Da Molfetta ad Alessano dal 19 al 30 giugno 2017

“Vivere non è trascinare la vita, non è strappare la vita, non è rosicchiare la vita. Vivere è abbandonarsi come un gabbiano all’ebbrezza del vento. Vivere è assaporare l’avventura della libertà.” Con questo “inno alla vita” impresso sulle nostre magliette, ma soprattutto nella nostra mente, siamo partiti per questa avventura che ci ha portato in Puglia alla scoperta dell’autore di queste parole: Don Tonino Bello.

In verità questa figura la conoscevamo già da prima, alcuni da qualche anno e altri da pochi mesi, ma mettersi sulle sue tracce nei luoghi dove egli ha camminato è stata una scoperta ancora più grande.
“Dalla testa ai piedi”: questo è stato per così dire lo slogan che ha caratterizzato il nostro cammino. Riprendendo il titolo che Don Tonino ha dato ad un suo discorso quaresimale, il quale parte dalla “cenere sulla testa” del mercoledì delle ceneri “all’acqua versata sui piedi” del Giovedì Santo, e dove ci sta dentro tutto il percorso di vita di ognuno di noi, così anche nel nostro caso, all’interno del significato del “cammino” ci sta dentro tutto un percorso di vita importante.
La nostra idea è stata quella appunto di percorrere un cammino a piedi che da Molfetta (città dove è stato Vescovo don Tonino e dove è morto) ci ha portato fino ad Alessano (paese natale e luogo dove è sepolto) per conoscere fino in fondo questa grande figura di Uomo e Testimone di vita cristiana.
In sintesi le nostre tappe: Molfetta – Bari – Conversano – Alberobello – Ostuni – Mesagne – Squinzano - San Cesario di Lecce – Casarano – Ugento – Tricase – Alessano.
Equipaggiati di tutto punto con zaino in spalla, racchette e scarponcini, siamo partiti a piedi per 290 km. circa, tra lo stupore della gente del posto che, nel vedendoci passare, sgranava gli occhi non abituata a vedere questo stile di vita e che, soprattutto, mai pensando che si potesse “celebrare e ricordare” un uomo in quella maniera, cioè camminando!
Il nostro pellegrinaggio è stato caratterizzato da momenti importanti.
Innanzitutto la solidarietà ha camminato con noi in quanto abbiamo dedicato il nostro cammino ad un bambino di 6 anni, Christian, che non può camminare e per il quale abbiamo pregato e, idealmente, ha camminato accanto a noi.
Già di per sé il significato del “cammino” racchiude aspetti di vita importanti: la fatica, il sudore, le soste per riprendere fiato, le vesciche, il cambiamento di tutte le abitudini quotidiane e tempi diversi, la riduzione all’essenziale, la conoscenza profonda delle persone con cui si cammina, l’accettazione di compromessi in cambio di una serena convivenza, il mettere in comune “cose” e “pensieri”, il lasciare perdere i risentimenti, le stanchezze, i disagi per far posto ad un valore più grande che è la “convivialità delle differenze” come ben spiega don Tonino Bello.
Abbiamo contemplato la natura meravigliosa della terra di Puglia, come il sole cocente, la pace del mare al quale noi del Nord non siamo abituati, le meravigliose albe che abbiamo visto, lodando il Dio della Creazione, spettacolo che si ripete ogni giorno, ma ogni giorno sempre diverso; l’alba, per noi circondati dalle montagne, è una cosa che ci stupisce ogni volta.
Abbiamo ammirato le pianure, le grandi coltivazioni di frutta e verdura, le enormi estensioni di ulivi secolari i cui rami contorti fanno nascere dei meravigliosi disegni a contrasto con il cielo e il sole sullo sfondo.
Abbiamo gustato i posti dove don Tonino Bello ha vissuto, cercando di capire fino in fondo la grandezza degli scritti che ci ha lasciato, leggendo, condividendo, celebrando le Messe e pregando insieme a lui.
Ma la cosa più bella che abbiamo vissuto sono stati gli incontri assolutamente casuali con persone che conoscevano Don Tonino Bello.
A partire dal primo giorno, a Molfetta, giornata sensazionale: primo incontro con la Sig.ra Elvira della Casa Editrice La Meridiana, che pubblica i libri di Tonino Bello, e che ci ha dato una straordinaria testimonianza, avendolo conosciuto ai tempi in cui era Vescovo di Molfetta, raccontandoci episodi di vita.
