La parola abiezione viene adoperata da San Padre Pio con la doppia b, a indicare forse la duplice accezione del termine. Non solo malvagia turpitudine, ma oscurità, opacità, quelle profondità del sottosuolo spirituale attraverso cui l’anima emette bagliori, luci di salvezza. Il Santo di Pietrelcina insiste: “Amate la vostra abbiezione”. Ma amare la propria incapacità, infermità del cuore e della vita, non è cosa che l’uomo può fare senza la Grazia di Dio.
E’ facile perdersi nel rancore, nell’astio, nella collera, prendersi la briga di regolare i conti con un cavaliere dalla Trista Figura che serpeggia sempre nei nostri video mentali. Ecco allora che i santi, le sante, le mistiche di ogni tempo ci hanno offerto un esempio di liberazione dall’orgoglio e si sono umiliate per Amore, per gratitudine, per offerta di se stesse a Cristo che le ha scelte in mezzo ad un mazzo di fiori destinati ad appassire, le esistenze polverose degli esseri umani. Dio non vuole che ci umiliamo per capriccio, ma perché ci vuol forgiare come l’oro, ci raffina, ci dice: “Non siate ipocriti”, riferendosi alla viltà umana che si vendica del povero e si abbassa davanti alla platea, con vesti lunghe e bei discorsi. Gesù Cristo si ama come vuole Lui, non con con i nostri mezzucci pirotecnici, le messe –specchio: ci si va, ci si inginocchia poi, come davanti ad uno specchio, si va via e ci si dimentica di quel che è rimasto impresso su quello specchio, cioè nulla. Le mistiche, i santi, ragguagliano, ci riportano all’essenza delle cose. Con i loro volti incollati al pavimento appestato, con le punzecchiature delle altre suore, con il cilicio non solo figurato, con l’odore nauseante delle putritudini a cui si assoggettano, sono un esempio di mortificazione benefica. Maciniamo giorni, ore, mesi, e lo facciamo sempre più spesso in balìa della frenesia. Ci manca il tempo per la meditazione, per il raccoglimento. La derisione, lo scherno, sono un passaggio eludibile, non offerto al Signore. Le sante ricercano questo punto di sprofondamento. Ci si chiede se nella epoca odierna, nel 2022 d. C., il nostro secolare vivere possa abbracciare queste forme di estrema devozione. Se nelle nostre case protette dai dispositivi super elettronici, corollate dai suoni criptici dei cellulari, inabissate nei fondali della tecnologia, oggi possiamo ancora renderci conto della nostra miseria davanti al Signore che ci ha dato anche il superamento della carrozza con l’avvento delle macchine, degli aerei, dei treni, e adesso anche delle virtualità. E’ solo Gesù l’artefice della nostra speranza, senza di Lui saremmo proiettati verso la alienazione marziana. Importante saper unire i punti distanti nella cartina dell’umanità. Dio ci ha dato i mezzi per amarlo, e la scelta di amarlo, ma se gli chiediamo di amarlo, ci dà anche l’umiltà per amarlo. Un dono immenso per un mare dalle onde che quando si sollevano fino al gigantismo si infrangono e si perdono tra gli scogli del proprio niente. Questo libro riporta brani, versi, memorie, vite di santi e sante che rapiti dalla Grandezza di Dio si sono sottomessi fino alla melma. Per tutti gli altri che non hanno avuto questa grazia, ricordiamoci di quello che dice San Padre Pio: "Se Dio non ti offre soavità, adempi i tuoi doveri, mangia il tuo pane secco, e non ti curare di altro, amerai Dio a tue spese".