"Oggi il mondo va male non perché ci sono molti sognatori ma perché ce ne sono molto pochi".  Di questo era convinto quel grande sognatore con i piedi per terra che è stato don Tonino Bello, ora invocato col titolo di Venerabile e che oggi, 20 aprile, vogliamo ricordare in modo particolare nella ricorrenza del suo ventinovesimo dies natalis.

A scanso di equivoci, chiariva don Tonino, i suoi volevano essere sogni diurni, quelli cioè che si fanno ad occhi aperti, con intelligente lucidità e che, se fatti insieme, si potranno certamente realizzare. A questo proposito citava spesso anche un poeta libanese, Kahlil Gibran, il quale diceva: "non vi sgomentate quando vi dicono che voi sognate...C'è troppa gente pratica che mangia il pane intriso con il sudore della fronte dei sognatori".

È  purtroppo riemerso in Europa negli ultimi due mesi con preoccupante virulenza il feroce fantasma della guerra, da molti considerata ancora giusta e da alcuni perfino santa. Fantasma travestito con gli abiti tradizionali della pur doverosa legittima difesa, pericolosamente però sempre più armata. Mostro che si presenta con quella sua macabra attrezzatura  lessicale, mediatica e scenografica di distruzione e di morte che pensavamo archiviata per sempre nei ripostigli del passato e depositata negli archivi della memoria.

Ora invece nel dibattito pubblico si continuano a richiamare le ragioni della realpolitik, il dovere di stare con i piedi per terra, la necessità di rispondere comunque col linguaggio delle armi, secondo la vecchia e immutabile logica di Caino.

Bisogna pur respingere - ripete il coro quasi unanime degli opinion makers con i loro followers - le minacce contro la nostra civiltà e tutelare la nostra democrazia, dimenticandosi forse che il valore supremo della nostra civiltà e di ogni autentica democrazia è quello di salvaguardare il diritto alla vita e la dignità di ogni essere umano, a partire dai più piccoli e dai più fragili.

Allora è impresa davvero impossibile e illusoria voler bandire per sempre le armi e abolire le guerre dal nostro orizzonte planetario?

Mancavano allora di realismo o erano dei poveri illusi gli scienziati quando, dopo la prime bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, affermavano che l'umanità dovrà  eliminare definitivamente la guerra prima che sia la guerra a eliminare l'intera umanità? Ma è proprio questo, ritengo, ciò che padre Ernesto Balducci - altro sognatore profetico di cui ricordiamo in questi giorni il trentesimo anniversario di morte - chiamava il realismo dell'utopia, strada ormai obbligata per la sopravvivenza  della specie umana sulla terra. 

Al realismo dell'utopia, che è poi il realismo della profezia evangelica,  si richiamava don Tonino quando denunciava la crescente militarizzazione del nostro territorio pugliese sottratto all'agricoltura e ai bisogni primari di tanta gente, quando sosteneva l'obiezione fiscale alle spese militari, o quando protestava con veemenza contro il diluvio delle bombe intelligenti su Baghdad.

Era lo stesso realismo profetico che lo spinse a entrare nel dicembre del '92, con altri cinquecento sognatori, a Sarajevo, città dilaniata da un lungo conflitto fratricida, per anticipare  gli eserciti di domani, quei corpi civili di pace disarmati che intervengono nei conflitti con la paziente forza del dialogo, della persuasione e dell'interposizione nonviolenta.

Don Tonino aveva assunto con fede sapiente e realismo lungimirante il sogno di Isaia: "Forgeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in falci. Un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra" (Isaia 2,4).

Ha vissuto fino in fondo con coerente e intelligente passione il sogno di Gesù che, proclamando beati i miti e i nonviolenti,  indica la via della fratellanza universale e dell'amore  verso tutti, perfino verso i nemici, come unica via di salvezza, e chiede ai suoi di rimettere la spada nel fodero perché "chi di spada ferisce di spada perisce" (Matteo 26,52).

Sulle orme dei grandi maestri e dei coraggiosi testimoni del passato, in tanti vogliamo continuare ad essere irriducibili sognatori di futuro, piccoli artigiani di Pace, innamorati e custodi del creato. Pur non disponendo di elevati livelli di audience, né di grandi spazi nei network, proprio in questo tempo di diluvio bellico, desideriamo mettere in salvo la semente di una nuova possibile Umanità. Fa bene sapere che, mentre si moltiplicano le iniziative di accoglienza e di solidarietà verso i rifugiati, contemporaneamente si promuovono anche manifestazioni per la pace,  non solo contro questa assurda guerra di aggressione dell' Ucraina da parte russa, ma contro ogni guerra, contro l'aumento dissennato delle spese militari, contro i respingimenti e le discriminazioni tra i profughi, insomma contro quello che papa Francesco  chiama lo schema di Caino.

Ed è proprio papa Francesco, sentinella insonne e lungimirante, che con i suoi quotidiani, ripetuti e accorati appelli intrisi di evangelico realismo, risveglia oggi la nostra coscienza e ci chiama ad abbandonare il cainismo, per aborrire e abolire definitivamente la guerra, sempre ingiusta, abominevole, sacrilega e poter così preservare la terra e la vita umana dal rischio incombente di guerra nucleare e perciò  di autodistruzione.

È particolarmente significativo per me e per tanti altri amici sognatori, che lo stesso Francesco rilanci esplicitamente in tanti suoi interventi il messaggio del grande vescovo salentino-planetario  che in vita fu considerato  un po' esaltato o esageratamente utopista:

"Mi piace qui citare - dice il papa, introducendo il volume "Contro la guerra" pubblicato proprio in questi giorni - un pastore d'anime italiano, il venerabile Don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi in Puglia, instancabile profeta di pace, il quale amava ripetere: i conflitti e tutte le guerre trovano la loro radice nella dissolvenza dei volti. Quando cancelliamo il volto dell'altro, allora possiamo far crepitare il rumore delle armi. Quando l'altro, il suo volto come il suo dolore, ce lo teniamo davanti agli occhi, allora non ci è permesso sfregiarne la dignità con la violenza".

Nel proclamare l'annuncio del Signore Risorto: "Pace a voi!" il successore di Pietro così ha concluso il suo messaggio urbi et orbi nella domenica di Pasqua appena trascorsa:

"Si scelga la pace. Si smetta di mostrare i muscoli mentre la gente soffre. Per favore, non abituiamoci alla guerra, impegniamoci tutti a chiedere a gran voce la pace, dai balconi e per le strade. Pace! (...)  La pace è possibile, la pace è doverosa, la pace è primaria responsabilità di tutti!".

Pubblicato il 20 aprile 2022 nel Nuovo Quotidiano di Puglia.