(….) Undici giorni erano passati. Il 6 agosto su Hiroshima. Il 9 agosto su Nagasaki. L’aviazione americana aveva eseguito i primi attacchi atomici nella storia dell’umanità. Città vive in carne e ossa sacrificate per intero: è stato forse per verificare l’esito dell’esperimento che l’aviazione americana, quei due territori radioattivi, li avrebbe fotografati in dettaglio, dall’alto, e analizzati con scrupolo infinito.
Ma le foto aeree non riuscirono a catturare la “verità del nucleare”.

 
Esseri umani arsi dalla conflagrazione atomica
Masse informi di carne, i loro gemiti
Pelle che penzola in brandelli, bulbi
oculari schizzati fuori dalle orbite.
In agonia per gli effetti dei raggi, moribondi, ad implorare un sorso d’acqua solo
per raggiungere l’ultimo dolore.
Atrocità di carne umana, cruda…
Segni brutali, marchiati a vivo sui corpi
Invisibili nelle foto aeree.
(…) Mentre tutto il mondo era sconvolto dalla potenza distrutta delle armi sconosciute, in quegli undici giorni preziosi, svelare la vera natura atroce del nucleare, quella, doveva essere la missione suprema di ogni giornalista giapponese
(…) In quegli undici giorni preziosi di quell’agosto fatale tutti i popoli del mondo con evidenza irrepetibile, tutti insieme avrebbero preso coscienza della “atrocità” del disastro nucleare,
della “verità sull’incompatibilità tra il nucleare e la Vita”.
Le avrebbero odiate fieramente, le armi nucleari
Sin dall’inizio l’umanità avrebbe avuto una diversa “coscienza nucleare”
Dalla proliferazione degli armamenti alla tragedia di Fukushima,
la storia del nucleare nel mondo ne sarebbe stata influenzata.
(…) In quegli undici giorni preziosi, quello a cui invece il giornalismo si dedicò
fu il ridestare il culto imperiale nei cuori del popolo e perse l’occasione per quell’esame di coscienza
che anni dopo avrebbe costituito un freno all’acritica diffusione del mito del nucleare sicuro
E così, adesso, giunti
Al settantesimo agosto,
tutte le forme di “Vita” di questo pianeta
sono lì, sospese, a un passo
dal precipizio dell’estinzione.

(In “Dalla Bomba Atomica al Pikadon” - Centro Gandi Edizioni)


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