«Ci uniamo a Papa Francesco per chiedere di fermare le guerre in Colombia e in Sud- Sudan; per sostenere gli sforzi della società civile nella costruzione della Pace senza l’utilizzo dei bambini soldato; per mettere al bando i mercanti di morte e il commercio di armi»: sono le otto del mattino di sabato 18 maggio all’Arena di Verona e insieme al vescovo comboniano padre Christian Carlassare (originario di Schio-VI), sopravvissuto a un attentato in Sud Sudan nell’aprile 2021, abbiamo lanciato questo messaggio a Papa Bergoglio.
Davanti a dodicimila pacifisti, il fondatore e Presidente di «Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie» don Luigi Ciotti scandiva: «È vietato illudersi, vietato arrendersi. Se tutto dice guerra, le scelte individuali di pace restano possibili e indispensabili. Dobbiamo costruire alleanze con chiunque rifiuti la logica della violenza e della sopraffazione, convertire le parole, il lessico della guerra alle esigenze della pace. Combattere per la pace in tutte le sedi possibili, assediare le istituzioni chiamate a renderla possibile, riarmare la diplomazia, restituirle spazio, dignità e strumenti».
«Sulle responsabilitá delle cittá»
All’Arena era presente anche l'assessore di Vicenza, Giovanni Selmo, assieme all'assessore Jacopo Buffolo del comune di Verona e il sindaco di Santorso (Vi) Franco Balzi. Giovanni Selmo aggiunge: «Come Comuni del Veneto per la pace e i diritti umani abbiamo consegnato al Santo Padre un documento che rinnova il nostro impegno per promuovere una riflessione sulle responsabilità delle città e dei governi nella salvaguardia e costruzione della pace, dei diritti umani, dello sviluppo sostenibile e della solidarietà. Ci impegniamo a entrare in un percorso concreto per realizzare una rete solida e attiva con gli altri enti locali e con le numerose e feconde realtà dei nostri territori che ogni giorno si spendono per rendere le città luoghi di coesione e solidarietà.
Tante le testimonianze che mi hanno colpito: porto con me l'impegno del fare; fare spazio alla cultura delle pace, alla mentalità della pace, all'educazione alla pace. Da un'Arena di pace verso città che siano attivi cantieri di pace!».
Le donne prendono la parola in Arena di pace
Giovedì 16 maggio alla Casa Comune MAG c’e’ stata una conferenza stampa sul tema «Le Donne prendono la parola in Arena di Pace 2024», nel corso della quale avrà luogo la presentazione del documento «Donne in Arena di Pace», con il coordinamento di Jessica Cugini, giornalista di «Nigrizia» , consigliera comunale a Verona, tra i volti innovativi di questo percorso politico alternativo, insieme a Mariangela Gritta Grainer-gia parlamentare e storica portavoce dei genitori di Ilaria Alpi, insieme a Davide Mattiello, giá parlamentare e coordinatore della Fondazione “Benvenuti in Italia” di Torino, insieme a Cristina Guarda, di Lonigo, neo europarlamentare ambientalista.
Nel documento «Donne in Arena di Pace», si ha analizzato che “le donne costituiscono oltre il 50% della popolazione in spostamento da un Paese all'altro nel mondo e sono le principali artefici del cambiamento sociale e politico della società di provenienza e delle società di destinazione: migrano per necessità economica o per calamità naturali, fuggono da guerre e/o da persecuzioni e stigmatizzazioni sessiste, ma sempre portano con sé nel viaggio la forza che deriva dal desiderio di cambiare la propria vita. Lo status di migrante costituisce uno dei fattori di emarginazione delle donne straniere. Il viaggio può avvenire con varie modalità, più o meno rischiose e violente; in questa fase le donne perdono ogni diritto e si affidano alle organizzazioni che si occupano del transito per poi passare nelle mani di chi sfrutterà la loro situazione di vulnerabilità legale ed economica nel Paese di destinazione. È qui che si realizza pienamente la condizione di assoggettamento e sfruttamento sessuale e di conseguenza l'esposizione al rischio di violenza fisica, economica, sessuale e psicologica, con il fenomeno della tratta e della prostituzione.
Chiediamo leggi che tutelino le donne migranti, perseguano le reti criminali che le sfruttano e permettano alle migranti prostituite di affrancarsi”.
La piattaforma di Arena di Pace fa vincere molti sindaci del Nord-est
Il 7 maggio il sindaco di Verona Tommasi ha convocato una cinquantina di sindaci veneti per costruire una Piattaforma nata ad Arena di Pace, che alle ultime elezioni amministrativa ha fatto vincere molti sindaci nel Nord-Est.
