Sono passati solo pochi giorni dalla grande mobilitazione diffusa in tante città del territorio nazionale, alla scadenza di un anno dall’inizio della guerra in Ucraina del 24 febbraio 2022 che non accenna a risolversi.
Tanti “operatori di pace”, impegnati in tante associazioni di volontariato, sono scesi nelle piazze il 24, 25, e 26 febbraio, per chiedere che la guerra venga fermata subito e che si smetta di continuare a uccidere persone e a distruggere territori, illudendo i contendenti che la pace si possa raggiungere solo con la vittoria di una della due parti. Siamo scesi in piazza pure noi ad Altamura, popolo della pace riuniti in un Comitato cittadino Altamura per la Pace, che fa parte del più grande Comitato Murgia per la pace, da anni impegnato contro tutte le guerre e che ha legato sempre la propria azione coniugando i valori della pace con la giustizia sociale e il rispetto dell’ambiente. Siamo scesi in piazza il 25 febbraio insieme alla rete regionale dei Comitati per la Pace di Puglia come in tante città italiane con il grido “La Pace è l’unica vittoria possibile”.
Ebbene, nel giorno di questa ricorrenza, proprio il 26 febbraio giunge la notizia del naufragio per motivi apparentemente diversi, ma sicuramente derivanti da altri conflitti e disastri da un’altra parte del mondo, nei pressi di Steccato di Cutro. Un’imbarcazione, che portava sulle nostre coste, diverse famiglie, uomini, donne e molti bambini di varie età, provenienti dall’Afghanistan, disperati, fuggiti da una guerra che viene purtroppo ignorata dai più, alla ricerca di una vita migliore, si è spaccata in due, forse perché si è infranta contro uno scoglio sommerso a un centinaio di metri dalla riva, riversando in mare tutti i passeggeri. La notizia non lascia indifferenti gli italiani, da sempre impegnati in azioni umanitarie, gli stessi impegnati per la Pace e sensibili alla questione dei migranti che ormai affligge il nostro Paese senza soluzioni accettabili tese all'accoglienza e all’integrazione. Lo Stato italiano invece ha sempre trattato il problema dei migranti come una questione di sicurezza e non umanitaria. Infatti, le polemiche nei giorni successivi e la domanda che non trova ancora risposta è: perché non si è fatto abbastanza per salvare tutte queste vite umane? Perché è partita prima la Guardia di Finanza per un’azione repressiva e non la Guardia Costiera che forse avrebbe potuto mettere in salvo l’imbarcazione successivamente naufragata lasciando morire tante persone? Contemporaneamente, nei giorni successivi, si sono susseguite le ricerche stentate in un mare agitato e attualmente ancora in corso. Ad oggi, si sono contati 79 morti, sono stati recuperati i corpi di uomini, donne e tanti bambini.
In pochi giorni è cresciuto anche lo sdegno di tanti, di fronte a un Governo che anziché dare risposte a tanti italiani e anche ai familiari sopravvissuti delle vittime – ai quali non è stata offerta neppure una degna ospitalità, relegandoli in dimore indecenti – ha cercato di riversare su altri la propria responsabilità. Prima sugli scafisti, che sicuramente hanno le loro colpe, ma addirittura con le dichiarazioni del ministro Piantedosi sugli stessi migranti “colpevoli di essere partiti”. Comportamenti vergognosi ai quali è seguito un Consiglio dei ministri sul luogo che non ha dato risposte adeguate, nonostante la gravità della tragedia, rivelandosi un’operazione di propaganda politica.
In pochi giorni, è montato lo sdegno di tanti. Con un semplice passaparola sui social, ieri 11 marzo 2023 si è ritrovata l’Italia dell’Umanità per chiedere di Fermare la strage subito. Tante associazioni, sindacati presenti ma anche tante persone singole o gruppi. Sono arrivati da ogni parte d’Italia, prevalentemente dal Sud, dalla Sicilia e dal Centro Italia, ma qualcuno è arrivato anche in aereo dal Nord. Sono arrivati tanti pullman ma anche tante auto. Noi c'eravamo con la doppia appartenenza di Anpi e di Comitato per la Pace. Un servizio d’ordine di volontari ha distribuito nastri bianchi da legare al braccio, adesivi riportanti le parole “Fermare la Strage subito” e fiori da portare sulla spiaggia di Steccato di Cutro, omaggio simbolico dovuto per esprimere la vicinanza alle vittime di questa strage, troppe vite umane e troppi bambini. Ancora la mattina stessa altri corpi sono stati portati fuori dalle acque, tanto che, durante il viaggio di andata, si era diffusa anche la notizia che forse il corteo non avrebbe potuto arrivare sulla spiaggia per non interferire con le forze impegnate nel ritrovamento delle vittime.
Il corteo invece è partito regolarmente, in tempo, alle ore 14,30 con condizioni meteorologiche incerte e con un vento impietoso, lungo un percorso tra campi e case lungo 2 km circa. Un corteo silenzioso, aperto dallo striscione “Rete 26 febbraio - Mai più stragi di migranti nel Mediterraneo”, tante bandiere della Pace, insieme a bandiere di sindacati, Emergency, Anpi, Arci, Libera, gruppi locali, e vari cartelli improvvisati. Con noi anche i sopravvissuti al naufragio e i familiari delle vittime. Non sono mancati incontri tra persone conosciute salutate con deboli sorrisi per il piacere di ritrovarsi se pure in una circostanza dolorosa. Dalle stime fatte, eravamo circa in 5000 persone.
Non vi nascondo una fitta al cuore, da togliere il respiro, quando siamo arrivati sulla spiaggia dopo un percorso stabilito.
Il corteo silenzioso e commosso si è concluso col deporre i fiori in tanti punti della spiaggia, a rappresentare le varie vittime. Si sentiva solo la presenza imponente delle onde di un mare molto mosso che sembrava volesse parlarci in un tono di rimprovero. Persone del luogo avevano realizzato una croce con i relitti di un barcone dove hanno trovato la morte tante persone, bambini, intere famiglie quella croce documentava, in pieno, la tragicità di un evento che, si poteva evitare. C’è chi si è inginocchiato davanti al mare agitato, chi ha pregato ma ha regnato prevalentemente il silenzio che a volte è più eloquente di tante parole. Sicuramente, possiamo affermare che siamo stati insieme per chiedere alle istituzioni un cambiamento concreto nella gestione dei flussi migratori, nuove disposizioni che superino quelle in vigore contraddittorie e violente contro i deboli, con un approccio sostenibile e umano per evitare che nuove tragedie annunciate come questa continuino a verificarsi.
Dobbiamo tutti dire basta all'ipocrisia del Governo e impegnarci per eliminare, ognuno nel proprio ruolo, le disuguaglianze tra Nord e Sud del mondo e per cancellare la logica delle guerre per le quali ci rendiamo complici continuando a fornire armi ai paesi contendenti. Dobbiamo riconoscere che spesso sono proprio le guerre che portano miseria e distruzione nei territori dai quali fuggono le persone in cerca della pace e di una vita migliore. Dopo questa giornata di grande solidarietà e intrisa di umanità, siamo tornati a casa consapevoli che abbiamo un grande lavoro da fare insieme. Il cammino è lungo e faticoso ma irrinunciabile se crediamo in un’Italia, degna di essere un Paese civile, e, in generale, in un mondo migliore.