Mercoledì 28 giugno 2017 sarà inaugurato alla presenza delle maggiori autorità civili e militari il nuovo “Centro Polifunzionale” per migranti del Comune di Messina, realizzato all’interno di uno stabile della centrale via Bisazza. Prima che media, forze politiche e sociali e cittadini prendano per buone le narrazioni dell’amministrazione comunale guidata da Renato Accorinti (assessora competente Nina Santisi) è opportuno soffermarsi sulle pesanti ombre del progetto, presentato come il fiore all’occhiello delle politiche cittadine nel settore “accoglienza”. In verità la filosofia che ha condotto al finanziamento e alla realizzazione della nuova struttura è intrinsecamente legata alla visione sicuritaria, fortemente criminalizzante e discriminatoria, di mera gestione dell’ordine pubblico e/o “contenimento” militare del fenomeno migrazione, così come si è affermata in tutti questi anni nell’Unione Europea e in Italia.
Innanzitutto va rilevato come i servizi che saranno forniti dal Centro e le attività che si svolgeranno al suo interno saranno riservati esclusivamente agli “immigrati regolari”, come si legge nell’Avviso Pubblico per manifestazione di interesse alla co-progettazione e co-gestione delle attività del Centro Polifunzionale per Immigrati pubblicato qualche mese fa dall’Amministrazione comunale. Sempre nello stesso avviso si specifica che il Centro è “finalizzato all’inserimento sociale e lavorativo degli immigrati regolari” e “alla realizzazione di interventi finalizzati a sviluppare punti di aggregazione ad accesso aperto per gli immigrati regolari”. Di fatto ci troviamo di fronte ad un grave arretramento culturale nel settore dell’assistenza e dell’accompagnamento della persona migrante: in questi anni, alcuni enti locali e numerose associazioni si sono opposte alle logiche poliziesche e xenofobe che tendevano a differenziare strumentalmente “regolari e “irregolari”, rifiutandosi di legittimare differenze di trattamento e servizi a favore dei migranti e rivendicando il diritto-dovere alla difesa, protezione e assistenza di tutte le donne e agli uomini giunte/i nel nostro paese. L’opposizione alle pratiche di discriminazione e di divisioni tra buoni e cattivi (regolari e non regolari) è stata dettata in tutti questi anni anche a seguito delle disastrose conseguenze degli atti normativi dei governi che hanno reso sempre più indeterminata la demarcazione tra i due diversi status, ma soprattutto per un’architettura repressiva che ha reso sempre più facile – per i migranti -precipitare dalla condizione di “regolarità” a quella di “irregolarità”.
Faranno comunque bene i migranti “irregolari” di Messina a tenersi in futuro lontani dal Centro polifunzionale di Via Bisazza. Come infatti si evince ancora dall’Avviso pubblico del Comune di Messina, insieme agli sportelli orientativi e alle sale destinate ad attività di formazione e socializzazione, al secondo piano sorgeranno gli “uffici utilizzati dalla questura per le attività dedicate all’accoglienza e integrazione degli immigrati”. “Nello specifico – si legge ancora - il Centro Polifunzionale per immigrati dovrà prevedere al suo interno l’offerta dei seguenti servizi e lo svolgimento delle seguenti attività amministrative: Prefettura; Questura – Uff. immigrazione; Circoscrizione – Anagrafica”. Per ovvie ragioni, ONG e associazioni antirazziste si sono opposte da sempre a condividere spazi e attività di ascolto, formazione, supporto, assistenza migranti con quelli destinati alle procedure di identificazione, schedatura e “regolarizzazione” in mano alle forze dell’ordine e agli apparati sicuritari. A Messina, invece, si andrà in direzione opposta e contraria.
Il Centro Polifunzionale è stato ereditato da Accorinti & C. dalla precedente amministrazione di centro-destra, sindaco Giuseppe Buzzanca (già esponente del Msi-Dn e poi di Alleanza Nazionale) e dell’assessore ai servizi sociali Dario Caroniti (cattolico ultraconservatore). Nel novembre 2010, il Ministero dell’Interno approvò un finanziamento di 751.600 euro a favore del Comune di Messina per la realizzazione di un “Centro Polifunzionale per l’integrazione degli immigrati”, nell’ambito del PON (Programma Operativo Nazionale) Sicurezza per lo sviluppo - Obiettivo Convergenza 2007-2013 - finanziato con fondi strutturali europei - che si è proposto di “migliorare le condizioni di sicurezza nelle regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia” e “contrastare i fenomeni di illegalità e di esclusione sociale”. Due anni più tardi, sempre nell’ambito del PON Sicurezza – Obiettivo Convergenza 2007-2013, il Ministero dell’Interno ha autorizzato il finanziamento del progetto “Messina Sicura” (350.000 euro), relativo alla “fornitura di un sistema di video sorveglianza territoriale del Comune di Messina”; il bando di gara per la videosorveglianza è stato preposto dall’Amministrazione nel dicembre 2013.
A riprova della visione esclusivamente di controllo dell’ordine pubblico” e ipersicuritaria del PON, il Ministero dell’Interno specifica che “in particolare l’obiettivo globale del programma è quello di diffondere migliori condizioni di sicurezza, giustizia e legalità per i cittadini e le imprese, in quelle regioni in cui i fenomeni criminali limitano fortemente lo sviluppo economico, contribuendo alla riqualificazione dei contesti caratterizzati da maggiore rilevanza e pervasività dei fenomeni criminali nonché all’incremento della fiducia da parte della cittadinanza e degli operatori economici”. Il Programma si è articolato in tre assi di intervento, di cui l’Asse 2 ha avuto come fine la “diffusione di migliori condizioni di legalità e giustizia ai cittadini ed alle imprese, anche mediante il miglioramento della gestione dell’impatto migratorio”. “Particolare attenzione – si aggiunge - è posta alle iniziative in materia di impatto migratorio promuovendo procedure di inclusione sociale degli immigrati e rafforzando le azioni di prevenzione e contrasto al favoreggiamento della manodopera immigrata, in particolar modo quella clandestina”. Ogni commento è superfluo. Ci limitiamo solo a ricordare che titolare del PON Sicurezza è il Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno; esso vede inoltre la collaborazione di tutte le Forze di Polizia (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria, e Corpo Forestale dello Stato) ed il coinvolgimento delle realtà istituzionali locali.
Motivi sufficienti, riteniamo, perché le associazioni di volontariato antirazziste si tengano lontane dalla cogestione del nuovo Centro per migranti regolari di Messina; attività certamente lodevoli non possono né devono essere strumentalizzate, mai, per legittimare lo stato di guerra - interno ed esterno - alle migrazioni.