"Si possono attribuire a Gesù questi aggettivi qualificativi, che oggi designano chi cerca la pace in maniera nuova? Potrebbero apparire se non errati, certo inappropriati, anche perché tali appellativi non si trovano nel Nuovo Testamento" (Mosaico di pace, maggio 2023/https://www.mosaicodipace.it/index.php/rubriche-e-iniziative/rubriche/approfondimenti/mosaico-online/3688-gesu-nonviolento-politico)

Questo articolo di Fabrizio Truini mi fa ulteriormente riflettere. Finora, il pensiero e la ricerca della nonviolenza avevano come massimo, e quasi unico, leader spirituale-politico Gandhi. Giustamente, del resto, anche la sua nonviolenza è "antica come le montagne".

Alcuni, come Aldo Capitini, facevano anche riferimenti alle tradizioni religiose, in forma non confessionale, non riferibile ad alcuna chiesa. In una relazione su "Capitini e l'idea di una religione aperta" (Convegno di studi, Torino 15-16, dicembre1999, Centro Studi Sereno Regis) ritenevo di poter dire che Capitini non è cristiano nel senso proprio del termine, come chi, sulla parola e per le opere di Gesù di Nazareth, crede che Gesù è vero Dio e vero uomo, e crede nella intima uni-trinità di Dio rivelata da Gesù. Nella "religione aperta" di Capitini, questo non c'è. Ma c'è quanto di più essenziale Gesù ha annunciato e insegnato con la sua vita: la salvezza dell'esistenza umana dal male. In Capitini c'è la nonviolenza, che è amore senza condizioni, è volontà di bene anche per l'avversario e per chi ti è nemico. Credo che la nonviolenza attiva, la ricerca di soluzione non distruttiva e non offensiva dei conflitti umani, sia la forma laica, attuale, dell'amore fattivo esteso fino ai nemici, e che questo amore sia il più grande segno di Dio nella vita umana. Dio non agisce con miracoli, ma nella comparsa di novità che salvano dal male: l'amore fino ai nemici è questa novità, questa guarigione profonda, questa liberazione dai demòni che ci rendono omicidi. Capitini ha vissuto e detto questo, ha accolto in pieno la novità evangelica senza l'interpretazione teologica (del resto non trascurabile ma preziosa, io credo, per lo stesso vivere in modo evangelico) che tutte le chiese cristiane concordemente ne hanno sempre dato. Capitini cristiano pratico nel rifiuto teorico (dogmatico, istituzionale), potremmo dire. Quindi, Gesù, vita del vangelo come tradizione, è riferimento essenziale, almeno implicito, della nonviolenza di Capitini.
Amare chi non ti ama, avere l'«iniziativa assoluta» (termine di Capitini), porre l'atto, dare più che ricevere, non uccidere e non offendere, non mentire, sperare l'insperabile, non rassegnarsi al potere del male, perdonare, attendere e preparare la «realtà liberata», vedere la fecondità della sofferenza accettata (Capitini usa spesso il termine di "croce" per dire il prezzo meritevole da pagare nella lotta nonviolenta): tutto ciò è vita evangelica, ed è essa stessa una lieta notizia, un "evangelo" per chi la incontra. Questo in Capitini c'è.
Ma Gesù Cristo non è stato solo il profeta del perdono divino, della salvezza dell'adultera dalla condanna a morte per legge "divina", e dell'amore per i nemici: è stato anche fatto condottiero delle crociate, la sua croce è diventata un'arma di guerra, è stato la superiore protezione e giustificazione dei sovrani, regnanti "per grazia di Dio" (è scritto ancora sulla sterlina). Solo per i primi martiri Gesù è stato il profeta che rifiuta le armi: poi, di regola, gli eserciti hanno marciato, come a Khalenberg (nel 1683, vittoria del re polacco Sobieski sui turchi), col carro su cui si celebra l'eucaristia - sì proprio la cena del dono di sé e della lavanda dei piedi - prima della battaglia e della storica vittoria "cristiana" sugli infedeli.
Gandhi ammira immensamente Gesù col Discorso della montagna (le beatitudini), alla pari dei suoi testi santi induisti, ma non ammira i cristiani che non lo seguono. Si lascia ispirare da Tolstoj nel riconoscere la nonviolenza nel vangelo di Gesù. Recentemente, soprattutto Alex Zanotelli ha richiamato Gesù, insieme a Gandhi, tra i grandi spiriti della nonviolenza nella storia umana.
Ci sono però testi di Gesù che sembrano invitare alla nonviolenza passiva, complice della violenza attiva. Tolstoj, che si converte al vangelo di cui vede il nucleo in «non resistere al male» (Matteo 5,39 e ss.), precisa più volte: non combattere il male con il male. Cioè, la guerra non è mai giusta. Quel famoso testo, del "porgere l'altra guancia" è stato inteso e usato per lo più in senso sacrificale fino al masochismo, oppure come vago esempio paradossale.
Invece Walter Wink, nel libro Rigenerare i poteri, discernimento e resistenza in un mondo di dominio (EMI, Bologna 2003. Devo a Giorgio Barazza l'indicazione) dà alcune interpretazioni interessanti. Quelle azioni proposte da Gesù possono essere riconosciute, in quel contesto sociale, come vere e proprie forti azioni nonviolente di opposizione e smontaggio della violenza. Il superiore (marito sulla moglie, padrone sullo schiavo...) doveva colpire l'inferiore col manrovescio sulla guancia destra, per mantenere incontaminato il palmo della sua mano: offrirgli la sinistra era affermare la parità di valore dell'offeso con l'offensore. Così, portare il peso imposto dall'occupante romano per due miglia invece che per un solo miglio, era denunciare il suo abuso ed esporlo ad una punizione. Similmente, dare al prepotente anche la tunica oltre il mantello: la tua nudità è vergogna sua. Non erano atti di sottomissione, ma di resistenza e lotta nonviolenta. Se questa lettura è giusta, Gesù appare come uno stratega nonviolento, che propone e promuove una dignità del popolo occupato senza la violenza degli zeloti, che non mancavano neppure tra i suoi.
Fabrizio Truini parla di Gesù "politico" e "politico nonviolento". Egli giustifica bene questi titoli inusuali per Gesù. Il quale fa presente nella nostra carne umana non un dio che sta fuori e lontano, come l'Atto Puro di Aristotele, «che nessuno ha mai visto» (Giovanni 1,18), oggetto di una certa teologia dell'estraneità sovrana e minacciosa (Rex tremendae majestatis), ma Dio Padre e Spirito che vive con noi nella "polis" e nella storia umana, camminando con noi. E Dio concittadino non è padrone e sovrano, "fondamento dei troni" (Ernst Bloch), non è modello e consacratore dei dominatori, ma compagno dei poveri e degli oppressi, in cui ispira la coscienza e la lotta per i diritti, con la dignità di non imitare, ma essere radicalmente alternativi ai poteri violenti, e generativi di uguale dignità. Gesù è questo compagno politico e nonviolento.

Grazie Fabrizio! Enrico

 

 


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