Qual è il piano di pace del nuovo governo Netanyahu, in continuazione del resto con i precedenti governi israeliani? Un lettore lo spiega in pillole.
Premessa
Tutta la Palestina storica appartiene per diritto divino a Israele; le risoluzioni dell’Onu, il diritto internazionale nulla valgono dinanzi a tale diritto; i palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme Est (quelli di Gaza stanno bene dover stanno, cioè in galera) se ne devono andare via tutti – o accettare di vivere in servitù - perché Israele è lo stato “degli ebrei soltanto”( legge costituzionale del 19 luglio 2018).
Strategia.
Rendere la vita dei palestinesi impossibile in modo che se ne vadano via tutti.
Mezzi e modalità di attuazione. Continuazione dell’occupazione militare dei Territori palestinesi – che dura da 55 anni; annessione di sempre più porzioni di territorio palestinese mediante l’insediamento continuo di colonie ebraiche; demolizione delle cose palestinesi, sradicamento degli ulivi, accaparramento delle acque; criminalizzare, in patria e all’estero, tutti i palestinesi, bambini compresi, come terroristi in modo da giustificare arresti e detenzione amministrativa al libitum dell’esercito israeliano; aggressioni, maltrattamenti quotidiani, e uccisioni dei palestinesi da parte dell’esercito e dei coloni con garanzia di immunità; negazione dell’identità palestinese ( sono arabi, vietata la bandiera) e nessun riconoscimento del diritto dei palestinesi all’autodeterminazione e tanto meno al ritorno dei profughi della Nakba; impedire libertà di movimento dei palestinesi con checkpoint ad ogni pié sospinto; sorveglianza e spionaggio delle loro vite; rafforzamento del sistema di apartheid già in atto da tempo (vedi i rapporti di Amnesty International, Human Rights Wach, di B’Tselem, quello de Francesca Albanese, Relatrice Speciale sulla situazione dei Diritti umani nei territori occupati); l’accusa sistematica di antisemitismo per chiunque esprime critiche dell’operato dei governi israeliani.
Il piano di “pace” di Netanyahu può contare su forti appoggi internazionali: degli Stati Uniti, senza se e senza ma, sempre e comunque a fianco di Israele; degli Stati della Ue che hanno buoni rapporti economici, militari e politici con Israele e gli permettono di fare tutto quello che vuole; di molti stati arabi.
Questo il piano di pace del nuovo governo Netanyahu, in continuazione del resto con i precedenti governi israeliani: fecerunt desertum et appellaverunt pacem, come direbbe Tacito.
Luigi Fioravanti