In ogni guerra la prima uccisione è quella della verità, compiuta dalla propaganda militare. Perché da dopo il diritto romano e internazionale, il problema iniziale di uno Stato che va in guerra è quello di darsi ragione davanti a tutti. Cosicché ambedue gli Stati poi compiono delitti efferati e colossali al grido: “Ho ragione io!”.
In effetti, la propaganda militare, per poter spingere la gente al macello o almeno a dar sostegno al suo macello, deve far presa sulle viscere delle persone. Per questo motivo essa segue una logica da asilo infantile: “Lui è cattivo!”, “È stato prima lui!”.
Le istituzioni religiose, che dovrebbero avere una logica spirituale, potrebbero facilmente mettere a nudo la pretestuosità dei motivi di una guerra; se non fosse che le religioni si sono istituzionalizzate e per i patti moderni tra Stati e Chiese, ognuna resta incastrata nella logica militare del proprio Stato. (Solo negli ultimi tempi e solo alcuni papi cattolici hanno dichiarato illegale e immorale una guerra in atto; a parte se poi i loro fedeli (e cappellani militari) siano stati conseguenti nell’obiettare a quella guerra).
Oggi abbiamo una guerra in Europa. Quali sono l ragioni dei due schieramenti?
L’Occidente, attraverso la NATO, è guidato dagli USA, una democrazia guidata dai maggiori ricchi del mondo e che elegge solo ricchissimi (vedi al sconfitta di Commoner, di Bernie Sanders, ecc.). Questo Paese ha l’arsenale bellico più grande del mondo e spende in armi tanto quanto spendono tutti gli altri Stati messi assieme; controlla il mondo con 800 basi militari e una sorveglianza satellitare fino a 5 cm di risoluzione della superficie terrestre. Inoltre ha ridotto l’organismo che nel mondo dovrebbe “salvarci dal flagello delle guerre”, l’ONU, ad una burocrazia assistenziale perché non gli “deve rubare la sua politica estera”. Il suo nuovo presidente, Biden, ha inaugurato la sua presidenza, mantenendo l’obbrobrio di Guantanamo, confermando il piano di Trump di rafforzare l’arsenale delle armi nucleari, stringendo un patto nucleare con l’Australia (facendole tradire la Francia) per stingere un patto militare di “contenimento della Cina” (a cui rimprovera di aver inaugurato la sua prima base militare in Guyana), guida la NATO che dal 2001 è un patto non più difensivo, ma aggressivo (perché si è dato il diritto di sferrare il “primo colpo nucleare” verso “qualsiasi entità politica”) e che ha inglobato tutti i Paesi attorno alla Russia, salvo l’Ucraina, che - è stato promesso - resterà fuori della NATO. Al suo strapotere nel mondo manca solo di stringere il nodo attorno alla Russia facendo entrare l’Ucraina nella NATO, una mossa equivalente a quella dell’URSS 1962 di mettere i missili nucleari a Cuba, cioè quasi alla frontiera degli USA (e che allora portò alla peggiore crisi politica internazionale).
Dall’altra c’è Putin, un chiaro autocrate di un regime tipico dei Paesi senza tradizione democratica, legato ai poteri forti degli sfruttatori delle immense ricchezze di quell’enorme Paese. Dopo che nel 1989 il regime socialista-comunista è crollato, in pochi anni si è trasformato in una economia neoliberista che per 15 anni è stato in testa ai Paesi di tutto il mondo perché aveva il proprio 10% più ricco della sua popolazione che era il più ricco del 10% di tutti gli altri Paesi; e ancora è ai massimi livelli. Avendo ripreso in mano l’esercito e la corsa agli armamenti, non ci sta più ad essere soggetto ed umiliato dagli USA; sta rispondendo colpo su colpo alla corsa nucleare e missilistica USA. E ora non vuole essere circondato fino alla frontiera più importante, quella con l’Ucraina con cui condivide la storia e anche una parte della popolazione (Donbass). Ha cercato di spiegare che vuole che sia mantenuta la promessa che la Ucraina non entri nella NATO; ma la NATO ha dimenticato la sua promessa di non inglobare l’Ucraina, ha fatto orecchie di mercante alle richieste russe e ha ribaltato l’accusa alla Russia: questa vorrebbe ricominciare l’impero URSS sui Paesi vicini. Putin, dopo mese in cui ha cercato di spiegarsi, ha tentato una mossa d’azzardo: ha giocato al “tanto peggio (per i popoli), tanto meglio (per la Russia”: Ha riconosciuto come Stati le repubbliche indipendentiste dell’Ucraina (ciò è poco diverso da quanto hanno fatto le democrazie occidentali, quando hanno riconosciuto il Kosovo come Stato, benché avessero promesso di non farlo).