Poi, camminando di fronte all’Episcopio, abbiamo osato disturbare l’attuale Vescovo di Molfetta, Mons. Domenico Cornacchia il quale, sorprendentemente, ci ha accolti subito e con grande gioia nel suo appartamento.
Ci hanno colpito la sua semplicità, la sua accoglienza e generosità; ci ha fatto sentire come se fossimo “di casa” e per questo lo ringraziamo di cuore.
La sua testimonianza nel ricordo di Don Tonino Bello è stata emozionante a partire dalla visita delle stanze nelle quali viveva e soprattutto la camera in cui è morto, una stanzetta semplice semplice, ma essenziale. “Mimmo, lasciati amare da Maria”, è questo l’ultimo messaggio scritto che don Tonino ha lasciato al Vescovo Domenico (Mimmo) poco prima di morire e gelosamente da lui custodito.
Lì le emozioni incominciavano a farsi sentire, alimentate dagli straordinari episodi vissuti in questa prima giornata.
Riprendendo, giorno dopo giorno il cammino, i nostri incontri si sono fatti più frequenti: a partire dalle persone che incontravamo nelle piazze, nei bar, nei negozi, all’incontro, casuale pure questo e per strada, con il Vescovo di Conversano Mons. Giuseppe Favale, come con il Vescovo di Lecce Mons. Domenico d’Ambrosio che ci ha accolto in Episcopio con una semplicità e un interesse all’ascolto delle motivazioni che ci avevano portato laggiù.
Incontri veramente straordinari e inaspettati! Come pure con i parroci delle varie parrocchie dove siamo passati, anche a Ugento, cittadina dove è stato vice rettore in seminario, dove il barista e suo fratello ci hanno raccontato la loro testimonianza; come a Tricase, paese dove è stato parroco per qualche anno e dove siamo stati accolti dall’attuale parroco Don Flavio.
Come se non bastasse, a Santa Maria di Leuca (luogo che è, per così dire, fuori percorso) abbiamo altresì incontrato un sacerdote, don Giuseppe Martella, che ha studiato con don Tonino negli anni di seminario.
Tutti a darci testimonianze di vario genere, racconti di vita semplice insieme ad altri di forte impegno nell’ambito della pace (era Presidente di Pax Christi e ricordiamo fu promotore e partecipe attivo della marcia della pace a Sarajevo, già provato dalla malattia) come a dire che Don Tonino era proprio “uno di noi”, accanto alle persone “normali” e, anzi, ascoltava e capiva i problemi e la vita comune delle persone con cui entrava in contatto.
Arrivati ad Alessano, siamo stati accolti da Don Luigi e Don Antonio (parroco e curato) che hanno dato la possibilità a Don Battista di celebrare una toccante messa, anche con la presenza di amici della Valcamonica che, di ritorno dalle vacanze, hanno desiderato partecipare, proprio nella chiesa dove don Tonino è stato battezzato e al cui paese, durante la sua prima messa da Vescovo, ha dedicato il suo “Grazie terra mia, piccola e povera”, il ringraziamento sentito alla sua cara Alessano.
Abbiamo poi visitato la sua casa, ora sede della “Fondazione don Tonino Bello” dove il Presidente Giancarlo Piccinni ci ha mostrato vari segni, oggetti, riconoscimenti vari, libri, ecc. raccolti e conservati nella sede.
Nel cimitero, poi, le nostre emozioni si sono sciolte in pianto, vedendo la sua tomba semplice, segno dello stile di vita umile che lo caratterizzava.
Abbiamo capito che Don Tonino è ancora vivo negli occhi della gente, e ritornando a casa, forse i nostri occhi sono cambiati, sono ricchi dei messaggi che ci ha lasciato don Tonino: occhi di speranza, di luce nuova, di cambiamento, di pace, di attenzione. Ed è questa la cosa che abbiamo portato a casa. Don Tonino è ancora vivo, vive negli occhi di coloro che l’hanno incontrato, che l’hanno conosciuto e che, come noi, l’hanno scoperto!


Coltivate la bellezza del vostro sguardo. Non potete immaginare quanta luce questa bellezza dà a chi è triste, quanta voglia di vivere produce uno sguardo generoso su una persona che è triste.” (don Tonino Bello)

 


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