È questo il tema di un convegno che si terrà oggi ad Alessano promosso da Famiglia Cristiana per i 90 anni della rivista in collaborazione con la Fondazione Don Tonino Bello.
Profeta inascoltato al suo tempo e inascoltato purtroppo ancora oggi, nonostante la crescente fama di santità e le innumerevoli attestazioni di stima e di venerazione a lui tributate.
Il suo alto magistero in tema di pace, disarmo, nonviolenza è quanto mai disatteso, oscurato, non ancora preso in attenta e convinta considerazione.
In questo don Tonino è in buona compagnia perché condivide la sorte di tanti compagni di profezia che già da tempo, a partire dalla fine del secondo conflitto mondiale, ci hanno messo in guardia sul pericolo della catastrofe planetaria, avvertendoci che il mondo non può più continuare a pensare e ad agire con la stessa logica dell'età pre-atomica.
Diversi modelli culturali e nuovi strumenti istituzionali locali e sovranazionali avrebbero dovuto far cadere i muri ideologici di ogni sovranismo nazionalistico e le visioni miopi e anacronisticche dei contrapposti imperialismi.
Non abbiamo voluto dare ascolto a quelle sentinelle lungimiranti e sapienti che ci avevano avvertiti dei reali pericoli di un possibile olocausto nucleare.
Le loro voci e i loro richiami hanno trovato piena risonanza anche nei pronunciamenti solenni dei diversi papi, da San Giovanni XXIII con la sua Pacem in Terris (1963) fino agli appelli continui di papa Francesco.
È lui che oggi continua a rilanciare con forza il grido dei poveri e il grido della terra e invoca pietà per tutte le vittime di ogni ingiusizia e di ogni violenza.
La sua voce diventa perfino urlo della coscienza contro tutto ciò che prepara, favorisce e giustifica la proliferazione, il commercio e l'uso delle armi.
Purtroppo anche il suo urlo - gentile perché disarmato - viene regolarmente attutito dai mass media e puntualmente disatteso e ignorato da chi gestisce il potere e governa le nazioni.
Francesco oggi come don Tonino ieri,
profeti inascoltati ma non rassegnati, amareggiati ma mai scoraggiati. Testimoni credibili e indomiti, sorretti sempre dalla passione per il Vangelo e per l' Umanità.
Don Tonino oltre che inascoltato, spesso è stato anche deriso, dileggiato, e quando qualcuno giudicava i suoi interventi estranei ai compiti propri di un vescovo e della Chiesa, allora osava alzare più forte la voce: "In piedi costruttori di pace! Sono interni alla nostra fede i discorsi sul disarmo, sulla smilitarizzazione del territorio, sulla lotta per il cambiamento dei modelli di sviluppo che provocano dipendenza, fame e miseria nei Sud del mondo e distruzione dell'ambiente naturale" (Arena di Verona, 1989).
Alla vigilia della prima guerra del Golfo, ai parlamentari italiani, don Tonino così scriveva: " Risparmiateci, vi preghiamo, la sofferta decisione, quale estrema ratio, di dover esortare direttamente i soldati, nel caso deprecabile di guerra, a riconsiderare secondo la propria coscienza l’enorme gravità morale dell'uso delle armi che essi hanno in pugno"(13 gennaio '91).
Il richiamo all' obiezione di coscienza viene ribadito ultimamente in più occasioni proprio da Papa Francesco che addita come riserva di speranza la scelta sofferta degli obiettori che sempre più numerosi rifiutano di arruolarsi e di imbracciare le armi sia in Russia che in Ucraina. Contemporaneamente il pontefice continua a denunciare la pazzia delle crescenti spese militari e i loschi e lucrosi affari dei fabbricanti di morte, arrivando a definire delinquenti coloro che "guadagnano con la guerra, con il commercio delle armi, perché ammazzano l'umanità".
Si stanno moltiplicando, pur senza alcun clamore mediatico, anche gli sforzi e le iniziative della società civile per dar vita a un vasto movimento dal basso capace di inceppare il diabolico ingranaggio bellico e sperimentare che un'altra via di difesa è davvero possibile, quella della nonviolenza attiva, del dialogo e della trattativa.
È proprio questo l'obiettivo della carovana della pace coordinata da Stopthewarnow, una rete di 175 associazioni italiane che da tanti mesi si sta adoperando per la cessazione dell'invasione russa dell'Ucraina e per l'avvio di negoziati fra le parti.
La delegazione che in questi giorni è a Kiev e di cui fa parte a nome di Pax Christi anche don Renato Sacco, porta in quella martoriata terra la testimonianza di una solidarietà concreta con aiuti umanitari e promuove contemporaneamente una campagna di sostegno agli obiettori di coscienza russi e ucraini che hanno problemi con la giustizia. Lo stesso don Renato, che trent'anni fa partecipò con don Tonino alla marcia dei 500 a Sarajevo, ha dichiarato: "difendiamo la loro libertà di opporsi all'obbligo di uccidere e chiediamo all'Europa di concedere asilo politico agli obiettori".
Sono anche questi i segni umili e fragili ma forti e resistenti - come semi piantati nella terra - ad alimentare la lampada della speranza.
E ci aiutano ancora a sognare che in fondo la profezia di don Tonino e di tutti i messaggeri della Pace continua a irrorare le vene della storia e sta preparando il sorgere di quel nuovo giorno in cui "nessun popolo si eserciterà più nell'arte della guerra" (cfr. Isaia 2,4).
"Speranza - ci dice ancora il venerabile pastore della Chiesa e - è l'atteggiamento di colui che mentre si addensano le tribolazioni alle sue spalle non lascia spegnere il canto sulla sua bocca" (omelia per Monsignor Romero 1987).
* Pubblicato sul "Nuovo Quotidiano di Puglia" il 1 ottobre 2022