Emblematico la vittoria al 60% del sindaco civico Parise Silvio a Montecchio Maggiore (Vicenza) mentre due giorni prima del ballottaggio, davanti al Duomo di Montecchio, il Ministro Salvini, insieme a vari deputati nazionali della Lega come Erika Stefani, Pretto, Massimo Bitonci, Paolo Borchia, Roberto Calderoli, avevano radunato le loro “truppe” per festeggiare l’approvazione della autonomia differenziata. Addirittura il governatore Zaia, osannato da solo mille leghisti, grida sotto il campanile: “L’autonomia ci fa uscire dal Medioevo”. L’inviato speciale di Repubblica Paolo Berizzi , scrive... “Piazza vuota per Salvini, la Liga veneta lo snobba: “La vittoria è di Zaia”.Nel vicentino la festa per l’Autonomia si riduce a un evento per pochi militanti. Sventola la bandiera col Leone a coprire i vuoti tra il pubblico. E sul palco non c’è Vannacci”.
Il sindicalista Maurizio Ferron – coordinatore del tavolo nazionale Economia e Lavoro di Arena di Pace, é un artefice di questa sterzata civica e spiega: “A Montecchio il risultato elettorale è andato anche oltre alle aspettative; tenendo conto che, il venerdì sera la Lega aveva calato i suoi assi, facendo il comizio a Montecchio con Zaia e Salvini, alla presenza di centinaia di sostenitori, molti però provenienti da fuori. (proprio per questo mi rende ancora più contento il fatto che la destra abbia perso).
Per quanto riguarda le ragioni che hanno portato all'elezione del sindaco sostenuto dal centro-sinistra, direi che hanno in particolare inciso due fattori:
- Il primo è stata la capacità delle liste civiche e di centro-sinistra di mettersi insieme, anche con riferimenti etici comuni e condividendo idealità e un progetto per il paese; e poi con l'apparentamento al secondo turno tra liste che si erano presentate al primo turno.
- Il secondo punto è stato un atteggiamento piuttosto arrogante della Lega e degli altri partiti di destra della Regione che hanno voluto imporre dall'alto la loro candidata Sindaco Milena Cecchetto (anch'essa piuttosto arrogante e fanatica), senza ascoltare nemmeno una parte dei possibili loro elettori montecchiani”, conclude il sindicalista Ferron.
Le “truppe” leghiste approdate a Montecchio Maggiore non sono riuscite neppure a far vincere il candidato leghista Michele Burtini, a Valdagno (VI, a venti km. da Montecchio), sede del colosso mondiale del tessile Marzotto.
A Valdagno, l’imprenditore del Bene Comune, Maurizio Zordan ha stravolto i sondaggi partendo in terza posizione a marzo e vincendo sulla corsa finale per 800 voti sul candidato leghista (poi allargato a tutta la destra) Michele Burtini, che si fa superare di ben 3000 voti del primo turno, Burtini era al 38% e Zordan al 25% il 6 giugno scorso.
«Il tessuto di area democratica nei centri urbani della nostra provincia e della nostra regione del Veneto, penso ai bei successi di Valdagno e Vittorio Veneto, è vivo e vivace e riesce a coinvolgere le persone su progetti concreti e non ideologici», commenta il consigliere regionale del Partito Democratico Arturo Lorenzoni.
La campagna di Zordan ha fatto la scelta strategica di stampare e diffondere capillarmente per il ballottaggio tre mila copie dell’appello della società civile che io ho promosso con il titolo “La Pace é una proposta Vincente”, sottolineando che “Condividiamo la ricerca del Bene Comune che sostiene Maurizio Zordan, che vuol dire lavoro dignitoso come motore per la prosperità di tutta la comunità, la difesa dei diritti di tutti/e senza esclusioni. Il Bene Comune non è né assistenzialismo né buonismo, ma costruire ponti e opportunità.
Per tali motivi invitiamo tutti a superare le divisioni per il bene della città.
Continuiamo a credere nel progetto di VALDAGNO CITTA’ DEL MONDO, aperta alla solidarietà, alla accoglienza, al rispetto delle diversità, con l’esempio di cooperative sociali radicate nel nostro territorio fin dal 1981 (come la cooperativa “Il Cerchio”), articolando la piattaforma “Arena di Pace – incontro dei movimenti popolari con Papa Francesco” del 18 maggio scorso, a partire dal libro scritto da Cristiano Morsolin - “Valdagno Città del Mondo. L’impegno per la pace dell’unica company town del Triveneto con governo progressista ininterrotto da 30 anni” (presentato dal Vescovo di Rovigo, gia cappellano a Valdagno, Mons. Pierantonio Pavanello, il 28 aprile).
