“Pace con mezzi pacifici. Cessate il fuoco e negoziati ora!”: l’International Summit for Peace in Ukraine”, svoltosi a Vienna dal 10 all’11 giugno 2023, si è chiuso con questi punti molto chiari e condivisi. Più di 400 partecipanti, rappresentanti di oltre una ventina di paesi in presenza, più di 40 con i relatori online, programma fittissimo di interventi di altissimo profilo e scambio di esperienze dal basso nei laboratori.
Il Summit era cominciato con un attacco molto forte della stampa austriaca e addirittura con il ritiro della sede a meno di 40 ore dall’inizio per forti pressioni istituzionali. Ma con tenacia e grande capacità di controllo gli organizzatori e tutti/e i/le partecipanti hanno dimostrato che di pace si può e si deve parlare, per trovare linee di impegno comune. È irrealistico? È illogico? È la guerra che lo è: distruzioni, devastazione del territorio e delle infrastrutture, migliaia di vittime, milioni di sfollati e di senza casa: la ricostruzione sarà lunga e dolorosissima comunque e intanto si continua a portare morte. Sempre di più. Occorre invece fermarsi – Cessate il fuoco immediato – e cominciare a ragionare su una pace possibile: un processo che sarà complesso e non potrà che portare a delle mediazioni, perché è così in ogni processo di pace.
Oggi che la guerra e l’escalation militare sembrano l’unica via presa in considerazione, i movimenti dal basso devono crescere, collegarsi, e fare pressioni sui governi perché cada il tabù della pace, e si riattivino la politica e la diplomazia. Tra i relatori e le relatrici, esperti e rappresentanti delle istituzioni internazionali, ancora in carica o meno, perfino una donna ex-colonnello dell’esercito USA. Alcuni hanno voluto sottolineare come la guerra sia stata preparata da lontano, da diversi fattori, ma la parola d’ordine è stata quella di non soffermarsi – e impantanarsi – sulla disamina delle responsabilità, non accentuare quelle che sono le diversità di opinione nell’analisi, ma unirsi su gli obiettivi comuni: necessità di far tacere le armi subito e di far sì che le parti, col sostegno internazionale, comincino a parlare. Le coraggiose testimonianze di una pacifista ucraina in collegamento, una pacifista russa e una bielorussa in presenza, e un leader del movimento nonviolento ucraino anche lui da remoto sono stati i momenti più intensi dell’incontro, anche sul piano emotivo.. sia in plenaria che nei laboratori.
E alla fine un impegno concreto: “una settimana di mobilitazione globale (da sabato 30 settembre a domenica 8 ottobre 2023) per un cessate il fuoco immediato e per negoziati di Pace che pongano fine a questa guerra”, per la quale si comincia a lavorare subito. La Dichiarazione finale è un testo redatto dagli organizzatori, per l’impossibilità di trovare il tempo giusto per una discussione in plenaria. Ma nei prossimi mesi tutti potranno inviare commenti e proposte e si potranno riaprire i lavori anche sul testo.
Il CIPAX, con la presidente Cristina Mattiello e il vicepresidente Luciano Ardesi, ha partecipato attivamente a tutti i lavori insieme alla GLAM (Commissione Globalizzazione e Ambiente della Federazione Chiese Evangeliche in Italia), presente con la coordinatrice Maria Elena Lacquaniti e Eric Luzzetti: un incontro interreligioso dal basso, un vero lavoro insieme, che già ha prodotto intensi momenti allargati di Spiritualità condivisa e interventi congiunti nelle mobilitazioni della Rete italiana pace e Disarmo (RIPD) e Europe for Peace in oltre un anno di lavoro comune. A Vienna abbiamo preso molti contatti, per allargare le nostre reti, presentato nei vari laboratori un documento comune, e grazie al nostro impegno, nella Dichiarazione finale degli organizzatori del Summit è stato aggiunto il ruolo delle persone di fede nella costruzione del percorso di pace.
Delegazione CIPAX al Summit di Vienna 10/11.06.2023