Nel volgere di pochi giorni cosi' tanti maestri e compagni ci hanno lasciato. Ieri è morto anche Giovanni Franzoni, che non solo per me ma credo per l'intera mia generazione di militanti del movimento delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanità, di amiche e amici della nonviolenza nel suo concreto darsi, è stato uno dei maestri maggiori ed esemplare un compagno di lotte, che sempre sapeva infondere lucidità e coraggio anche nelle prove più ardue, anche di fronte a un tale oceano di dolore e ferocia che spiriti meno ardenti, intelligenze meno ardite, cuori meno traboccanti di amore del suo ne sarebbero stati sopraffatti, pietrificati, annichiliti.
Ma Giovanni Franzoni era forte di una fiducia immensa in quell'amico che si diceva figlio dell'uomo, e sapeva che è compito di ogni persona cooperare al bene comune, contrastare ogni concrezione di male, ogni concrezione di violenza smascherando, ogni nebbia di menzogna dissipando col soffio vivo dell'umano sentire e pensare e operare in un continuum creaturale e salvifico, in un processo aurorale e ascendente, che amici assai cari fermamente ritengono essere il disegno e il piano del mondo (e questo sentire forse meglio di ogni altro hanno saputo illustrare - ciascuno a suo modo - Teilhard de Chardin ed Ernst Bloch), che e' certo un modo per dire il compito storico dell'umanità in questa vicenda comune che è insieme l'individua esistenza e integra la civiltà, limite e coscienza del limite, conflitto e inveramento, eredità e travaglio della nascita, l'attingimento del punto di vista della totalità sociale nella lotta contro ogni oppressione (alla scuola di Rosa Luxemburg, Virginia Woolf, Hannah Arendt - ed oggi di Martha C. Nussbaum, Eve Ensler, Vandana Shiva) e l'infinito letto nel volto sofferente dell'altro di Emmanuel Levinas.
Assiduamente leggendo lungo decenni non solo i suoi libri ma anche quelle imprese pubblicistiche e psicagogiche preziose che sono state e restano "Com - nuovi tempi" prima e "Confronti" poi, il magistero di Giovanni Franzoni ha illuminato anche il mio sentire e comprendere, interpretare ed agire; come quelli di tante e tanti, sovente anticipando questioni e ragionamenti successivamente rivelatisi ineludibili.
La sua incandescente lettura del testo biblico e la sua appassionata risposta ai segni dei tempi erano un unico movimento di pensiero, un unico rivolgimento amoroso, un medesimo invito ai compiti dell'ora, un ascolto e un appello alla lotta generosi e persuasivi sempre.
Come Ernesto Balducci, come Giulio Girardi, come tanti altri maestri e compagni ed amici, Giovanni Franzoni ci lascia una pluralita' di doni e un legato non lieve: non sara' facile senza il conforto della sua parola continuare nella lotta comune, ma questa lotta - che le innumerevoli iniziative resistenti e solidali in cui era impegnato ricompone a unita' - dobbiamo continuarla. Anche nel suo ricordo, anche recando nella memoria il suo volto e le sue parole. Quanti di noi sono credenti nella speranza annunciata; e quanti di noi - come chi scrive queste righe - nulla vedono o presagiscono oltre l'orizzonte immanente del mondo naturale, storico-sociale, mentale e culturale, e pensano che tutto necessariamente finirà: ma finché vi sara' umanità nel mondo, e tu lotta affinché ad ogni persona sia riconosciuta pienezza di dignità, eguaglianza di diritti, infinito valore; sia riconosciuto il diritto alla vita, alla giustizia, alla libertà, alla solidarietà e alla condivisione; e tu lotta in difesa dell'umanità e del mondo vivente di cui l'umanità stessa è parte. Condividi il pane, opponiti alla violenza, salva le vite.
Ho in casa, suo dono di tanti anni fa, una delle gru di Sadako fatte da sua moglie Yukiko: in questo momento mi sembra in procinto di spiccare il volo.