A volte non vedo un fiore/ sulla collina di Palestina, a rallegrare il giorno
di “Colui che rimane”, accerchiato, assediato, senza acqua, né via.
Per Colui che rimane,
privo di tanto, ma non dell’amore, basta un filo d’erba
di un colore insolito
per scorgere una speranza che si rinnovi.
Allora l’arsura diventa fonte, gli steli lontani, un prato.....
... ma non così volevo che fosse non così volevo che fosse
questa terra.
Dimmi, Rosa del deserto, quello che ancora non so...
Non vedo bene chi sei, Uomo,
ho un muro davanti a me.
(Poesia composta nel mese di Gennaio, anno 2016)
DOPO UN VIAGGIO
Parte seconda: IL MURO
Sbieche ombre gelide fendono derisorie raffiche di morte.
Occhi oscurati, passi interrotti, consueti o mete.
Incontri solamente attesi, vita tolta.
Nello spazio compresso
il mio respiro lungo si infrange
sulla liscia barriera, cerca una breccia.
Non c’è breccia umana,
solo avvilenti varchi.
L’ombra di pietra mi curva la schiena! Mi arrendo o resisto?
La speranza cammina su un ponte, in compagnia del dolore.
Il muro, solco di frattura, l’evidente grigio che incombe. Innumerevoli colori, invece, tenacemente attendono
segni toccanti due rive.
Al di là del muro cresce una rosa. Il costruttore non l’ha vista,
né ora potrà coglierne l’indicibile profumo.
(Poesia composta nel mese di Gennaio, anno 2017)