Questo appello è rivolto a tutte e tutti coloro che non si rassegnano all’idea che l’umanità corra il rischio di estinguersi perché le classi dirigenti dei Paesi più potenti del mondo non sanno parlarsi se non attraverso il linguaggio delle armi.

Eppure 35 anni fa, quando, in rapida successione, si giunse allo scioglimento del Patto di Varsavia e al dissolvimento dell’Urss, sembrò veramente che il Mondo potesse voltare pagina, non fosse altro perché, con la fine della guerra fredda, si depotenziava la minaccia costituita dagli arsenali nucleari che, apparentemente e ragionevolmente, non avevano più ragione di essere.
Le cose però sono andate diversamente, a cominciare dal fatto che l’organizzazione militare più potente del Mondo – la Nato – invece di sciogliersi, come logica conseguenza, si è fatta talmente grande e influente, da subordinare la politica dell’Europa agli interessi degli Stati Uniti e dell’industria delle armi.
Pur senza nutrire rimpianti per quel Mondo diviso in blocchi, non si può non riconoscere che quello odierno è un Mondo più complicato, ingiusto e, soprattutto oggi, più pericoloso, anche perché nelle attuali classi dirigenti c’è la dissennata tendenza a sottovalutare i rischi di un conflitto generalizzato, dove l’idea di impiegare armi nucleari, cosiddette “tattiche”, viene ritenuta tutto sommato “accettabile”.
Un’ondata di scellerato bellicismo, che permea nel linguaggio molte componenti della Società, prima tra tutte l’informazione, sta travolgendo ogni ragionevolezza: Pace e Disarmo sono termini banditi e chi li invoca è guardato con sospetto.
Ma riteniamo, come tante e tanti tra noi, che non ci si possa rassegnare; è dovere etico imprescindibile trasformare la preoccupazione collettiva in azioni concrete, partendo dalle realtà dentro cui possiamo, e dobbiamo, promuovere alternative all’estinzione di massa.
In questo contesto, dove i bilanci delle spese militari si gonfiano come mai era accaduto prima, dove la Nato si prepara a schierare nuovamente gli euromissili in Germania e la Russia sta rivedendo la sua postura nucleare, si aggiunge minacciosa l’Armageddon di Israele che sta portando la guerra in tutto il Medio Oriente, dopo che un suo ministro aveva minacciato di incenerire Gaza con l’atomica.
Consci, dunque, che tutta la situazione internazionale richiederebbe una decisa mobilitazione ed una presa di posizione coerente contro tutte le guerre che incombono sul Mondo e che non possono non riguardarci, ci proponiamo di compiere un piccolo, ma concreto passo sulla Via del Disarmo: fare del Medio Oriente un’area libera da armi nucleari e da altre armi di distruzione di massa.
Anche se può apparire velleitaria, l’idea ha già trovato una sua formulazione specifica nell’Assemblea generale dell’Onu, sotto la voce Conference on the Establishment of a Middle East Zone Free of Nuclear Weapons and Other Weapons of Mass Destruction.
Iniziato nel 2018, l’iter di questa Conferenza è giunto alla sua quinta sessione convocata per i giorni 18 – 22 novembre 2024 ed ha per scopo finale la ratifica di un trattato internazionale vincolante.
Al momento le posizioni riguardanti il trattato sono le seguenti:
Favorevoli: uno schieramento largamente maggioritario di Stati, comprendente tutti gli Stati arabi e dell’Africa, oltre a Cina e Federazione russa.
Contrari: Israele e Stati Uniti.
Astenuti: praticamente tutti gli Stati europei, Italia compresa!
Una campagna a sostegno di questo trattato internazionale, in questo particolare momento, avrebbe delle notevoli implicazioni, certamente per le sorti del popolo palestinese, ma soprattutto perché, mettendo in luce la minaccia rappresentata dall’arsenale nucleare di Israele, potrebbe contribuire ad una de-escalation di tutta l’area medio-orientale, con potenziali riflessi significativi sull’area del Mediterraneo. Ricordiamo peraltro che, purtroppo, i precedenti di Israele in questo campo non depongono per il meglio: giunto segretamente a realizzare la sua prima bomba attraverso l’aiuto della Francia e poi godendo dell’appoggio degli Stati Uniti, Israele non ha mai ammesso di detenere armi nucleari, non ha mai aderito al TNP (Trattato di Non Proliferazione Nucleare) e non ha mai permesso all’IAEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) di effettuare ispezioni sulle sue installazioni nucleari, così come non ha mai ratificato i trattati per la proibizione di armi chimiche e biologiche, al pari di Egitto, Corea del Nord, Sud Sudan, Somalia, Siria.
Conseguentemente, la campagna deve potersi finalizzare con un obiettivo estremamente concreto: chiedere che il governo italiano la smetta di tergiversare ed, invece di astenersi in sede Onu, così come ha fatto finora, voti a favore dell’istituzione del trattato che vieta l’esistenza di armi nucleari e di altre armi di distruzione di massa nel Medio Oriente.

 


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