La violenza è inaccettabile, sempre. Se fondata su discriminazioni di genere ancor di più. le ragioni del disegno di legge sui crimini d’odio fondati sull'orientamento sessuale.

Il DDL Zan è un disegno di legge delicato e controverso che investe temi, anche nell'utilizzo della terminologia (accettata dalle letterature scientifica e giuridica), venuti alla ribalta negli ultimi decenni. Approvato in Parlamento dalla Camera nel dicembre scorso, è ora all'esame del Senato innescando un dibattito acceso.
In breve contiene una serie di norme penali contro le discriminazioni e i crimini d’odio “fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull’'identità di genere o sulla disabilità” (dagli articoli 2 e 3).
Il mondo d’oggi, forse come effetto della globalizzazione, è più attento e anche sensibile ai temi della diversità. Credo sarebbe necessario comprendere o interpretare cosa si intenda con il termine “diversità” che prevede una “normalità”, vale a dire una “norma” cui riferirsi. Una norma che presuppone di essere universale. Definizione sulla quale ritengo sia necessario riflettere per evitare forme di fondamentalismo. Probabilmente sarebbe meglio parlare di “alterità”, perché è con l’altro, chiunque egli sia, che bisogna imparare a rapportarsi, provando ad accettarlo e ancor prima ad ascoltarlo.
Purtroppo la globalizzazione, insieme a suscitare una maggiore attenzione in senso positivo, ne suscita anche una in senso negativo. C’è chi in tale “mondializzazione” vede l’incrinarsi di una identità ben definita, e delle relative certezze. Tale perdita comporta un senso di destabilizzazione che può causare fenomeni di rifiuto, non di rado violento, verso i differenti tipi di alterità.
Il disegno di legge si muove nella direzione di fornire una tutela a individui tuttora oggetto di crimini d’odio per il modo di percepire e di intendere la propria vita riguardo a orientamento sessuale e identità. Infatti il DDL avvia un processo di sensibilizzazione su temi carichi di pregiudizio e di scarse conoscenze, nel solco di giornate come quella del 17 maggio che a livello internazionale ricordano le vittime di omolesbobitransfobia.
Gli articoli 2 e 3 costituiscono un’estensione degli articoli del codice penale 604 bis e ter tesi a perseguire e a punire la propaganda e l’istigazione a delinquere per motivi di discriminazioni per razza e religione. L’articolo 4 del DDL contiene una precisa clausola per “la libera espressione di convincimenti od opinioni” purché non portino a forme di violenza. Infine l’articolo 5 è uno sviluppo della legge Mancino del 1993 che condanna comportamenti (frasi, gesti, azioni) legati a neofascismo, violenza per motivi di razza, di religione e di etnia, prevedendo parità di trattamento per ogni essere umano.
In sintesi si tratta di un ampliamento di norme già previste dalla legge italiana, estensione volta a proteggere da atti di violenza comunità di persone poco tutelate, perché in Italia è difficile compilare statistiche in merito a fatti di omolesbotransfobia proprio perché mancano delle norme precise in materia, e le denunce rischiano di cadere nel vuoto legislativo essendo impossibili da catalogare. Purtroppo negli ultimi tempi si sono moltiplicati comportamenti fortemente discriminatori. Infatti le cronache quasi quotidianamente riportano fenomeni d’odio, che si muovono dal semplice insulto, a gesti di bullismo, fino a casi di violenza fisica contro singoli soggetti o coppie.
Da sottolineare come ciò che queste persone richiedono, richieste di cui il DDL Zan si fa portavoce, è un’accettazione che non significa sostituzione di sistemi, ma convivenza pacifica di approcci esistenziali multiformi nel mutuo riconoscimento: la “convivialità delle differenze”.


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