Il libro del prof. Sergio Barbaro è un saggio che affronta una questione di cui non è più possibile rinviarne la regolamentazione giuridica. Le tematiche sulle nanotecnologie si sono rivelate complesse, non solo per un punto di vista tecnico-scientifico, ma anche e soprattutto per un osservatorio dottrinale che vede impegnati i ricercatori in una non semplice armonia regolamentativa. Cosa sono le nanotecnologie?

Derivano da una scienza manipolativa della materia di cui sono costituiti gli atomi e le molecole. La manipolazione si estende su ogni settore, come per es., la medicina e l’industria agroalimentare; e proprio per questo ampio raggio operativo, L’Unione Europea ha stabilito che ci si debba riferire alle nanotecnologie, sempre al plurale. Il prof. Barbaro ha sviluppato il suo lavoro in tre ampi capitoli che ci portano a comprendere gradualmente l’evoluzione normativa per questo nuovo settore scientifico. Il lettore di “Mosaico di Pace”, impegnato in un percorso di pace e di non violenza, si troverà d’accordo con quanto evidenziato nel 1^ capitolo, circa le applicazioni in ambito militare e sul concetto del “nano-divide”.

L’autore esprime tra le righe, la preoccupazione che con l’ausilio dei nano materiali, si possono fabbricare nuove armi e munizioni più sofisticate, ma soprattutto più leggere da utilizzare. Le nanotecnologie possono sviluppare armi nucleari, non solo con nuovi meccanismi più potenti, ma anche creando modelli in miniatura. In un periodo storico come questo che stiamo vivendo,l’evoluzione e il finanziamento dell’industria bellica è da scongiurare! Anche nello sviluppo economico le nanotecnologie potrebbero avere un ruolo efficace, soprattutto per i problemi più urgenti dei paesi del terzo mondo: la scarsità dell’acqua potabile e il malfunzionamento del sistema sanitario. L’autore pone in evidenza la questione alla base della povertà e del sottosviluppo, ovvero l’interesse personale di coloro che detengono la totalità delle ricchezze mondiali, e che vogliono evitare, tramite una monopolizzazione, che i nanomateriali possano essere di aiuto per i poveri, facendo diminuire il divario tra i paesi sviluppati e non. Il prof. Barbaro ha denominato questa eventuale ingiustizia, con il termine inglese di “nano-divide”.

La diffusione dei nanomateriali potrebbe avere un effetto negativo anche sull'ambiente e sulle risorse rinnovabili e non, facendo venir meno gli obiettivi individuati dalla COP15 di Parigi, e di conseguenza rallentando lo sviluppo sostenibile. La regolamentazione giuridica delle nanotecnologie cerca di realizzarsi poggiandosi su di un principio fondamentale: Il principio di precauzione. Questo principio è stato accettato da ogni nazione, durante il 1^ Summit della Terra,nel 1992 a Rio De Janeiro, e fino ad oggi non ha fatto altro che affacciarsi timidamente tra la dottrina, con la speranza di trovare una collocazione ben strutturata nella giurisprudenza. Il principio di prudenza afferma che “non bisogna aspettare la prova certa di eventi dannosi per la salute e l’ambiente, prima di agire diversamente”. Da questo principio sono scaturiti dei “codici di condotta”, adottati nell’U.E. ma anche negli Usa. Essi sono ben illustrati nel capitolo 3^ e disciplinano soprattutto l’applicazione dei nanomateriali sui farmaci e la tutela dei consumatori. L’autore, nel capitolo dedicato alle conclusioni sottolinea che il rapporto tra diritto e scienza ha come epicentro la dignità e i diritti umani. Consiglio a tutti di leggere questo saggio perché è possibile individuare nuovi percorsi di pace.

 


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