“La battaglia è solo all'inizio. Lo spirito oscuro sta per arrivare. Al suo confronto io sono il fiore di bontà. Avrai bisogno di me, non essere orgoglioso come tuo padre. Lui credeva che per ribellarsi bastasse solo rivolgersi ai propri simili, e fu tradito.
Per ribellarsi occorrono sogni che bruciano anche da svegli, occorre il dolore dell'ingiustizia, la febbre che toglie all'uomo la malattia della paura, dell'avidità, del servilismo. Per ribellarsi bisogna saper guardare oltre i muri, oltre il mare, oltre le misure del mondo. La miseria dell'uomo incendia la terra ovunque, ma è un fuoco sterile, che cancella e impoverisce. È un fuoco che odia ciò che lo genera, è cenere senza storia. Saper bruciare solo ciò da cui poi nascerà erba nuova, ecco la vera ribellione.”
Stefano Benni, Spiriti, Feltrinelli, 2000, p. 110
Cari amici,
il momento che stiamo vivendo ci sembra unico, nel suo degrado e nella sua pericolosità. Sembra che l’odio e la violenza crescano di giorno in giorno, nelle più diverse forme, attorno a noi.
Sembra, inoltre, che i popoli siano rassegnati soprattutto a quella realtà che viene presentata, dai governanti, come inevitabile: la guerra, ossia l’esercizio della violenza collettiva. A tal proposito, riporto un brano da un romanzo molto autobiografico:
“Leggendo storie e cronache, ad ogni piè sospinto c’incontriamo in assalti, furti, uccisioni e guerre volute dai principi. Ed è una constatazione curiosa a farsi, come sulla nobiltà una volgare grassazione a mano armata si camuffi da guerra per la patria, un assassinio si trasformi in espansionismo e potenziamento dello stato. Quello che non riesco a capire è perché i popoli sopportino i principi e li onorino e li lodino per le loro colpe, mentre sono pronti a condannare uno di essi che commetta le colpe medesime. Si rende omaggio alle amanti del re, e si disprezza l’amante di un pover’uomo qualsiasi. (…). Lodando il principe, il popolo non fa che lodare se stesso e le proprie tendenze belluine, ed ammirare colui che impunemente può compiere il male”.
(Pericle Fidenzi, In fuga. Odissea di un soldato italiano dopo l’8 settembre 1943, p.177; scritto negli anni ’50 e stampato in proprio, a cura di Anna Maria Fidenzi, nel 2023).
Ora, e sempre, la domanda che rimbalza in noi – che fare? come resistere? – a me sembra che possa trovare una risposta, tra le altre, nell’esercizio e nel rafforzamento della “virtù della fortezza”.
Su questo vale la pena ascoltare e fare nostre le parole di papa Francesco pronunciate proprio in questi giorni:
“La fortezza è una virtù fondamentale perché prende sul serio la sfida del male nel mondo. Qualcuno finge che esso non esista, che tutto vada bene, che la volontà umana non sia talvolta cieca, che nella storia non si dibattano forze oscure portatrici di morte. Ma basta sfogliare un libro di storia, o purtroppo anche i giornali, per scoprire le nefandezze di cui siamo un po’ vittime e un po’ protagonisti: guerre, violenze, schiavitù, oppressione dei poveri, ferite mai sanate che ancora sanguinano. La virtù della fortezza ci fa reagire e gridare un 'no', un 'no' secco a tutto questo.
Nel nostro confortevole Occidente, che ha un po’ annacquato tutto, che ha trasformato il cammino di perfezione in un semplice sviluppo organico, che non ha bisogno di lotte perché tutto gli appare uguale, avvertiamo talvolta una sana nostalgia dei profeti. Ma sono molto rare le persone scomode e visionarie. C’è bisogno di qualcuno che ci scalzi dal posto soffice in cui ci siamo adagiati e ci faccia ripetere in maniera risoluta il nostro 'no' al male e a tutto ciò che conduce all’indifferenza. 'No' al male e 'no' all’indifferenza; 'sì' al cammino, al cammino che ci fa progredire, e per questo bisogna lottare” (10 aprile 2024).
Impegnandoci a dire tanti 'no' - per dire altrettanti 'sì' - vi auguro di crescere nella fortezza: per 'vincere senza opprimere' e 'perdonare senza dimenticare',