“L’immagine di Dio è nel maschio, creato unico, che ha ricevuto da Dio il potere di governare come suo sostituto, perché è l’immagine di Dio unico. Ed è per questo che la donna non è stata fatta a immagine di Dio”.
È solo uno dei sublimi campioni di teologia sessista di cui dà conto, citandoli, il libro Eretiche, donne che riflettono, osano, resistono (il Mulino 2022), di Adriana Valerio; l’enunciato – tratto dal Decretum Gratiani, la raccolta di fonti di diritto all’origine della trattatistica canonica giuridica – è un exemplum perfetto della letteratura dottrinaria copiosamente prodotta dalla tradizione ecclesiologica, ovvero kiriarcale. Lettori e lettrici sono avvisati: si fa torto alla disumanità e sopraffazione androcentrica esercitata dai funzionari del clero quando si rammentano solo i celebri tribunali dell’Inquisizione. Di strutture di peccato misogino è intrinsecamente permeata tutta (tranne rarissime “anomalie”) l’evoluzione storica della Chiesa cattolica. Sulle altre comunità non mi pronuncio.
Promuovendo gli incontri “Eretiche” (ideazione condivisa con l’amica Doranna Lupi), prendevano corpo in me alcune aspirazioni/vocazioni affacciatesi alla mente durante la lettura del testo: in primo luogo, l’urgenza di rilanciare/riproporre convintamente temi e percorsi del libro a nuovi lettori e lettrici, in particolare alla costellazione di persone sensibili ai temi femministi e di mistica-politica; occorreva, infatti, dare ampia eco e risonanza alla ricostruzione che il libro offre, implementando la necessaria opera di edificazione di una genealogia di donne. In secondo luogo, nutrivo il desiderio di approfondirne la materia insieme ad altre, di scavare legami coi nostri vissuti attuali, di misurarlo insomma con noi qui e ora. In terzo luogo, mi animava il bisogno di prendere posizione su uno snodo per me fondamentale, di cui dirò più avanti.
Sono i temi e la fenomenologia dell’eresia apparentati, convergenti, con quelli dei femminismi (e in parte anche con quelli del dialogo interreligioso)? Direi proprio di sì. La prospettiva di una femminista non può non lasciarsi sedurre dallo stretto intrecciarsi delle due aree. Non va dimenticato, comunque, che i tratti della devianza dai modelli femminili dominanti, nelle “eretiche del passato” sono evidentemente connotati da forme di “resistenza” al potere kyriarcale del tutto diversi da quelli della contemporaneità: proprio a partire dalle scelte di libertà di queste “antenate” abbiamo infatti maturato l’imprescindibile consapevolezza delle strutture di peccato sessista nella Chiesa.
Dunque, proprio in base a questa irriducibile convergenza, l’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne ha salutato con interesse l’uscita di questo volume e ha promosso un percorso seminariale che si suddivide in due sequenze, sia temporali che approccio metodologico.
La prima spazia in una ricerca sul tema “eretiche” nella costellazione delle fedi/religioni monoteiste (ciò perché le nostre socie appartenenti ad altre religioni hanno ritenuto che l’argomento fosse prevalentemente pertinente all’ambito dei monoteismi). La seconda sequenza, dal titolo Eresia, anima del femminismo, prevista per il 2023, cercherà un approfondimento affiancandosi a persone e realtà del femminismo italiano, laiche, estranee all’orizzonte delle fedi; è nostro obiettivo avviare relazioni e scambi con donne che, in genere, ignorano l’esistenza di quel femminismo radicale che, ispirandosi alla mistica-politica, fa leva proprio sulla fede per resistere al patriarcato, smascherarne i presupposti androcentrici, su cui le istituzioni/culture religiose fondano (chi più chi meno) i loro assetti.
Il primo incontro, realizzatosi mercoledì 21 settembre 2022, ha visto una partecipazione davvero molto estesa. Ampio lo spettro delle domande rivolte all’autrice. È stato rilevato come il testo sia prezioso per sua agilità, sinteticità, scorrevolezza. Pur non essendo esaustivo (come scrive l’autrice stessa), né rivolto a un pubblico dell’accademia, esso è ricchissimo di documentazione e di informazioni su eventi, correnti, personaggi, presentati secondo uno sviluppo diacronico. Mancava in Italia una produzione storica di questo tipo. Ricerche sull’eresia hanno privilegiato una prospettiva tutta al maschile.
Vengo al punto che mi sta a cuore.
Nella storia della Chiesa, come sapete, i primissimi secoli vedono compiersi velocemente quella svolta verso un’istituzionalizzazione autoritaria e un controllo verticistico sulle chiese domestiche/comunità di donne e uomini sorte spontaneamente in sequela al maestro di Nazareth; un controllo da parte di un clero autoelettosi rappresentante e guida legittima, che, per “successione apostolica”, normi dall’alto. Fiorisce una trattatistica ufficiale, prende forma il canone, funzionari ecclesiastici impongono una gerarchia di ruoli e compiti. Si instaura gradualmente una casta di uomini celibi che esercitano il monopolio sul sacro, lo governano secondo logiche di autoperpetuazione dell’istituzione e di salvaguardia di privilegi. Sono i guardiani della “verità”, stabiliscono cosa è errore e cosa peccato, appellandosi a una loro sacra “elezione”.
Elenco per punti sintetici, gli assi su cui si esercita il loro governo. Vanno visti nella loro interconnessione, rivisitati organicamente, come tessere di un mosaico.
I guardiani della “verità”
- alimentano una rappresentazione del divino come sovrano assoluto, giudice severo e intollerante;
- introducono una distinzione ontologica gerarchica tra clero e laico;
- costruiscono l’ortodossia, feudo della “verità”; le altre espressioni di fede sono giudicate pericolose, minacciose, frutto di satana, crimine di lesa maestà;
- sradicano il pluralismo carismatico dei gruppi protocristiani, combattono la spiritualità carismatica soprattutto femminile;
- estromettono le donne da ruoli di leadership; esse vengono delegittimate come guide spirituali, private di esercizio di voce pubblica; vengono umiliate relegandole al “domestico”;
- ratificano il pregiudizio misogino esistente nella società, consacrando solo la figura dell’uomo a immagine di Dio;
- si accaniscono sulla presupposta malvagità intrinseca e naturale del femminile, usando per lo più le categorie della sfera sessuale: le donne sarebbero adultere, lussuriose, tentatrici, vampiri…
- creano un solco di incomunicabilità tra cristianesimo e giudaismo, delegittimando quest’ultimo, spesso in una infamante logica di disprezzo, perseguitando, innalzando il cristianesimo a verus Israel.
Antigiudaismo, sessismo, clericalismo: formazioni culturali estranee al messaggio evangelico, entrano sincronicamente; contrabbandate come originaria parola di Gesù.
Tali assi, se analizzati e legati in intima connessione storica e politica, mostrano tutta la loro stretta parentela; qui germina quell’humus di istanze identitarie basate sulla superiorità di alcuni su altri/e (cristiani superiori agli ebrei, uomini superiori alle donne, clerici superiori ai laici), istanze che innalzano l’uomo clerico come ontologicamente superiore, strutturalmente inquadrato in un rapporto di dominio padrone/servo-a.
Gli irriducibili conflitti e antagonismi della società, avvinghiati da questo nodo originario, purtroppo assai poco interrogato, dovrebbero essere osservati con queste lenti.