Per quanto represso e trascurato
c’è un sogno che non mi lascia
neppure un giorno neppure un’ora
eccolo s’avanza malridotto
conciato e impolverato
ma ancora riconoscibile e vivo
è davanti a me e luccica
di non so quali brillantini
o minuscoli diamanti
ha le sembianze di una giovane sposa
che si affida al suo sposo
e gli dice con gli occhi con le labbra
con il respiro profondo e regolare
Tu sei mio ed io tua sono –
e non sa bene cosa vuol dire amare
se non donare ricevere e ancora dare
senza nulla calcolare
e non capisce quali siano i confini
tra lei e lui né lo comprende l’altro
ma entrambi si affidano ai poeti
più sottili al Cantico dei Cantici
a Rumi e Giovanni della Croce
a Pasternak al quale non importa
che il mondo abbia un cuore di pietra
perché la dolcezza di lei
è più grande d’ogni timore
Il mio sogno parlava a mezza voce
con parole delicate miti gentili
e attingeva inesausto
alle mille lingue del mondo
a centomila poesie diverse
che gli davano consistenza e ritmo
solidità e bellezza
il mio sogno era l’intesa
tra un io e un tu
senza parola alcuna
il mio sogno sfiorava
la perfezione del silenzio
(Gianni Gasparini, inedita. Milano, giugno 2024)