Su proposta del Consiglio Nazionale di Pax Christi, nella persona del consigliere don Nandino Capovilla, il Punto Pace di Catania ha organizzato una serie di eventi dal 3 al 7 ottobre scorsi, in occasione della “Giornata in Memoria delle Vittime dell’Immigrazione”, che quest’anno commemora il decennale di uno dei più tragici naufragi nel Mediterraneo, quello del 3 ottobre 2013, che fece 368 vittime accertate.
Su iniziativa del Punto Pace di Catania, era stato costituito da diversi mesi un apposito “Comitato 3 ottobre 2023”, che ha riunito numerose realtà associative catanesi e in particolare la rete “Restiamo umani – incontriamoci” e il ”Circolo Laudato sì” , di cui fa parte di entrambi, lo stesso Punto Pace.
Sono stati così organizzati una serie di eventi, tutti puntualmente svoltisi con successo.
Il 3 ottobre, di mattina, è stata fatta memoria delle vittime annegate nel Mediterraneo al cimitero di Catania, presso un apposito sacrario in onore dei migranti allestito dal Comune di Catania nel 2015. E’ stato un intenso momento di preghiera interreligioso, con gli interventi di esponenti della chiesa cattolica, della chiesa battista e valdese, della comunità islamica e di altre realtà solidali. “Ci sarà il sole? O la pioggia? O nevischio?”
Comincia così la poesia di Wole Soijnka, nigeriano che è inscritta nel cimitero di Catania accanto al monumento delle vittime dell’immigrazione senza nome e senza volto.
Abbiamo iniziato così questa settimana il 3 mattina scorso proprio al cimitero con l’imam Titi Abdenasser, la pastora Silvia Rapisarda della chiesa Battista e Valdese , p. Alfio Carbonaro direttore dell’ufficio diocesano della pastorale sociale e del lavoro. Ci siamo fermati a pregare sulle lastre bianche che per terra contengono 25 salme, sopra impresse le frasi della poesia di Wole… una in particolare:
Banchi di sabbia del deserto (come quelle lastre) – di sindoni incise dal fondo marino (come Gesù sacrificati innocenti) – prima di ricevere una risposta (mai arrivata). Lastre bianche senza nomi, volti, fiori. Anzi fiori sì perché la gente che passa per trovare i propri cari, lascia anche a questi ‘cari’ senza nome, dei fiori….
Lo stesso 3 ottobre, di pomeriggio, un corteo di più di 200 persone si è snodato lungo un breve percorso cittadino, fermandosi poi in piazza Università. Durante questa manifestazione, ravvivata da bandiere multicolore e dalle simboliche “coperte termiche”, ed intervallata da canti, poesie, musiche popolari e cori, sono state prodotte numerose testimonianze. In particolare, in collegamento video dal Belgio, è intervenuto il giovane extracomunitario della Costa D’Avorio, Fofana Amara, la cui storia ha ispirato il film di Matteo Garrone “Io Capitano” e che negli anni passati era stato ospite della comunità di accoglienza “Prospettiva” proprio a Catania. L’esortazione di Fofana, ragazzo allora minorenne, che si è trovato a dover pilotare una nave salvando 250 persone, di osservare un minuto di silenzio per chi muore ancora oggi in mare o per strada… ecco un altro insegnamento, meglio il silenzio che alcune stupidaggini che sentiamo dire in giro proprio in questi giorni. La piazza si è fermata, in silenzio.
Il 5 ottobre, presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania, si è svolto l’incontro “3 ottobre 2013: una memoria rivolta al futuro”. Don Nandino Capovilla che ha introdotto il tema e moderato l’intero evento, ha ricordato le precedenti occasioni per la ricorrenza del 3 ottobre (Bari 2021, Trieste 2022) e ha sottolineato la centralità, per i migranti, delle rotte balcaniche e del Mediterraneo. Marco Caponnetto (Libera-Catania), ha illustrato la necessità del riconoscimento delle vittime, dando così un nome ai “naufraghi senza volto”, per restituirne la memoria (e ove possibile il corpo) ai parenti. Marco Gurrieri (Mani Tese) e Valeria Gallitto (COPE) hanno ribadito l’importanza della cooperazione internazionale nella questione migratoria, denunciando allo stesso tempo la scarsa attenzione istituzionale in termini di risorse e di sostegno a tale attività. Stefania Mazzone, docente del Dipartimento ospitante, si è soffermata sull’importanza dell’ospitalità e dell’accoglienza caratteristiche della nostra tradizione civile e religiosa, a fronte della terminologia negativa delle attuali politiche, tutta rivolta ai concetti di esclusione, internamento, clandestinità, espulsione e simili. Silvia Dizzia, di Gerta Human Reports, ha esposto e commentato la recente sentenza della giudice Iolanda Apostolico della Procura di Catania che, sulla base di un solido fondamento pienamente in linea con la Costituzione Italiana, ha respinto il provvedimento restrittivo da parte della Questura di Ragusa nei confronti di un migrante richiedente asilo, con la conseguente applicazione su altre tre persone provenienti dalla Tunisia e nelle medesime condizioni, determinandone il rilascio. In chiusura Carlo Colloca, presidente del corso di Laurea Magistrale in Politiche e Servizi Sociali, ha fatto un excursus sulla storia della gestione politica e giuridica delle migrazioni in Italia, sottolineandone i fallimenti e la scarsa attenzione alle politiche sociali necessarie. L’incontro si è concluso nel ricordo delle vittime di tutte le migrazioni, per mare e per terra, e con l’impegno comune e fattivo, da parte delle associazioni e del Dipartimento, di “Restare umani”.
Il 6 ottobre, presso la comunità di accoglienza “Prospettiva”, si è svolto un torneo di calcetto, con la festosa partecipazione di molti giovani di tutte le etnie. Sei squadre miste si sono sfidate con gioia ma anche impegno, nel segno della solidarietà e dell’integrazione.
Il 7 ottobre, a conclusione delle celebrazioni in memoria delle vittime dell’immigrazione e nell’ambito degli incontri di spiritualità della pace, si è svolta presso la comunità parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, organizzata dal Punto Pace, una veglia di preghiera, intensa e partecipata, dal titolo “Ero straniero e mi avete accolto”.
Certo una settimana piena soprattutto di incontri, approfondimenti, temi da riportare nella giusta dimensione e verità, ma soprattutto l’aver messo insieme tantissime realtà anche molto diverse tra loro, ne abbiamo contato più di 42, che si sono raccolte davanti al grido di giustizia che i migranti ci lanciano spesso dal fondo del mare o da una duna nel deserto.