19 APRILE 23
Ripartire dalla Pacem in terris. Un cantiere sinodale per la pace.
Durante lo svolgimento dei "cantieri di Betania" per la seconda fase del percorso sinodale e in piena sintonia con papa Francesco che, nel vivo di tragici scenari di guerra spicca come un vero leader mondiale credibile, ci sentiamo coinvolti nella nobile impresa della pace. Nel suo libro Vi chiedo in nome di Dio. Dieci preghiere per un futuro di speranza, Francesco ci convoca a un impegno di lunga durata: "voglio chiamare tutti voi a far parte di un processo di cambiamento" (8), occorre "diventare noi per primi il cambiamento che vogliamo vedere" (11).
Secondo noi, è necessario nutrire la partecipazione dei credenti a manifestazioni nazionali e provinciali e a campagne per il disarmo, la giustizia e la cura del creato con un lavoro in profondità, aprendo un ampio e vario cantiere per la pace e il disarmo delle menti, dei cuori e dei territori.
Accanto alle veglie di preghiera e alla via crucis in Arena all'insegna di una doverosa "chiamata alla pace", riteniamo necessario:
- cominciare dalla memoria operativa della Pacem in terris nel suo 60° anniversario (1963-2023), che il papa ritiene fondamentale per ripartire in un periodo così tragico;
- promuovere momenti di conoscenza del magistero dei Papi e, in particolare, di papa Francesco (a dieci anni dall'inizio del suo pontificato); dei numerosi volti di pace noti e meno noti (compresi tanti testimoni veronesi); delle esperienze di educazione ai conflitti e di pratiche di riconciliazione;
- attivare nelle scuole e nel territorio strumenti culturali e pedagogici per la nonviolenza attiva, momenti di formazione per insegnanti e studenti (o per docenti di religione), necessari per esplorare cammini di pace dalla vita quotidiana al pianeta e per maturare assieme una rinnovata teologia per la pace;
- pensare ad aprire una sorta di scuola permanente (anche in forma itinerante) per la pace e il "disarmo integrale" (Pacem in terris 61);
- promuovere una vera diaconia della pace come già proposto nelle conclusioni del sinodo diocesano veronese 2002-2005.
Valorizzare il femminile nelle nostre comunità parrocchiali
Prendiamo atto che la maggior parte del clero non “sente” la necessità di rendere giustizia alle donne per la secolare storia di svalorizzazione del femminile nella Chiesa e vive con disagio e/o con fastidio la novità di dover riconoscere ruoli nuovi alle donne.
Tanto profondamente un pregiudizio negativo sulle donne è stato interiorizzato nella formazione degli uomini di Chiesa ed evidenziato nella struttura gerarchica cattolica. Il cambiamento può avvenire se ci si mette in dialogo e in cammino insieme, alla luce del Vangelo, guardando a Gesù e al suo modo di rapportarsi con le donne e acquisendo i contributi del pensiero teologico femminile, importante ma finora di nicchia. Si potrebbe sperimentare dal basso in piccole comunità parrocchiali nuovi spazi e ruoli per le donne, per fedeltà allo Spirito, in risposta ai bisogni, valorizzando i talenti riconosciuti.
Riproporre un accolitato, al di là dei ministri straordinari dell’eucarestia, aperto alle donne attente ai bisogni spirituali e materiali delle persone. Ripensare un possibile diaconato femminile. Senza forzature, ma senza paura della novità.
Punto Pace Pax Christi Verona