Non è molto chiaro come poi è passato dalla diplomazia alla guerra, che certamente è un atto radicalmente diverso (ma non molto diverso da quello che fa Israele quando si permette di bombardare per vari giorni i palestinesi indifesi, facendo migliaia di morti , senza che nessuno a livello mondiale se ne faccia scandalo, salvo qualche Paese sud americano, che però non conta). Putin ha perso nel gioco di nervi tipico degli americani: “Chicken!” (“Pollo!”: andare in auto a tutta velocità uno contro l’altro e vedere cho è il primo che per paura devia dallo scontro: quello è il più pauroso, il pollo). In questo senso è caduto nella trappola USA. Ora si è caricato di tutte le colpe, senza che la diplomazia possa più ragionare, salvo qualcuno illuminato che recuperi un quadro generale che non appartiene più ai due dello scontro e che potrebbe essere l’idea di Gorbaciov: “Una Europa dagli Urali ai Pirenei! ”.
Biden l’ha detto; oltre le sanzioni economiche c’è la terza guerra mondiale. Tradotto: gli USA ora non possono fare più una guerra, sia perché la catastrofica figura del ritiro da Kabul li dà perdenti anche nel morale delle loro truppe, sia perché ha accumulato un debito colossale, i ci interessi stanno strozzando la sua economia nonostante stampi dollari come carta straccia, che però il mondo è costretto a considerare moneta sonante. Il gioco per gli USA si è fatto molto stretto, anche perché Trump (che vincerebbe le elezioni se si facessero adesso) lo tallona con una politica aggressiva che costringe Biden a “fare la guerra senza fare la guerra”; cioè solo la guerra propagandistica, diplomatica e di mercato. E’ proprio questa ch ha lanciato a gennaio dicendo “imminente” l’invasione dell’Ucraina, cioè sottoponendo Putin ad un ricatto: o stai fermo mentre la NATO si allarga di soppiatto alla Ucraina, o ti accuso davanti a tutto il mondo di avere manie dittatoriali. La forza della sua propaganda e la remissività dell’Europa gliel’hanno data vinta: Putin è caduto nella trappola e si è macchiato di una guerra di potenza, quando in realtà sono gli USA che hanno stretto i Paesi dell’Oceano Pacifico con un patto di “contenimento” della Cina, hanno sotto comando tutta l’Europa attraverso la NATO e mano libera in Africa (a cominciare dall’Egitto), con tutti i disastri sulle popolazioni nere che ben conosciamo.
Da questi giochi potere a quattro anni (il periodo delle elezioni USA) si esce ribaltando le premesse di questa logica, che alla fine dipende dal possesso delle armi nucleari. Già dal gennaio 2021 le armi nucleari sono state dichiarate illegali dall’Onu e immorali dal Papa. Ora si tratta di arrivare alle conseguenze: farle cadere dalle mani dei potenti: mai più la valigetta con i comandi della Apocalisse nucleare; nessun uomo può avere questa funzione in un mondo democratico. Inoltre basta patti militari, se non autorizzati dall’ONU per esigenze contingenti ed eccezionali. Tanto più basta il patto aggressivo nucleare da “primo colpo” della NATO; è nata per difendere l’Occidente dal comunismo dittatoriale, dal 1989 non ha più senso, se non come progetto di dominio del mondo da parte degli USA. Ritroviamo la democrazia a livello mondiale, cioè sosteniamo l’ONU come luogo per dirimere le controversie internazionali, al di là del diritto di veto delle cinque potenze che non dovranno più essere nucleari.