Qualifica Autore: Pax Christi - Gallipoli

Partecipare alla grande “Arena di pace 2024” che si è svolta a Verona sabato 18 maggio è stato per me davvero un dono e un privilegio. Tantissime le emozioni e tanti i ricordi riaffiorati dei precedenti incontri a cui ho partecipato nelle passate edizioni a partire dal 1989.

Brividi di profonda commozione quando all’inizio della mattinata, con le immagini che scorrevano sui maxischermi, è risuonata la voce viva e vibrante di don Tonino che proprio in quel luogo, “catino” ecumenico delle genti, ci ripeteva, sempre con lo stesso calore e la stessa passione di trentacinque anni fa: “In piedi costruttori di pace!”
Sorprendente – ma solo fino a un certo punto – è stata anche la chiusura dell’intervento di papa Francesco che ha voluto ripetere, scandendolo con forza, lo stesso accorato appello del venerabile vescovo Tonino Bello: “In piedi tutti, costruttori di Pace! Tutti insieme”.
E poi le testimonianze di persone, di associazioni e di movimenti locali e internazionali coinvolti in diversi modi a rendere praticabili i sogni diurni di un mondo in cui “Giustizia e Pace si baceranno”, come recitava lo stesso slogan tratto dal salmo 84 e dato come tema unitario di tutta la manifestazione.
Un momento di commosso, profondo e corale silenzio è stato chiesto da Francesco subito dopo l'abbraccio sul palco scambiato tra lui e contemporaneamente tra un palestinese e un israeliano.
I due giovani sono diventati amici e segno di riconciliazione dopo aver subìto le stesse ferite affettive con la perdita dei propri cari nel tragico e assurdo conflitto ancora in corso.
E proprio in quell’abbraccio, l’instancabile Papa “sognatore/realista” della pace, ha indicato l’unica via d’uscita per restare o ridiventare umani e avviare percorsi possibili di futuro, di dialogo e di pacificazione.
Stare sempre dalla parte delle vittime, dei bambini, dei più piccoli, dei più fragili e degli indifesi, superare la cultura dell’individualismo, dei nazionalismi, dell’economia militarizzata, denunciare il sempre più florido mercato delle armi, gli scandalosi investimenti nell’ industria bellica a danno della sanità, della scuola, della sicurezza dei territori, dare sostegno alle politiche sociali a favore dei più deboli, dei bambini, delle famiglie, degli anziani.
Sono queste le priorità del variegato e “polifonico” popolo che gremiva l’antico tempio lirico veronese, declinate tra l’altro nel corso della mattinata anche con i linguaggi artistici della musica, della danza e della poesia.
Dall’io al noi, dai beni privati al bene comune, dall’uniformità all’unità plurale, dalle leadership autoreferenziali e autocratiche all’autorità collaborativa con la partecipazione attiva e responsabile di ogni cittadino.
E poi ancora dall’ ideologia tecno-meritocratica e dal controllo manipolatorio delle informazioni
alla comunicazione libera e rispettosa della verità e di ogni persona, dall'ignorare e nascondere i conflitti al saperli riconoscere e affrontare sempre con l’artigianato paziente della tessitura razionale e relazionale e mai con la forza muscolare della violenza.
Si tratta in definitiva di superare la falsa convinzione della guerra ritenuta necessaria e unica soluzione possibile, per convincersi invece che solo la pace baciata dalla giustizia è la via obbligata per il futuro dell’umanità.
Ciò comporterà inoltre una globale conversione solidale delle leggi del mercato e un’inversione di marcia rispetto all’uso indiscriminato delle risorse naturali e delle fonti energetiche non rinnovabili.
Bisognerà insomma camminare speditamente verso quella nuova alleanza planetaria che lo stesso pontefice nella “Laudato sì” chiama “ecologia integrale” dove si intrecciano indissolubilmente “pace, giustizia e custodia del creato”.
Dai cinque tavoli che nella fase preparatoria dell’Arena hanno trattato e approfondito le principali aree tematiche delle sfide attuali – pace e disarmo, democrazia, economia e lavoro , migrazioni, ecologia – è stato elaborato un documento finale, un vero e proprio “manifesto” programmatico per dare nuovo slancio e offrire nuove piste d’impegno a tutti coloro che intendono coltivare e curare la Pace.
Le parole di don Ciotti, di Sergio Paronetto e di padre Zanotelli accese al fuoco della denuncia contro ogni corruzione e ogni mistificazione, sono poi risuonate come un accorato appello a non rassegnarsi alla cultura dominante delle armi - che uccidono sempre i più poveri, fanno stragi di innocenti, distruggono risorse e generano tra l’altro migrazioni di massa e i nostri disumani respingimenti.
Ricordando anche altri profeti che ci hanno sempre accompagnato sulle strade della nonviolenza evangelica e dell’obiezione di coscienza – come mons. Bettazzi, padre Balducci e padre Turoldo – è stata richiamata nei diversi interventi la necessità di far entrare nelle agende della politica, a tutti i livelli, questi grandi temi decisivi per il futuro di tutti.
Ciascuno dovrà adoperarsi nei rispettivi ambiti d’azione, perché maturi tra la gente, in particolare tra i giovani, nei popoli come nei governi, la coscienza della Pace come unica scelta di vita da praticare nella “convivialità delle differenze”.


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