I vari firmatari della società civile (tra cui Ilaria Sbalchiero-Asseossora al Sociale del Comune di Recoaro, il parroco pacifista Matteo Menini, Carla Centomo, fondatrice della bottega del commercio equo “Canalete”) hanno rilasciato una dichiarazione, analizzando che “la vittoria di Zordan dimostra che le politiche di esclusione e razzismo non troveranno spazio a Valdagno. Oggi più che mai, la relazione Pace-Bene Comune è una proposta vincente, perché da soli non si va da nessuna parte e che è sempre più necessario recuperare il senso di Comunità e di servizio. Complimenti a tutta la squadra di Maurizio Zordan che non ha mai perso un colpo nonostante gli sgambetti, le delusioni, le passerelle dei politici nazionali di destra”, conclude la società civile valdagnese.
Milena Santerini, già parlamentare, professoressa dell’Università Cattolica del S. Cuore di Milano, ha commentato: “Cristiano, Cari amici. Condivido il vostro appello per una politica che si occupi di unire e coinvolgere i cittadini senza esclusioni o discriminazioni. Come ex Rapporteur generale contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa ritengo che gli obiettivi e le pratiche politiche che garantiscono sicurezza alla cittadinanza debbano essere ispirate a una concreta solidarietà in vista del bene comune”.
Vittorie strategiche di Comuni per la pace
All’incontro di Arena di Pace a Verona del 7 maggio c’era anche la giovane – ora neo eletta sindaco di Rubano (PD) Chiara Buson che ha evidenziato: “Da più di 10 anni il Comune di Rubano è socio di Avviso Pubblico. Enti locali e Regioni contro mafie e corruzione, un'associazione di enti pubblici in cui amministratori e amministratrici di differente appartenenza politico-ideologica, elevando il Bene Comune al di sopra delle proprie posizioni, si cimentano con l'etica della responsabilità, ricercano un dialogo con i cittadini e ne sollecitano la partecipazione attiva. Chi si candida a ricoprire un ruolo politico, a livello locale ed europeo, deve essere non solo una persona di specchiata onestà, ma anche competente e responsabile.
Questa consapevolezza è necessaria se si vogliono concretamente contrastare possibili condizionamenti mafiosi e corruttivi che, se incontrano una politica debole o una politica che mira a vincere a tutti i costi, non guardando da chi e per quali motivi arriva il sostegno, agiscono per inquinare il confronto democratico al fine di asservirlo all’interesse di pochi e a logiche di sopraffazione e predazione dei beni comuni”, conclude la neo sindaca trentenne Chiara Buson.
Anche a Perugia soffia il vento giovanile con Riccardo Vescovi eletto in Consiglio Comunale, primo eletto di Anima Perugia che ha sostenuto la neo sindaca Vittoria Ferdinandi (dove destre perdono un governo durato 10 anni), insieme alla consigliera Laura Tanci, giovani volontari della comunità di Sant’Egidio e militanti di Democrazia Solidale DEMOS (il partito alleato DEM coordinato da On. Paolo Ciani e ex viceministro degli esteri Mario Giro) che hanno evidenziato: “Siamo una comunità. Un gruppo di persone che si sono messe al servizio di un progetto. Il risultato è inimmaginabile. Ringraziamo voi ma anche i nostri stessi candidati per il lavoro svolto in questi due mesi. Una campagna elettorale bella e semplice. Proprio come loro. Il nostro obiettivo è stato essere sempre propositivi, mai offensivi o denigratori ma sempre dialoganti e disponibili. Questo continueremo a fare perché ora sappiamo che tante persone vedono la politica come noi.
Vogliamo una politica fatta di PACE ed ASCOLTO. Di incontro con l’altro e DIALOGO. Non muri ma ponti”, concludono Riccardo Vescovi e Laura Tanci.
La Lega va all'attacco in Veneto contro un documento della Diocesi di Padova
La Lega va all'attacco in Veneto contro un documento della Diocesi di Padova, che esplicitamente invita a non votare chi va contro il "Progetto Europa" l'8 e 9 giugno. Una presa di posizione netta, da parte del Carroccio, che conta da sempre sui voti della regione "bianca" per definizione.
Qualcosa però sta mutando negli indirizzi e nelle sensibilità delle diocesi venete, che già a più riprese esprimono perplessità su temi come l'immigrazione, la convivenza tra le religioni, e adesso l'atteggiamento verso l'integrazione a livello continentale.
Nei giorni scorsi, la presidente del Consiglio pastorale diocesano aveva diffuso un documento, dal titolo emblematico, "Vota il futuro", in vista delle europee.
Ricordando il contributo di molti cattolici ai principi che hanno informato l'Unione europea, "non un fatto naturale, ma il risultato di un processo culturale e politico", per il documento "occorre che il prossimo Parlamento Europeo sia costituito da politici competenti, coraggiosi e motivati dai valori del bene comune. Per questo occorre che responsabilmente individuiamo la collocazione dei partiti italiani all'interno dei gruppi parlamentari europei, leggiamo i loro programmi politici, ci informiamo sui candidati da votare".
