"A me non importa se ci furono guerre giuste nel passato: ci basta sapere che oggi nessuna guerra del nostro secolo può dirsi giusta"
Primo Mazzolari (in Adesso, 1° aprile 1952; ora anche nel volumetto La Pasqua, Edb, 2018, 53)

Cari amici,
forse, a distanza di un anno e persistendo la guerra in Europa, vale la pena rileggere ciò che vi scrivevo un anno fa: “Non si fa resistenza abbastanza… alla guerra: questa, a mio parere, è la questione delle questioni (…) Resistere non solo è necessario ma è doveroso: così ci hanno sempre insegnato i resistenti, come Gandhi, Dietrich Bonhoeffer, Martin Luther King, Desmond Tutu, e tantissimi altri. Intervenire, di fronte a un’ingiustizia perpetrata, è, per il resistente, un imperativo morale e politico. Tutto sta, però, nel comprendere come intervenire, come resistere, come agire. Come, soprattutto, prevenire, vale a dire come agire per uscire dal circolo vizioso e mortale della guerra. Questa - da ciò che io ho capito nella vita - è la resistenza più necessaria”.
In occasione della ricorrenza del 25 aprile penso, perciò, che possiamo intendere questa giornata come Festa della Liberazione dalla guerra. Non solo, dunque, come Festa della Liberazione della guerra allora combattuta contro il fascismo ed il nazismo. La fine di quella fase storica non è terminata con i cambi di regime nei Paesi europei. Il fascismo ed in nazismo sono ancora tra noi in ogni atto ed espressione di violenza, poiché essi sono, essenzialmente, fascisti o nazisti. Come, viceversa, la violenza è essenzialmente fascismo o nazismo.
Così possiamo leggere: “Il suo è un racconto di sofferenze ma insieme di resistenza, in primo luogo spirituale e morale, poi civile: quando in condizioni estreme tutto sembra far pensare come sia importante salvare in primo luogo la propria vita, egli suggerisce la strada della solidarietà, della lotta per l’altro, con l’altro che, incapace di reagire, sarebbe disposto a chiudere gli occhi e ad abbandonarsi alla fine. Non c’è salvezza se non nell’impegno a resistere, giorno dopo giorno, ora dopo ora, alle ingiustizie e alla violenza che abita il nostro microcosmo; non si può rinviare a domani la scelta del coraggio, e allora l’impegno, anche controvoglia, è una chiamata, prima di tutto, per l’uomo e in direzione di quella responsabilità che oggi pare essere la misura e la condizione perché si possa parlare ancora di un mondo capace di riscoprire l’umano, di rimettere al centro del proprio movimento circolare (passato/presente, vita/morte, eterno ritorno dell’uguale) i valori della tolleranza” (dalla Nota di Frediano Sessi al libro di Luigi Collo, La resistenza disarmata. La storia dei soldati italiani prigionieri nei lager tedeschi, Introduzione di Nuto Revelli, Marsilio, 1995, p. 166).
Rilanciamo, dunque, la resistenza come categoria dello spirito e come atteggiamento di vita. Direi, più precisamente: come libertà da ogni azione necessitante: come, appunto, quella di rispondere al male con il male, alla guerra con la guerra... 
Per vivere ciò certamente sono necessarie, in primo luogo una lucidità ed una forza particolari:
“(…) interessarsi agli altri e non pensare ossessivamente ai propri guai: tutto questo aiuta ad andare avanti e dà valore alla vita. La lotta è un rimedio alla disperazione, l’azione è un richiamo morale ma anche di sopravvivenza alle atrocità della guerra, e per farla bisogna mantenersi lucidi e forti” (Silvia Ballestra, La Sibilla. Vita di Joyce Lussu, Laterza, 2022, 71).
Ci vuole, inoltre, una vera intelligenza della vita per superare la stupidità della contrapposizione ed arrivare alla nonviolenza, unica strada della vita, per tutti, come Gandhi ci ricordava con chiarezza, per camminare, cioè, su questa strada, che, purtroppo, ancora troppo pochi, anche tra noi, conoscono e abbracciano:
“Ho capito che l’intelligenza è sopravvalutata, come la stupidità sottovalutata, che bene e male esistono veramente, che l’uomo può perdere tempo prezioso in mille modi stupidi, il più stupido di tutti è giudicare gli altri, perché è troppo facile, perché non serve né a noi né agli altri” (Daniele Mencarelli, Tutto chiede salvezza, Mondadori, 2020, 95-96).

Perciò vi Auguro – consapevole di quanto impegno richiede – una buona, vera, completa resistenza,

Maurizio


Mosaico di pace, rivista promossa da Pax Christi Italia e fondata da don Tonino Bello, si mantiene in vita solo grazie agli abbonamenti e alle donazioni.
Se non sei abbonato, ti invitiamo a valutare una delle nostre proposte:
https://www.mosaicodipace.it/index.php/abbonamenti
e, in ogni caso, ogni piccola donazione è un respiro in più per il nostro lavoro:
https://www.mosaicodipace.it/index.php/altri-acquisti-e-donazioni