L’ultimo lavoro di Anselmo Palini è dedicato alla figura di Juan Gerardi una personalità molto importante per il Guatemala.
Juan Gerardi è stato un instancabile profeta di pace e convinto nonviolento, un pastore che ha guidato e protetto il suo popolo per oltre 50 anni. È stato prete, vescovo e martire, ucciso nel 1998 all’età di 75 anni da persone appartenenti all’esercito. Due giorni prima dell’assassinio aveva presentato un rapporto prodotto dalla Conferenza Episcopale Guatemalteca, il progetto è il Recupero della Memoria Storica (Remhi) di cui Gerardi è stato ispiratore e responsabile. Il rapporto dal titolo “Guatemala. Nuca Mas” (Mai Più) è durato 3 anni, hanno collaborato più di 600 persone raccogliendo 5465 testimonianze in 15 lingue maya. Il documento da conto degli episodi di violenza, per cui è stato possibile ricostruire i fatti, subiti dalla società civile in Guatemala per 36 anni, dal 1960 al 1986. Le storie documentate sono tra le più efferate e giustamente l’autore le paragona ai crimini nazisti. Le vittime sono nella quasi totalità contadini indios, persone umili, in villaggi poverissimi spesso solo per il sospetto di fiancheggiare i guerriglieri o per togliere la possibilità di farlo in futuro. Una scelta di fare terra bruciata agli oppositori del regime. Oltre il 90% di questi crimini sono stati compiuti dall’esercito o da gruppi ad esso collegati, la restante parte compiuta dai guerriglieri in opposizione armata. In tutte le dichiarazioni e denunce di Juan Gerardi l’esortazione della nonviolenza è l’unica possibile via perché il regime risponde alle azioni della guerriglia con violenza decuplicata sulla popolazione civile.
Molti crimini sono stati compiuti su esponenti della chiesa, preti e catechisti a motivo della loro fede. La bibbia e testi religiosi posseduti dalle vittime di questa violenza insensata diventavano la prova della adesione a ideologie comuniste e questi testi venivano sotterrati per nasconderli. Tante sono state le violenze nella diocesi di Quiché, dove era vescovo Gerardi, che decise nell’80 di chiudere del tutto la diocesi. Ricevette il conforto da Papa Giovanni Paolo II e di ritorno, all’aeroporto fu rifiutato il suo ingresso nel paese, facendo fallire il secondo tentativo di uccisione. Per alcuni anni si rifugiò esiliato in Costa Rica.
Con la fine dei regimi militari Gerardi torna in Guatemala ma le violenze continuano. I motivi sono sempre gli stessi chi cerca di ottenere migliori condizioni di lavoro viene fatto sparire o torturato e ucciso per esempio agli altri. I pochissimi proprietari terrieri che detengono la quasi totalità delle terre coltivabili non vogliono manodopera ma schiavi.
All’inizio degli anni Novanta c’è la volontà di iniziare un processo di pacificazione nazionale con il controllo dell’ONU. Il governo e l’opposizione armata dopo alcuni anni di ulteriori violenze e mediazioni trovano un accordo nel 1994 con l’istituzione di una commissione internazionale per il Chiarimento Storico della Violazione dei Diritti Umani e dei Fatti di Violenza che hanno Causato Sofferenze alla Popolazione Civile. La commissione è osteggiata dalla destra politica e dai movimenti popolari del paese che rifiutano e ostacolano le indagini. Per questo motivo Juan Gerardi propone il Progetto Remhi per facilitare e supportare con fatti documentati il lavoro della commissione e favorire il processo di pacificazione. Il ragionamento è che non può esserci pace, eventualmente perdono e riconciliazione tra persone superstiti e chi ha compiuto i crimini senza verità, senza appurare cosa davvero è successo e perché. Per proiettarsi verso il futuro e voltare pagina occorre affrontare il passato e conoscere i fatti.
Scoprire le colpe, conoscere e dar conto pubblicamente su chi ha deciso ed eseguito lo sterminio di migliaia e migliaia di persone inermi ha scatenato la scelta di uccidere Juan Gerardi oramai alla soglia della pensione. In realtà ciò che i vecchi carnefici pretendono è l’impunità persino morale delle loro azioni e semplicemente il dar conto è una onta insopportabile. Per cui Gerardi è stato realmente un martire della verità. Egli ha seguito la stessa strada di Gesù nelle parole “Se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi” (Gv 15,20).
Ringraziamo Anselmo Palini per aver scritto un testo ben documentato e chiaro sulla vita e sulla morte di un uomo straordinario, suggerisco di leggerlo. L’autore saggiamente confronta la recente notorietà di San Oscar Romero alla storia di Juan Gerardi ed auspica anche per lui che la chiesa riconosca il suo martirio. Senza attendere egli già lo è nella gloria di Dio.