E le indicazioni sono due: "Votare partiti e persone che con chiarezza sostengono il progetto Europa, rispettoso dell'autonomia dei singoli Stati membri e insieme capace di scelte unitarie all'insegna dell'integrazione europea; non votare invece - precisa il Consiglio pastorale - quanti non credono nell'Europa e la tollerano soltanto per interessi nazionali". La seconda indicazione è invece sui principi: dignità della persona, accoglienza e integrazione, sussidiarietà, solidarietà ed eguaglianza, democrazia partecipata e libertà, salvaguardia del creato e sviluppo integrale, famiglia e sacralità della vita.
Una serie di valori, riconosce il testo, che "nessuno dei partiti che si presentano alle elezioni rappresenta appieno", ma tuttavia "abbiamo il dovere di migliorare la politica europea con gli strumenti offerti dalla democrazia; abbiamo il dovere di scegliere tra le diverse posizioni quella che più si avvicina alla nostra idea di bene comune".
Questi suggerimenti hanno sollevato le critiche da parte della consigliera regionale leghista Francesca Scatto, la quale ha contestato la diffusione del messaggio nelle parrocchie, "non solo una questione di merito - puntualizza - ma di metodo. Penso che questo tipo di intemerate facciano più male che bene alla Chiesa, che, come noto, ha altre finalità e altri scopi rispetto a quelle di una campagna elettorale. La politica si fa nelle sale consiliari, non certo nelle Chiese".
Conclusione
Di questa piattaforma dei Sindaci della Pace (che ho lanciato io al Secondo Summit mondiale di Comuni per la Pace di Bogota nel giugno 2023) ne ho parlato personalmente il 17 maggio all’incontro dei movimenti popolari in preparazione di Arena di Pace con Papa Francesco, con don Luigi Ciotti di Libera, don Renato Sacco di Pax Christi, con il comboniano Antonio Soffiantini – coordinatore nazionale di Arena di Pace, con Marco Mascia, presidente del Centro di Ateneo per i diritti umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova.
Il professore Marco Mascia ha evidenziato le peculiarità di questo progetto di Unità dei sindaci per la pace, che ha la visibilità nazionale di Damiano Tommasi, sindaco ex giocatore della Roma, sottolineando che “E’ in ogni singolo comune, anche il più piccolo, che si deve coltivare il seme della pace. Gli enti locali dovrebbero riportare in auge la Carta di San Francesco, firmata dai nostri nonni all’indomani della seconda guerra mondiale. Bisogna partire dalle scuole, dalle fabbriche e da ogni luogo della città per riportare la pace al centro”.
Flavio Lotti, direttore del coordinamento nazionale enti locali per la pace e i diritti umani, ha aggiunto che “questa Arena di Pace con Papa Francesco è più che mai necessaria, perché avviene in un tempo terribile, forse il più pericoloso: le grandi crisi irrisolte planetarie e la competizione economica stanno alimentando vecchi e nuovi conflitti. Le guerre sono sempre più vicine e le città sono lo specchio di problematiche che partono da lontano, come l’emergenza climatica, l’immigrazione, la criminalità, di cui sono gli amministratori locali che devono farsi carico”, conclude Lotti.
Concludo con le parole, di Milena, studentessa universitaria e scout Agesci di Chiampo (vicino al polo conciario di Arzignano). Entrambi assonnati, sveglia all’alba per arrivare alla Fiera di Verona alle 7 del mattino, in coda per la navetta che ci porterá all’Arena di Pace con Papa Francesco che poi invita a “curare e coltivare la pace in mezzo ai conflitti e per “demilitarizzare le menti e i territori”.
Il sorriso di Milena mi sveglia con la bellezza dei suoi capelli biondi illuminati da un sole nascente, mi spiega: “noi scout siamo qui in Arena per costruire un presente e non solo futuro di pace, come giovani coscienti dell’urgenza di cambiare; penso alle donne migranti discriminate a Chiampo, ad Arzignano dove nessun operaio italiano vuole lavorare in conceria”.
Ecco perché dalla piattaforma dei Comuni per la Pace insieme a Papa Francesco, rieccheggiano le parole “sorridenti” di Milena, per unire le città per renderle luoghi di coesione e solidarietà, di accoglienza, di valorizzazione delle differenze, mettendo in campo azioni concrete atte a condividere, costruire, articolare buone pratiche per realizzare le linee programmatiche e le proposte di Arena di Pace, rincorrendo il sogno... “giustizia e pace si baceranno”.