Il 24 marzo 1980 veniva ucciso mons. Oscar Romero. Lo ricordiamo riprendendo un brano del Cipax, un ricordo personale del caro Gianni Novelli del 2015.

La mattina del 24 marzo ci trasferiamo all’Hospitalito delle Suore Carmelitane missionarie dove mons. Romero ha vissuto per tre anni dopo la sua nomina come arcivescovo di San Salvador e dove, la sera del 24 marzo 1980, è stato ucciso mentre celebrava la messa. Qui è il primo momento forte della giornata: fuori dalla cappella un grande striscione con l’immagine di mons. Romero e la scritta “El pueblo te hizo santo”. La chiesa è affollata degli “amici stretti” di mons. Romero. Presiedono la celebrazione eucaristica mons. Raul Vera Lopez e mons. Riccardo Urioste, che fu il vicario generale di mons. Romero e che ora, più che novantenne, presiede la “Fondazione Oscar Romero”, promotrice di questa celebrazione. Mons. Urioste attualmente è il testimone più autorevole della storia di Romero. Ne fu il vicario generale, il confidente, il primo a soccorritore.
Oggi ne coltiva la memoria difendendolo dalle varie manipolazioni. Piange dalla commozione. Una cinquantina di sacerdoti salvadoregni e stranieri (due vescovi  brasiliani) e alcuni pastori evangelici affollano il presbitero, la Chiesa è gremita.
Non c’è nessun vescovo salvadoregno. Si canta la “Misa popular salvadoreña”, con la bocca e con il cuore. La predica di mons. Raul è commossa e commovente. Per decine di volte i presenti applaudono le sue parole, come con mons. Romero. C’è anche l’attuale presidente della repubblica, l’ex guerrigliero, Salvador Sanchez Cerèn, che alla fine è chiamato a dare un saluto. Delegazioni di varie comunità di base offrono doni simbolici. Una comunità ha scolpito in legno una statua di Romero a colori, in dimensione naturale, e dietro a questa statua, finita la messa, inizia la “Marcha popular” che con striscioni, canti e slogans (“Se vè, se siente, Romero està presente!”) attraversa tutta la città fino alla piazza della Cattedrale.

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