamo nascere solo da donna. Le donne possono rappresentare l’altro, personificare le possibili alternative nei nostri territori, consentirci un’autentica rinascita, un nuovo inizio, una seconda nascita che ci fa entrare nel mondo del cambiamento.
Donne e mafie, nel corso della storia, sono state indissolubilmente legate, le donne hanno rappresentato e rappresentano la forza e la protezione per i mafiosi, se non addirittura alcune di loro sono ai vertici delle stesse organizzazioni criminali.


Tuttavia molte donne si sono ribellate al sistema mafioso, anche coloro che vivevano in contesti famigliari conniventi o affiliati alla criminalità; pensiamo a Rita Atria, Lea Garofalo, Maria Concetta Cacciola, Felicia Bartolotti, e tante altre donne che con le loro vite hanno contribuito alla ri-generazione delle nostre speranze.

Un’altra Capitanata.
La mia terra, la Capitanata, è un luogo ricco di bellezze naturali, storiche e artistiche, ma è anche un luogo nel quale la criminalità organizzata gestisce affari e traffici molto redditizi.
La ‘Società foggiana’ (nome della mafia foggiana) è molto forte, potente, in quanto nel corso degli anni è stata trascurata e sottovalutata dalle istituzioni.
Anche la ‘Società’ può conoscere la sua fine grazie al contributo di una donna: Sabrina Campaniello, foggiana e testimone di giustizia che vive in una località protetta dall’estate del 2014. Chi è Sabrina Campaniello? Sabrina è l’ex coniuge di uno dei capi della ‘Società’, Emiliano Francavilla. Il suo è il primo pentimento nella storia della mafia foggiana.
Le dichiarazioni di Sabrina sono fondamentali per almeno due motivi: evidenziano e riconoscono il rapporto tra la ‘Società’ foggiana e la mafia garganica; rivelano l’organigramma della stessa ‘Società’ e le varie batterie che si contendono il controllo del territorio.
Gli interrogatori di Sabrina effettuati dal pm antimafia Lidia Giorgio hanno evidenziato il ruolo determinante dell’ex marito Emiliano Francavilla e di altri esponenti del clan Francavilla, per l’aiuto offerto all’allora latitante Franco Libergolis (mafia garganica).
L’inchiesta “Blauer” il 22 giugno 2011 ha messo in risalto la rete di protezione di cui avrebbe beneficiato il boss Libergolis, grazie ai rapporti con la batteria Sinesi/Francavilla al vertice della ‘Società foggiana’. Sabrina sostiene di aver conosciuto Franco Libergolis, da latitante, nel podere di Mario Clemente (clan Moretti) nei pressi di Borgo Cervaro, presentatogli dal suo ex, e durante la festa della prima comunione del proprio figlio.
Nell’operazione “Corona”, invece, il contributo di Sabrina è stato determinante per comprendere l’organigramma della ‘Società’ con a capo personaggi come Roberto Sinesi, Raffaele Tolonese, Antonello Francavilla, Emiliano Francavilla, Rocco Moretti, Antonio Vincenzo Pellegrino, Federico Trisciuglio e Michele Mansueto, i quali hanno dato vita a diversi sodalizi e batterie per la divisione e il controllo del territorio.
Lo stesso blitz “Rodolfo”, operazione della polizia che ha portato all’arresto di importanti boss della ‘Società’, è stato possibile grazie alle dichiarazioni della collaboratrice di giustizia, infatti Sabrina nel suo interrogatorio ha denunciato l’ingaggio sospetto della sorella del suo ex-marito nell’azienda Cereal Sud srl di Franco Curcelli. La sorella di Emiliano Francavilla, sposata con Mario Lanza, uomo di spicco del clan Sinesi/Francavilla, ha lavorato per soli due mesi (aprile-maggio 2008) e poi non si è più recata a lavoro, continuando a percepire lo stipendio. L’inchiesta ha dimostrato ancora una volta il business della mala foggiana: il racket delle estorsioni.
Attualmente Sabrina vive in una località protetta, le sue figlie grandi l’hanno disconosciuta, rimanendo fedeli al padre, mentre il rischio che anche suo figlio potesse finire in questo girone infernale, ha spinto la donna a una scelta coraggiosa, regalando a una comunità prevalentemente omertosa e codarda, una ‘goccia’ di audacia, che potrà divenire un oceano di legalità.
L’esempio e l’impegno di Sabrina saranno la nuova immagine di una terra libera, di un’altra Capitanata, con l’auspicio che altre donne ‘vicino’ a tanti boss possano rivelare lo stesso coraggio di Sabrina e consegnare alle nostre terre la possibilità di rinascere, di venire nuovamente al mondo; non a caso la rivoluzione è donna.

 


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